1 Giuda, servo di Gesù Cristo, fratello di Giacomo, agli eletti che vivono nell’amore di Dio Padre e sono stati preservati per Gesù Cristo: 2 misericordia a voi e pace e carità in abbondanza. 3 Carissimi, avevo un gran desiderio di scrivervi riguardo alla nostra salvezza, ma sono stato costretto a farlo per esortarvi a combattere per la fede, che fu trasmessa ai credenti una volta per tutte. 4 Si sono infiltrati infatti tra voi alcuni individui – i quali sono già stati segnati da tempo per questa condanna – empi che trovano pretesto alla loro dissolutezza nella grazia del nostro Dio, rinnegando il nostro unico padrone e signore Gesù Cristo.
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L’inizio della Lettera di Giuda ci ricorda la vita nuova alla quale siamo stati chiamati e nella quale siamo: viviamo nell’amore di Dio e custoditi per Gesù. Tale vita nuova si svolge verso il pieno compimento in noi della misericordia, della pace e dell’amore, le grandi perle dell’esperienza cristiana, che sono altrettanti “nomi” dello stesso nostro Signore Gesù Cristo.
Il ver.3 sembra descrivere una situazione di urgenza ed emergenza che impedisce a Giuda di rivolgersi con quiete ai suoi destinatari, ai quali forse parla degli stessi argomenti che qualifica come temi “riguardanti la nostra salvezza”, ma in un clima di tensione, che lo porta ad esortarli a “combattere per la fede”, fede che “fu trasmessa ai credenti una volta per sempre”. Quest’ultima espressione rivela come la custodia del contenuto della fede fosse – ma forse è sempre così! – preoccupazione e attenzione delicatissime. Ricordiamo come anche Paolo sia stato sempre costretto a rivendicare l’intangibilità del “suo” Vangelo, contro tutte le contaminazioni che potevano provenire da devianze eretiche.
Il ver.4 denuncia queste aggressioni alla dottrina come dovute a “individui empi”, il cui comportamento è a-priori condannato (questo mi sembra il significato dell’espressione resa in italiano con “segnati da tempo per questa condanna”). E’ interessante notare che, come accade spesso a Paolo, gli oppositori pretendono e ostentano dirivendicare una linea spirituale più esigente. Alla lettera Giuda sembra dire che in realtà essi “stravolgono in dissolutezza la grazia del nostro Dio”. Fanno questo “rinnegando il nostro unico padrone e signore Gesù Cristo”. Solo Gesù, invece, il Figlio di Dio. Dio e Uomo, morto e risorto, è la vera ikona di Dio Padre.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“Servo di Gesù Cristo”: una definizione che è appropriata per ogni credente e dice tutta la dedizione della persona innammorata al suo Signore. Questa espressione trova perfetta corrispondenza nel v. 4, dove si dice che Gesù è il “nostro unico ‘despota’ e Signore”, pur senza dimenticare che Egli ci ha voluti “amici”, fratelli, non servi. Ai destinatari della sua lettera Giuda augura “misericordia, pace e carità (agape)” e al v. 3 si rivolge a loro proprio con il titolo di “agapetoi” (diletti, carissimi). Sembra che proprio questa sia la cartteristica della comunità che condivide il dono della vita nuova.