1 Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. 2 Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3 Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».
4 All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». 5 Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. 6 Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. 7 Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». 8 I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». 9 Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; 10 ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».
11 Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo». 12 Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». 13 Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. 14 Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto 15 e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». 16 Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
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Per avere un’immagine più diretta di questi tre fratelli, potremmo dare uno sguardo all’inizio del cap.12 che si svolge proprio nella loro casa. Nel nostro brano, al ver.3 e nelle parole delle sorelle viene messo in evidenza il rapporto prezioso che unisce Lazzaro a Gesù. Mi sembra si possa dire che tale legame, espresso con le parole “colui che tu ami”, porti in sé un significato universale che dice l’amore del Signore per ogni uomo e donna della terra.
Con un forte riferimento a Gv.9,3, e con un approfondimento del senso e della portata delle parole, Gesù reagisce alla notizia della malattia di Lazzaro con un riferimento forte al mistero della morte e della risurrezione, e quindi all’apice della sua gloria. Il ver.5 unisce l’amore che Gesù ha per i tre fratelli con l’evento di morte che si compirà per Lazzaro. A significare che questa umanità è amata proprio nella sua condizione più povera, fino alla morte. Gesù non impedisce la morte di Lazzaro proprio per manifestare il suo amore per noi sino alla morte!
Quando Gesù decide di portarsi in Giudea dove vivono i tre fratelli, i discepoli rispondono ricordando come Egli sia esposto al pericolo di morire, ma Gesù risponde segnalando l’urgenza del suo intervento, e in questo modo la morte di Lazzaro e la sua morte vengono poste in relazione: è con la sua morte che Gesù ci salva dalla morte. E’ proprio esponendosi alla morte che Egli dona la vita nuova all’umanità! Così i vers.7-10.
I vers.11-16 sono la fonte del nuovo volto che la morte fisica viene ad assumere per il dono di Dio all’umanità. Per questo Gesù parla della morte di Lazzaro come di un sonno: “si è addormentato; ma io vado a svegliarlo”(ver.11). I discepoli fraintendono il sonno di Lazzaro – “se si è addormentato, si salverà”(ver.12) – e questo porta all’esplicitazione degli eventi da parte del Signore, che esplicitamente annuncia la morte di Lazzaro come orizzonte della fede nella quale entreranno i discepoli. Addirittura la morte di Lazzaro diventa motivo di contentezza per Gesù appunto come evento che pienamente svelerà il cuore e l’apice della sua opera di salvezza.
La frase enigmatica di Tommaso al ver.16 esprime in ogni modo il coinvolgimento pieno dei discepoli in questo evento di morte e di risurrezione.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.