18 In realtà in questa nostra generazione non c’è mai stata né esiste oggi una tribù o famiglia o popolo o città tra noi, che adori gli dèi fatti da mano d’uomo, come è avvenuto nei tempi passati, 19 ed è per questo che i nostri padri furono abbandonati alla spada e alla devastazione e caddero rovinosamente davanti ai loro nemici. 20 Noi invece non riconosciamo altro Dio fuori di lui, e per questo speriamo che egli non trascurerà noi e neppure la nostra nazione. 21 Perché se noi saremo presi, resterà presa anche tutta la Giudea e saranno saccheggiate le nostre cose sante e Dio ci chiederà conto col nostro sangue di quella profanazione. 22 L’uccisione dei nostri fratelli, l’asservimento della patria, la devastazione della nostra eredità Dio le farà ricadere sul nostro capo in mezzo ai popoli tra i quali saremo schiavi, e saremo così motivo di scandalo e di disprezzo di fronte ai nostri padroni. 23 La nostra schiavitù non ci procurerà alcun favore; il Signore, nostro Dio, la volgerà a nostro disonore.
24 Dunque, fratelli, dimostriamo ai nostri fratelli che la loro vita dipende da noi, che le nostre cose sante, il tempio e l’altare, poggiano su di noi. 25 Per tutti questi motivi ringraziamo il Signore, nostro Dio, che ci mette alla prova, come ha già fatto con i nostri padri. 26 Ricordatevi quanto ha fatto con Abramo, quali prove ha fatto passare a Isacco e quanto è avvenuto a Giacobbe in Mesopotamia di Siria, quando pascolava le greggi di Làbano, suo zio materno. 27 Certo, come ha passato al crogiuolo costoro con il solo scopo di saggiare il loro cuore, così ora non vuol fare vendetta di noi, ma è a scopo di correzione che il Signore castiga quelli che gli stanno vicino».
28 Allora Ozia le rispose: «Quello che hai detto, l’hai proferito con cuore retto e nessuno può contraddire alle tue parole. 29 Non da oggi infatti è manifesta la tua saggezza, ma dall’inizio dei tuoi giorni tutto il popolo conosce la tua prudenza, come pure l’ottima indole del tuo cuore. 30 Però il popolo sta soffrendo duramente la sete e ci ha costretti a comportarci come avevamo detto loro e a impegnarci in un giuramento che non potremo trasgredire. 31 Piuttosto prega per noi, tu che sei donna pia, e il Signore invierà la pioggia a riempire le nostre cisterne e così non moriremo di sete».
32 Giuditta rispose loro: «Ascoltatemi! Voglio compiere un’impresa che verrà ricordata di generazione in generazione ai figli del nostro popolo. 33 Voi starete di guardia alla porta della città questa notte; io uscirò con la mia ancella ed entro quei giorni, dopo i quali avete deciso di consegnare la città ai nostri nemici, il Signore per mano mia salverà Israele. 34 Voi però non fate domande sul mio progetto: non vi dirò nulla finché non sarà compiuto ciò che sto per fare».
35 Le risposero Ozia e i capi: «Va’ in pace e il Signore Dio sia con te per far vendetta dei nostri nemici». 36 Se ne andarono quindi dalla sua tenda e si recarono ai loro posti.
24 Dunque, fratelli, dimostriamo ai nostri fratelli che la loro vita dipende da noi, che le nostre cose sante, il tempio e l’altare, poggiano su di noi. 25 Per tutti questi motivi ringraziamo il Signore, nostro Dio, che ci mette alla prova, come ha già fatto con i nostri padri. 26 Ricordatevi quanto ha fatto con Abramo, quali prove ha fatto passare a Isacco e quanto è avvenuto a Giacobbe in Mesopotamia di Siria, quando pascolava le greggi di Làbano, suo zio materno. 27 Certo, come ha passato al crogiuolo costoro con il solo scopo di saggiare il loro cuore, così ora non vuol fare vendetta di noi, ma è a scopo di correzione che il Signore castiga quelli che gli stanno vicino».
