23 Allora tutto il popolo si radunò intorno a Ozia e ai capi della città, con giovani, donne e fanciulli, e alzando grida dissero davanti a tutti gli anziani: 24 «Sia giudice il Signore tra voi e noi, perché voi ci avete recato un grave danno rifiutando di proporre la pace agli Assiri. 25 Ora non c’è più nessuno che ci possa aiutare, perché Dio ci ha venduti nelle loro mani per essere abbattuti davanti a loro dalla sete e da terribili mali. 26 Ormai chiamateli e consegnate l’intera città al popolo di Oloferne e a tutto il suo esercito perché la saccheggino. 27 È meglio per noi essere loro preda; diventeremo certo loro schiavi, ma almeno avremo salva la vita e non vedremo con i nostri occhi la morte dei nostri bambini, né le donne e i nostri figli esalare l’ultimo respiro. 28 Chiamiamo a testimone contro di voi il cielo e la terra e il nostro Dio, il Signore dei nostri padri, che ci punisce per la nostra iniquità e per le colpe dei nostri padri, perché non ci lasci più in una situazione come quella in cui siamo oggi». 29 Vi fu allora un pianto generale in mezzo all’assemblea e a gran voce gridarono suppliche al Signore Dio. 30 Ozia rispose loro: «Coraggio, fratelli, resistiamo ancora cinque giorni e in questo tempo il Signore, nostro Dio, rivolgerà di nuovo la sua misericordia su di noi; non è possibile che egli ci abbandoni fino all’ultimo. 31 Ma se proprio passeranno questi giorni e non ci arriverà alcun aiuto, farò come avete detto voi». 32 Così rimandò il popolo, ciascuno al proprio posto di difesa, ed essi tornarono sulle mura e sulle torri della città e rimandarono le donne e i figli alle loro case; ma tutti nella città erano in grande costernazione.
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Se avete potuto già fare una prima lettura di tutto il Libro di Giuditta, vi sarà chiaro che la Parola che oggi ascoltiamo e celebriamo deve rimanere “aperta” verso il momento in cui Giuditta interverrà con la potenza della sua fede. Fino ad allora non sarà facile cogliere, anche in questi versetti, chi si muove nella direzione della vera fede e della volontà del Signore. Vedremo che sia l’atteggiamento e la richiesta del popolo, sia la proposta di Ozia saranno corretti dalla fede di Giuditta. Il cammino della fede, infatti, può essere percorso e giudicato solo dalla fede stessa. E Dio può sempre donare una fede più grande e inaspettata! Per questo mi permetto di consigliare un atteggiamento di umile tenerezza davanti a quello che oggi ascoltiamo.
Anche la protesta e la proposta del popolo può ricordarci come, alla vigilia della deportazione in Babilonia, l’appello profetico di Geremia che invitava a cedere al nemico per obbedire a Dio che voleva l’esilio del suo popolo per purificarlo, esprimeva veramente il disegno divino. D’altra parte ricordiamo come la lamentela del popolo nel deserto al tempo di Mosè e di Aronne portò all’abominio dell’idolatria. Resistere o non resistere? Mi sembra ci venga detto che non è possibile discernere la via della fede con criteri puramente razionali. Ogni tempo e ogni evento della nostra vita esigono sempre una grande supplica al Signore per chiedergli il dono della fede e il discernimento che ne consegue.
Quindi, possiamo cogliere il grido sofferente del popolo, che collega l’attuale situazione alla storia di infedeltà del popolo stesso, come ascoltiamo al ver.28. E peraltro possiamo accogliere l’intervento di Ozia e il suo appello ad attendere con fede la misericordia divina: “..il Signore, nostro Dio, rivolgerà di nuovo la sua misericordia su di noi; non è possibile che egli ci abbandoni fino all’ultimo”(ver.30). Poi, c’è il limite temporale che viene chiesto al popolo prima di una eventuale resa (ver.31).
Mi sembra in ogni modo importante la conclusione del ver.32, che descrive la situazione di tutti nella città. Alla lettera, dice che tutti erano “in molta miseria”. Qui viene usato il termine che noi conosciamo dal Cantico del Magnificat, quando Maria dice che il Signore ha guardato “alla miseria della sua serva”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il Signore si occupa costantemente di noi, “ci governa”: questo verbo non ci piace molto, per motivi storici e politici, ma rispecchia bene quello che vediamo in queste pagine del libro di Giuditta. Il Signore sembra stare come dietro le quinte, ma è Lui che decide, abbandona, interviene, in positivo e in negativo. Nel brano odierno, Dio “ci ha venduti nella mani” dei nemici, dicono gli israeliti (v.25); “ci punisce per la nostra iniquità”(v.28). Ma Gli si può chiedere “che non ci lasci più in una situazione come quella in cui siamo oggi”(ib.), certi che “rivolgerà di nuovo la sua misericordia su di noi: non è possibile che egli ci abbandoni fino all’ultimo”(v.31). Il suo operare, poi, non risponde ai nostri criteri di valutazione; anche questa volta lo vedremo servirsi di un elemento debole della società, addirittura di uno strumento inopportuno (secondo noi), qual’è la seduzione femminile.