2,11 Tre amici di Giobbe vennero a sapere di tutte le disgrazie che si erano abbattute su di lui. Partirono, ciascuno dalla sua contrada, Elifaz di Teman, Bildad di Suach e Sofar di Naamà, e si accordarono per andare a condividere il suo dolore e a consolarlo. 12 Alzarono gli occhi da lontano, ma non lo riconobbero. Levarono la loro voce e si misero a piangere. Ognuno si stracciò il mantello e lanciò polvere verso il cielo sul proprio capo. 13 Poi sedettero accanto a lui in terra, per sette giorni e sette notti. Nessuno gli rivolgeva una parola, perché vedevano che molto grande era il suo dolore.
3,1 Allora Giobbe aprì la bocca e maledisse il suo giorno. 2 Prese a dire:
3 «Perisca il giorno in cui nacqui
e la notte in cui si disse: “È stato concepito un maschio!”.
4 Quel giorno divenga tenebra,
non se ne curi Dio dall’alto,
né brilli mai su di esso la luce.
5 Lo rivendichino la tenebra e l’ombra della morte,
gli si stenda sopra una nube
e lo renda spaventoso l’oscurarsi del giorno!
6 Quella notte se la prenda il buio,
non si aggiunga ai giorni dell’anno,
non entri nel conto dei mesi.
7 Ecco, quella notte sia sterile,
e non entri giubilo in essa.
8 La maledicano quelli che imprecano il giorno,
che sono pronti a evocare Leviatàn.
9 Si oscurino le stelle della sua alba,
aspetti la luce e non venga
né veda le palpebre dell’aurora,
10 poiché non mi chiuse il varco del grembo materno,
e non nascose l’affanno agli occhi miei!
11 Perché non sono morto fin dal seno di mia madre
e non spirai appena uscito dal grembo?
12 Perché due ginocchia mi hanno accolto,
e due mammelle mi allattarono?
13 Così, ora giacerei e avrei pace,
dormirei e troverei riposo
14 con i re e i governanti della terra,
che ricostruiscono per sé le rovine,
15 e con i prìncipi, che posseggono oro
e riempiono le case d’argento.
16 Oppure, come aborto nascosto, più non sarei,
o come i bambini che non hanno visto la luce.
17 Là i malvagi cessano di agitarsi,
e chi è sfinito trova riposo.
18 Anche i prigionieri hanno pace,
non odono più la voce dell’aguzzino.
19 Il piccolo e il grande là sono uguali,
e lo schiavo è libero dai suoi padroni.
20 Perché dare la luce a un infelice
e la vita a chi ha amarezza nel cuore,
21 a quelli che aspettano la morte e non viene,
che la cercano più di un tesoro,
22 che godono fino a esultare
e gioiscono quando trovano una tomba,
23 a un uomo, la cui via è nascosta
e che Dio ha sbarrato da ogni parte?
24 Perché al posto del pane viene la mia sofferenza
e si riversa come acqua il mio grido,
25 perché ciò che temevo mi è sopraggiunto,
quello che mi spaventava è venuto su di me.
26 Non ho tranquillità, non ho requie,
non ho riposo ed è venuto il tormento!».