1 Eliu prese a dire: 2 «Ti pare di aver pensato correttamente, quando dicesti: “Sono giusto davanti a Dio”? 3 Tu dici infatti: “A che serve? Quale guadagno ho a non peccare?”. 4 Voglio replicare a te e ai tuoi amici insieme con te. 5 Contempla il cielo e osserva, considera le nubi, come sono più alte di te. 6 Se pecchi, che cosa gli fai? Se aumenti i tuoi delitti, che danno gli arrechi? 7 Se tu sei giusto, che cosa gli dai o che cosa riceve dalla tua mano? 8 Su un uomo come te ricade la tua malizia, su un figlio d’uomo la tua giustizia! 9 Si grida sotto il peso dell’oppressione, si invoca aiuto contro il braccio dei potenti, 10 ma non si dice: “Dov’è quel Dio che mi ha creato, che ispira nella notte canti di gioia, 11 che ci rende più istruiti delle bestie selvatiche, che ci fa più saggi degli uccelli del cielo?”. 12 Si grida, allora, ma egli non risponde a causa della superbia dei malvagi. 13 È inutile: Dio non ascolta e l’Onnipotente non vi presta attenzione; 14 ancor meno quando tu dici che non lo vedi, che la tua causa sta innanzi a lui e tu in lui speri, 15 e così pure quando dici che la sua ira non punisce né si cura molto dell’iniquità. 16 Giobbe dunque apre a vuoto la sua bocca e accumula chiacchiere senza senso».
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COMMENTO
Sabato scorso non siamo riusciti a mandare il commento, ma oggi cominciamo riprendendo proprio quel testo della seconda parte del cap. 34, osservando l’azione di Dio che ricorda molto il Magnificat: “18 Lui che dice a un re: “Iniquo!” e ai prìncipi: “Malvagi!”, 19 lui che non usa parzialità con i potenti e non preferisce il ricco al povero, perché tutti sono opera delle sue mani. 20 In un istante muoiono e nel cuore della notte sono colpiti i potenti e periscono. Senza sforzo egli rimuove i tiranni, 21 perché tiene gli occhi sulla condotta dell’uomo e vede tutti i suoi passi”.
Queste parole ci introducono al cap. 35 di oggi, nel quale Eliu invita Giobbe a contemplare il cielo e ad osservare l’altezza di Dio, di fronte alla quale non contano i meriti dell’uomo (cfr. Rom 11,35 “Chi gli ha dato qualcosa per primo, tanto da riceverne il contraccambio?”). Secondo Eliu Giobbe sbaglia a pensare che Dio non si interessa dell’uomo. Insomma, per lui Giobbe non riconosce l’azione di Dio nella storia, nella sua vita personale, quando afferma: “Dov’è quel Dio che mi ha creato, che ispira nella notte canti di gioia?” (ver. 10). Ma anche lui, Eliu, ha sete dello stesso Dio, di cui anche noi oggi, commossi, ci abbeveriamo: Lui è veramente il nostro Signore e noi non siamo solamente i suoi servi, ma siamo anche e soprattutto i suoi piccoli fratelli, poveri e bisognosi della sua opera amorevole di salvezza. Così, la nostra vita cristiana è veramente bella!
Dio ti benedica e tu prega per noi. Giovanni e Francesco