13 Chi è saggio e accorto tra voi? Mostri con la buona condotta le sue opere ispirate a saggia mitezza. 14 Ma se avete nel vostro cuore gelosia amara e spirito di contesa, non vantatevi e non mentite contro la verità. 15 Non è questa la sapienza che viene dall`alto: è terrena, carnale, diabolica; 16 poiché dove c`è gelosia e spirito di contesa, c`è disordine e ogni sorta di cattive azioni. 17 La sapienza che viene dall`alto invece è anzitutto pura; poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialità, senza ipocrisia. 18 Un frutto di giustizia viene seminato nella pace per coloro che fanno opera di pace.
I versetti precedenti, con l’inaccettabile e inevitabile intreccio tra la benedizione e la maledizione che escono dalle nostre labbra, ci hanno lasciato in un dramma insoluto. Per questo, mi sembra dobbiamo accogliere i vv. 13-18, che concludono il cap. 3, come un’indicazione preziosa: per trovare una speranza di soluzione di questo doppio parlare dobbiamo rivolgerci al nostro mondo interiore. Altrimenti ogni tentativo di cambiamento sarà vano e falso: “… non vantatevi e non mentite contro la verità”, afferma il v. 14.
La strada buona e feconda è quella che ci fa passare dalla sapienza mondana, legata alla nostra natura ferita dal peccato, alla sapienza nuova, quella che “viene dall’alto” (v. 15), quella che in Gesù ci è stata rivelata e regalata. Ancora una volta bisogna pensare che non si tratta semplicemente di correggere un comportamento, ma di “passare” realmente dalla vecchia vita, segnata da una sapienza “terrena, carnale, diabolica”, inevitabilmente dominata da “gelosia, spirito di contesa, disordine e ogni sorta di cattive azioni” (vv. 15-16), alla sapienza divina, “che viene dall’alto ed è innanzitutto pura; poi pacifica, mite, arrendevole….”, così i vv. 17-18.
Questa è la vita nuova, in Cristo Gesù. Questa è la morte della creatura e la risurrezione in noi del Verbo incarnato. Questa è la pasqua che ogni giorno ci è concesso di celebrare nella nostra umile storia.
Nel parlare comune si usa fermarsi davanti al “carattere” di ogni persona. E ci si rassegna a dire: “E’ fatto così”. Quello che ora dico non lo posso dire di me, che sono duro a convertirmi, ma di molte persone che mi sostengono con la loro fede e la loro cristiana sapienza: lo Spirito di Gesù è potente a mutare anche il carattere più violento. Gesù è venuto a far nuove tutte le cose.
Dio ti benedica e tu benedicimi. Tuo Giovanni
Dal commento del card. Lercaro:
“La sapienza che viene dall’alto…” Già; la sapienza cistiana non è frutto di speculazioni umane: la portò sulla terra col suo esempio e la sua parola il Figlio di Dio, che è la stessa eterna Sapienza incarnata; la scolpisce nei cuori e ne rivela la luce lo Spirito Santo…
Ed essa è pura. Non c’è nella saggezza e nella prudenza cistiana, non c’è nei criteri che essa ispira, altro che dirittura… E’ pacifica…, modesta…, piena di misericordia: non zelo aspro e amaro, non durezza arcigna, non incomprensione egoista, ma tanto maggior compassione per chi erra… E, in questa ricchezza di misericordia, feconda: “plena fructibus bonis”; perché sono l’indulgenza e la carità a conquistare i cuori; ed è la compassione sincera per l’errante a muovere efficacemente al soccorso… E’ aliena dal criticare. Troppo spesso la facilità alla critica ha reso impossibile il bene…, specialmente se si nasconde ipocritamente sotto il manto dello zelo e di un santo desiderio del meglio…
E vogliamo conoscerne i frutti? Giacomo non ne ricorda che uno, ma così dolce che val la pena di coglierlo: la pace; è il frutto dolcissimo che sembra bandito dal mondo… E dove è pace ivi è lo Spirito di Dio; Dio, infatti, non è autore della dissenzione, ma della pace.
Il testo di oggi lo si può collegare all’ammonizione che apriva il capitolo “Non fatevi maestri in molti”. In particolare l’espressione del v. 13 “in mitezza di sapienza” ha un esplicito rapporto con il versetto del Vangelo di Matteo “imparate da me che sono mite e umile di cuore”. Di conseguenza quello che segue “e troverete ristoro per le vostre anime” potrebbe avere una analogia con il v. 18 “Un frutto di giustizia viene seminato nella pace per quelli che fanno opera di pace”. Per singolare coincidenza oggi il testo di S. Basilio prendeva a titolo di esempio proprio la contesa e la gelosia, individuando per esse una radice ancora più profonda che ne provoca il riemergere, cioè l’amore per la gloria (cfr. anche il Vangelo di Giovanni sulla ricerca della propria gloria). Ugualmente anche il testo del Vangelo di Giovanni ha un riferimento al testo di Giacomo, (pace a voi…ricevete lo Spirito Santo). Il testo di oggi dice che la Sapienza che proviene dall’alto è prima di tutto pura. In altri testi la bibbia italiana traduce la stessa parola con “casta”. Qui questa proprietà è evidenziata “prima di tutto” forse per il contrasto con la gelosia amara e le contese, di cui la sapienza che viene dall’alto è totalmente estranea e incontaminata. La versione latina traduce “pudica”, che è una qualità che Paolo sottolinea a proposito dei vescovi, degli anziani, dei vecchi e delle donne; quindi forse importante per ogni cristiano, in qualsiasi stato e condizione. “Senza parzialità”. Altre volte è tradotto anche senza esitazioni. Entrambi i significati li abbiamo già incontrati nei capitoli precedenti. la sapienza va appunto domandata senza esitazioni. Al cap.2 invece c’era la ammonizione di non fare preferenze di persone, con l’esempio del ricco e del povero vestito di vesti sordide. Questi due significati coincidono nel testo di Pietro e di Cornelio, a casa del quale Pietro è invitato a andare “senza esitazioni”, mentre al capitolo 15 egli ricorderà che Dio “anche a loro ha concesso lo Spirito Santo come a noi; e non ha fatto nessuna discriminazione tra noi e loro, purificandone i cuori con la fede”.
“La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.” (1Cor 13,4-7)