1 Eliu prese a dire: 2 «Ascoltate, saggi, le mie parole e voi, dotti, porgetemi l’orecchio, 3 perché come l’orecchio distingue le parole e il palato assapora i cibi, 4 così noi esploriamo ciò che è giusto, indaghiamo tra noi ciò che è bene. 5 Giobbe ha detto: “Io sono giusto, ma Dio mi nega il mio diritto; 6 contro il mio diritto passo per menzognero, inguaribile è la mia piaga, benché senza colpa”. 7 Quale uomo è come Giobbe che beve, come l’acqua, l’insulto, 8 che cammina in compagnia dei malfattori, andando con uomini iniqui? 9 Infatti egli ha detto: “Non giova all’uomo essere gradito a Dio”. 10 Perciò ascoltatemi, voi che siete uomini di senno: lontano da Dio l’iniquità e dall’Onnipotente l’ingiustizia! 11 Egli infatti ricompensa l’uomo secondo le sue opere, retribuisce ciascuno secondo la sua condotta. 12 In verità, Dio non agisce da ingiusto e l’Onnipotente non sovverte il diritto! 13 Chi mai gli ha affidato la terra? Chi gli ha assegnato l’universo? 14 Se egli pensasse solo a se stesso e a sé ritraesse il suo spirito e il suo soffio, 15 ogni carne morirebbe all’istante e l’uomo ritornerebbe in polvere.
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COMMENTO
E’ stupendo che Eliu, pur con tutti i suoi difetti, ci trasmetta ai ver. 2-3 un’osservazione meravigliosa sul nostro rapporto con la Parola di Dio; non si tratta solamente di ascoltarla, come tutta la Bibbia ci dice, ma anche di “assaporarla”: “l’orecchio distingue le parole e il palato assapora i cibi”.
Il ver. 4 descrive in questo modo tale assaporare: “indaghiamo tra noi ciò che è bene”, dove l’indagare esprime un approfondimento e quel “tra noi” invita ad una convocazione fraterna e condivisa.
Circa il “diritto negato” del ver. 5, sembra che esso ci ricordi che non si tratta di un “diritto”, ma di un meraviglioso “dono divino”. Giobbe nega che si tratti di un “diritto”! Si tratta invece di una specie di “malattia d’amore”: la Parola ci seduce e ci toglie la possibilità di dire “Ho capito”; la Parola del Signore, infatti, ci spinge sempre al di là di ogni possibile significato, perché è “antica” e sempre nuova. Più ne riceviamo il dono, più cresce in noi il suo potere seduttivo. A prova di tutto questo, Giobbe arriva a dire al ver. 9: “Non giova all’uomo essere gradito a Dio”. Quando si è innamorati si è anche inevitabilmente inquieti.
Dio ti benedica e tu prega per noi. Giovanni e Francesco