1 Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. 2 Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto. 3 Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli aveva fatto creando.
Omelia dialogata messa Dozza 05.01.2022 Gen 2,1-3
Omelia dialogata messa Sammartini 05.01.2022 Gen 2,1-3
Commento vocale di Francesco e Giovanni da telegram su Genesi 2,1-3
COMMENTO
Il rischio, nell’ascolto di questo brano, potrebbe essere quello di mettere in evidenza più il riposo dalle opere che la meraviglia di ciò che è stato realizzato, per cui nell’etica si stabilisce che questo è il giorno in cui non si deve lavorare. Questo riguarda non solo la tradizione cristiana, ma anche quella ebraica. Bisognerebbe mettere invece in evidenza l’aspetto miracoloso e pieno di luce del dono che è questo giorno. Quindi non è il momento di mettere in evidenza il lavoro, sia pure come non lavoro, ma è il tempo di glorificare le ore di questa giornata e questo mi sembra importante adesso sottolinearlo. Anche perché la vita attuale non ha certo eliminato tante fatiche, tante preoccupazioni, tante tensioni. Allora il rischio è di non celebrare il giorno del Signore perché si è in realtà sommersi dentro alla fatica del lavoro, oppure di sottolineare il lavoro perché finisce, meno evidenziando la bellezza positiva di questo giorno. Questo giorno rischia di essere esposto ad un grande degrado: è il giorno in cui si fanno le gite, si va a nuotare, meno direi il precetto domenicale, dove è tutto raccolto in quella mezz’ora, tre quarti d’ora, un’ora della liturgia, ma poi rischia di essere una giornata qualsiasi e anzi addirittura una giornata stancante per la fatica che si fa: la gita, andare a trovare i nonni, tante cose non brutte, ma che rischiano di impadronirsi della bellezza di questo tempo. Anche presa alla lettera la Parola di oggi, io avverto la meraviglia di questo e quindi non tanto è bellissimo perché così possiamo fare un riposino, ma perché, non essendoci la fatica della ferialità, siamo nella possibilità di ammirare e di rendere grazie per la meraviglia di quello che osserviamo, del compimento dell’opera di Dio. Aggiungerei, a conferma di questo, che il brano della Lettera agli Ebrei al capitolo 3 in cui la lettera riprende il Salmo 94 (95), si conclude con un rimprovero del Signore al suo popolo, che non sa cogliere le grandi opere che Lui ha compiuto nei 40 anni di viaggio nel deserto e per questo la generazione dell’Esodo non riesce a entrare nel riposo di Dio; quindi, l’ingresso in questo riposo, o non ingresso, veramente, ha la sua origine, la sua causa nel non aver saputo cogliere il dono di Dio, non averlo saputo contemplare, gustare, ricevere. Tutte le opere che abbiamo contemplato così nei due giorni passati del racconto della creazione vanno riconosciute e trasformate in lode di Dio.
Dio ti benedica e tu prega per noi. Giovanni e Francesco