1 Bildad di Suach prese a dire: 2 «Quando porrai fine alle tue chiacchiere? Rifletti bene e poi parleremo. 3 Perché ci consideri come bestie, ci fai passare per idioti ai tuoi occhi? 4 Tu che ti rodi l’anima nel tuo furore, forse per causa tua sarà abbandonata la terra e le rupi si staccheranno dal loro posto? 5 Certamente la luce del malvagio si spegnerà e più non brillerà la fiamma del suo focolare. 6 La luce si offuscherà nella sua tenda e la lucerna si estinguerà sopra di lui. 7 Il suo energico passo si accorcerà e i suoi progetti lo faranno precipitare, 8 perché con i suoi piedi incapperà in una rete e tra le maglie camminerà. 9 Un laccio l’afferrerà per il calcagno, un nodo scorsoio lo stringerà. 10 Gli è nascosta per terra una fune e gli è tesa una trappola sul sentiero. 11 Terrori lo spaventano da tutte le parti e gli stanno alle calcagna. 12 Diventerà carestia la sua opulenza e la rovina è ritta al suo fianco. 13 Un malanno divorerà la sua pelle, il primogenito della morte roderà le sue membra. 14 Sarà tolto dalla tenda in cui fidava, per essere trascinato davanti al re dei terrori! 15 Potresti abitare nella tenda che non è più sua; sulla sua dimora si spargerà zolfo. 16 Al di sotto, le sue radici si seccheranno, sopra, appassiranno i suoi rami. 17 Il suo ricordo sparirà dalla terra e il suo nome più non si udrà per la contrada. 18 Lo getteranno dalla luce nel buio e dal mondo lo stermineranno. 19 Non famiglia, non discendenza avrà nel suo popolo, non superstiti nei luoghi della sua residenza. 20 Della sua fine stupirà l’occidente e l’oriente ne avrà orrore. 21 Ecco qual è la sorte dell’iniquo: questa è la dimora di chi non riconosce Dio».
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COMMENTO
Le parole di Bildad di Suach ci sembrano rappresentative di una concezione religiosa ristretta al meccanismo della retribuzione dell’empio secondo la sua empietà e quindi della sua inevitabile condanna, che non corrisponde però alla reale condizione e storia di Giobbe, intesa nel suo livello più profondo. Qui entra in questione la diversità tra una prospettiva di giudizio e di pena e la volontà divina di porgere alla creazione alla storia il dono della salvezza: bisogna ormai passare dalla parola che giudica e condanna alla parola che illumina e salva. Per questo assistiamo ad un progressivo avvicinamento tra la persona e l’opera di Giobbe e la persona e l’opera di Gesù. Questo ci sembra essere il significato e lo scopo di tutto quello che con l’antica economia della Legge è stato donato agli Ebrei come popolo della prima alleanza. La Parola di Dio è donata non per la condanna, ma per la salvezza del popolo d’Israele e di tutta l’umanità. La Parola di Dio si è fatta carne in Gesù, il figlio di Maria e Figlio di Dio. E’ dunque parola che è “buona notizia” (tale è il significato del termine “vangelo”) per la salvezza. L’antica alleanza, rivelata e attuata dalla Legge, che giudica e condanna, ora viene visitata e illuminata dalla persona e dall’opera di Gesù, che viene a donare la sua vita per Israele e per tutti i popoli della terra. La Legge condanna, ma Gesù salva: tale è la buona notizia. Di questo l’antica alleanza è stata profezia e preparazione. Così anche la persona e la vicenda di Giobbe sono profezia di Gesù. In questo senso si potrebbe interpretare il ver. 20: “Della sua fine stupirà l’occidente e l’oriente ne avrà orrore”.
Dio ti benedica e tu prega per noi. Giovanni e Francesco