1 Ho stretto un patto con i miei occhi, di non fissare lo sguardo su una vergine. 2 E invece, quale sorte mi assegna Dio di lassù e quale eredità mi riserva l’Onnipotente dall’alto? 3 Non è forse la rovina riservata all’iniquo e la sventura per chi compie il male? 4 Non vede egli la mia condotta e non conta tutti i miei passi? 5 Se ho agito con falsità e il mio piede si è affrettato verso la frode, 6 mi pesi pure sulla bilancia della giustizia e Dio riconosca la mia integrità. 7 Se il mio passo è andato fuori strada e il mio cuore ha seguìto i miei occhi, se la mia mano si è macchiata, 8 io semini e un altro ne mangi il frutto e siano sradicati i miei germogli. 9 Se il mio cuore si lasciò sedurre da una donna e sono stato in agguato alla porta del mio prossimo, 10 mia moglie macini per un estraneo e altri si corichino con lei; 11 difatti quella è un’infamia, un delitto da denunciare, 12 quello è un fuoco che divora fino alla distruzione e avrebbe consumato tutto il mio raccolto. 13 Se ho negato i diritti del mio schiavo e della schiava in lite con me, 14 che cosa farei, quando Dio si alzasse per giudicare, e che cosa risponderei, quando aprisse l’inquisitoria? 15 Chi ha fatto me nel ventre materno, non ha fatto anche lui? Non fu lo stesso a formarci nel grembo? 16 Se ho rifiutato ai poveri quanto desideravano, se ho lasciato languire gli occhi della vedova, 17 se da solo ho mangiato il mio tozzo di pane, senza che ne mangiasse anche l’orfano 18 – poiché fin dall’infanzia come un padre io l’ho allevato e, appena generato, gli ho fatto da guida –, 19 se mai ho visto un misero senza vestito o un indigente che non aveva di che coprirsi, 20 se non mi hanno benedetto i suoi fianchi, riscaldàti con la lana dei miei agnelli, 21 se contro l’orfano ho alzato la mano, perché avevo in tribunale chi mi favoriva, 22 mi si stacchi la scapola dalla spalla e si rompa al gomito il mio braccio, 23 perché mi incute timore il castigo di Dio e davanti alla sua maestà non posso resistere.
Omelia dialogata messa Dozza 08.03.2021 Gb 31,1-23
COMMENTO
“Chi ha fatto me nel ventre materno, non ha fatto anche lui? Non fu lo stesso a formarci nel grembo?” (ver. 15): in questo versetto Giobbe stabilisce un legame profondo e meraviglioso tra il ventre materno, che genera una nuova vita e la potenza stessa di Dio, che genera i suoi figli. La scelta del “ventre materno” sottolinea il legame tra madre e figlio e quindi il rapporto d’amore nella sua essenzialità: una divina maternità, che tutti abbiamo conosciuto nelle nostre mamme, che esigono con severità che i loro figli sempre si vogliano bene, e sempre cerchino e trovino la realtà profonda dell’affetto che li riunisce. Questa singolare “maternità di Dio” è di grande rigore: “mi incute timore il castigo di Dio e davanti alla sua maestà non posso resistere” (ver. 23).
Facciamo tesoro della meravigliosa “maternità”, che sembra volere approfondire e illuminare la paternità stessa di Dio!
Dio ti benedica e tu prega per noi. Giovanni e Francesco