28 Allora Ozia le rispose: «Quello che hai detto, l’hai proferito con cuore retto e nessuno può contraddire alle tue parole. 29 Non da oggi infatti è manifesta la tua saggezza, ma dall’inizio dei tuoi giorni tutto il popolo conosce la tua prudenza, come pure l’ottima indole del tuo cuore. 30 Però il popolo sta soffrendo duramente la sete e ci ha costretti a comportarci come avevamo detto loro e a impegnarci in un giuramento che non potremo trasgredire. 31 Piuttosto prega per noi, tu che sei donna pia, e il Signore invierà la pioggia a riempire le nostre cisterne e così non moriremo di sete».
32 Giuditta rispose loro: «Ascoltatemi! Voglio compiere un’impresa che verrà ricordata di generazione in generazione ai figli del nostro popolo. 33 Voi starete di guardia alla porta della città questa notte; io uscirò con la mia ancella ed entro quei giorni, dopo i quali avete deciso di consegnare la città ai nostri nemici, il Signore per mano mia salverà Israele. 34 Voi però non fate domande sul mio progetto: non vi dirò nulla finché non sarà compiuto ciò che sto per fare».
35 Le risposero Ozia e i capi: «Va’ in pace e il Signore Dio sia con te per far vendetta dei nostri nemici». 36 Se ne andarono quindi dalla sua tenda e si recarono ai loro posti.
I vers.18-20 ci offrono una versione inconsueta della vicenda e della situazione del popolo del Signore. Come Giuditta stessa ricorderà nei versetti seguenti, davanti alle prove della storia Israele deve sempre ricordare come questo venga dall’infedeltà del popolo. Qui invece Giuditta rivendica una situazione di fedeltà e di comunione con Dio, libera da ogni forma di idolatrìa e ricca di fede: “noi non riconosciamo altro Dio fuori di Lui”(ver.20), e: “..per questo speriamo che Egli non trascurerà noi e neppure la nostra nazione”.
Dalla vicenda della piccola città di Betulia dipende la sorte di tutto Israele! La sua posizione strategica fa sì che, se loro saranno presi, il nemico si impadronirà di tutta la Giudea e quindi del Tempio stesso (“le nostre cose sante”). I vers.21-23 evidenziano questa responsabilità, e quindi il disastro e il disonore che verrebbe da una loro sconfitta. Questo, “Dio lo farà ricadere sul nostro capo”(ver.22). La schiavitù nella quale cadrebbero gli abitanti di Betulia non avrà alcuna nota positiva e sarà solo il loro disonore. Così al ver.23. Sembra chiaro che non si tratta solo di una responsabilità dovuta alla loro posizione geografica!
Da qui la necessità e l’opportunità di mostrare a tutto Israele come Betulia porti la responsabilità di tutto il popolo e dello stesso Luogo Santo (ver.24). Diversamente da quello che è accaduto ai padri, e che Giuditta ricordava al ver.19, la loro vicenda sarà simile alle prove attraversate dai patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe: prove della loro fede e non castighi! Bisogna quindi ringraziare il Signore per quello che ora domanda a questa piccola città! Il Signore fa con loro quello che ha operato nelle vite dei patriarchi: “il Signore castiga quelli che gli stanno vicino”(ver.27).
