16 Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete». 17 Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». 18 Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire». 19 Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? 20 In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. 21 La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. 22 Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. 23 Quel giorno non mi domanderete più nulla. In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. 24 Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena.
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Venerdì 25 ottobre 2019
Gv 16,16-24
COMMENTO DI GIOVANNI E FRANCESCO
Sembra essere l’Evangelista Giovanni sollecitato a non tralasciare ogni memoria dell’avventura evangelica di Gesù!
Oggi il nostro brano si apre con il ricordo di una frase del Signore, ora ricordata per il dialogo che provoca tra i discepoli: “Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete” (ver.16), dove l’assolutezza della prima parte è corretta e addirittura contraddetta dalla seconda: ”non mi vedrete più … e mi vedrete”.
Mi piace pensare che la contradizione serva ad enfatizzare gli eventi dove il primo sentimento, la tristezza, viene lacerato dal secondo: la gioia!
E’ proprio come un morto che risorge!
Un impossibile che avviene!
I discepoli restano afferrati anche da quell’ “un poco” del non vedere e del vedere: “non comprendiamo quel che vuol dire” (ver.18).
Il Signore risponde esplicitando l’evento della sua risurrezione con la sottolineatura dei loro futuri opposti sentimenti: il loro triste pianto per la sua morte, in contrasto con l’allegrezza mondana per la sua morte, e la tristezza dei discepoli mutata in gioia per la sua risurrezione! (ver.20).
E qui la stupenda e stupefacente immagine della donna che ha sofferto i dolori del parto e poi la sua gioia perché “è venuto al mondo un uomo”!! (ver.21).
Eccezionale gioia di una Madre perla nascita di un figlio eccezionale!
Colgo l’occasione di questa “immagine materna” per dirvi che la lettura del Vangelo secondo Giovanni mi ha regalato questa volta il grande rilievo del femminile, del nuziale e del materno, che mai avevo prima colto: dal miracolo delle nozze a Cana, alla donna samaritana e fino a questa madre sofferente e lieta … e penso a quello che ancora incontreremo ….
Mi sembra dono meraviglioso questa femminilità che sarà prodigiosa sino alla Croce di Gesù e sino al discepolo amato che accoglierà la Madre nella sua vita!
Dunque anche noi, oggi lasciamoci portare dalla tristezza alla pienezza della gioia (ver.24).
Dio ti benedica, e benedica anche te e noi!
Francesco e Giovanni.