12 Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? 13 Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. 14 Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. 15 Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi. 16 In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. 17 Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica. 18 Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto, ma deve compiersi la Scrittura: Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno. 19 Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono. 20 In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».
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Così procede il Vangelo verso di noi: prima il Signore dice e opera; poi spiega quello che ha detto e fatto; e infine ce lo consegna perché diventi la nostra vita nuova!
Il motivo e lo scopo di tutto ciò è rendere e custodire presente la persona e l’opera del Signore a tutte le generazioni e in tutti i luoghi.
Quindi tutti dobbiamo assumere la realtà del Maestro e del Signore. Per assumerlo è necessario che noi lo conosciamo e sperimentiamo la sua presenza nella nostra vita.
E noi lo conosciamo attraverso tutti coloro che vengono a noi come maestri e signori, servendoci come Lui!
Allora, anche noi possiamo e dobbiamo farci maestri e signori di coloro ai quali Lui ci invierà. E tanto più assolveremo il nostro compito di maestri e signori (teniamo ben presente lo spessore decisivo del ver.20 che conclude il nostro brano: “Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato”!), quanto più vivremo, celebreremo e comunicheremo la persona e l’opera del Maestro e del Signore!
Ed è meraviglioso che possiamo portare una testimonianza così assolutamente alta senza temere di deviare verso la nostra autoidolatria, perché tutto si compirà nell’umiltà della nostra diaconia!
Ed è bello qui citare esplicitamente il ver.17: “Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica”; confesso che a me non piace l’espressione italiana “mettere in pratica”, e preferisco la traduzione letterale: “fare”: se le fate.
Ora però dobbiamo entrare nel dramma dei vers.18-19,con la citazione del Salmo 40(41),10. La riporto qui per intero: “Anche l’amico in cui confidavo, anche lui, che mangiava il mio pane, alza contro di me il suo calcagno”. Alla lettera “l’amico in cui confidavo” è “l’uomo mio pacifico”, l’uomo della mia pace. La versione greca rende “alza contro di me il suo calcagno” con “ha ordito contro di me un grande inganno”!
Si coglie veramente il grande dramma che per Gesù è il tradimento di Giuda!
C’è poi quell’ “anche l’amico …anche lui” che invita alla prudenza dell’umiltà che non consente di raccogliere nel solo Giuda il dramma del tradimento: tutti ne siamo esposti.
Infine, consentitemi di dire che le Scritture del Nuovo Testamento non dicono mai quale sia stata e sia la sorte finale di Giuda. Resta che la sua persona è avvertimento di grande attenzione e di grande umiltà per tutti.
Io amo l’espressione di don Primo Mazzolari che lo chiama “nostro fratello Giuda”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.