Ai vers.28-29, Ozia accoglie e loda quello che Giuditta dice e che conferma la sua saggezza, la sua prudenza e l’indole del suo cuore. Per questo egli affida alla sua preghiera tutto il popolo: conceda il Signore la pioggia prima della scadenza di tempo dalla quale ormai sembra che i capi non possano sottrarsi (vers.30-31). A questo punto Giuditta annuncia che sta per compiere “un’impresa che verrà ricordata di generazione in generazione”(ver.32). E chiede che nulla le sia ora domandato su quello che compirà.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Quasi sempre, quando dopo aver spedito il mio messaggino di commento vado a Messa, quello che la Messa mi regala mi porta molto in là rispetto a quello che la mia piccola preghiera mi ha regalato. E mi fa piacere che sia così, perchè sono convinto che nessuno incontro con la Parola è più forte di quello che avviene all’interno della celebrazione della Liturgia. Qui c’è un indiscutibile e assoluto dono, una grazia speciale. Così, anche oggi. Si tratta più che altro di una considerazione globale sulla Parola di oggi dal Libro di Giuditta. E si tratta di pensieri particolarmente dedicati al mistero del “femminile”, alla figura della donna e della Madre. Giuditta mi sembra proprio questa figura grande e luminosa della donna madre. Dopo quella prima rapida “denuncia” che trovavamo nel testo di ieri, il rimprovero ai “capi” che hanno “stretto” il Signore nella paura di quei cinque giorni di resistenza prima di consegnarsi al nemico, ecco fiorire, immensa, la potenza positiva, accogliente di questa donna. Giuditta parla bene del suo popolo, della sua gente. Come una mamma che incoraggia la sua famiglia esaltando la bellezza e la bontà della sua gente. Quasi sempre, nella Bibbia, quando si parla di una prova e di un pericolo, il riferimento alle colpe del popolo che provoca queste sciagure è inevitabile. Qui, no! Qui questa madre esalta la fedeltà del suo popolo, la sua libertà da seduzioni idolatriche. Un grande incoraggiamento e una grande consolazione, in un momento molto diffcile! E quindi la grande responsabilità di questo piccolo popolo proprio per tutto il bene che ha ricevuto da Dio, proprio per la bellezza della sua vita! E’ una grande responsabilità aver ricevuto una vita così buona! Guai se perdiamo questo tesoro. Se ci facciamo vincere, tutto Israele la pagherà gravemente! La grande Gerusalemme e il suo Tempio saranno travolti se noi non sapremo resistere alla prova che ci assedia! Ed è proprio per questo che la prova attuale deve essere considerata una grazia: tutto è veramente dono! Abbiamo la possibilità di percorrere vicende e prove che prima di noi hanno vissuto i nostri grandi padri, Abramo, Isacco e Giacobbe. Tutto Israele si accorgerà che la nostra piccola famiglia è in realtà il suo sostegno! E la durezza della prova attuale non è segno di abbandono da parte del Signore, ma conferma della sua elezione verso di noi. Povera mamma! Alla fine delle sue parole amanti e coraggiose, si ritrova con la pidocchieria dei capi che la lodano e le chiedono di pregare affinchè…prima della fine dei cinque giorni venga un buon acquazzone a riempire le cisterne. Ma lei non si scompone, e annuncia misteriosamente un ben altro acquazzone, una sua grande impresa, che sarà salvezza per tutti. Ecco: mi sembra un grande regalo che il Signore fa oggi soprattutto alle donne. Il nostro Popolo, la Chiesa, ha un gran bisogno di queste madri. Di questo immenso potere materno di accoglienza e di consolazione. Abbiamo bisogno di essere rincuorati, incoraggiati e forse anche “spinti” dalle nostre “madri”. Spesso ci sembrano molto tese, molto preoccupate, molto rattristate e rassegnate. Ci sembrano più portate a sgridare che a consolare e a portare letizia e speranza. Si parla molto oggi del posto e del ruolo delle donne nella Chiesa. Non varrebbe la pena partire proprio da qui? Ministeri o non ministeri, non è fondamentale soprattutto cogliere la suprema autorità-autorevolezza della maternità? Scusate la noia. Giovanni.
Anche a me pare molto bello il v. 24-26 “Dunque, fratelli, dimostriamo ai nostri fratelli che la loro vita dipende da noi, che le nostre cose sante, il tempio e l’altare, poggiano su di noi. Per tutti questi motivi ringraziamo il Signore, nostro Dio, che ci mette alla prova, come ha già fatto con i nostri padri. Ricordatevi quanto ha fatto con Abramo…”
Giuditta suggerisce ai capi le parole di incoraggiamento da rivolgere al popolo: prendersi carico-cura della loro vita e delle cose sante!
E l’incoraggiamento forte viene dalla memoria di quanto Dio ha già fatto nella storia del popolo, a partire da Abramo.