8 Certo, se adempite il più importante dei comandamenti secondo la Scrittura: amerai il prossimo tuo come te stesso, fate bene; 9 ma se fate distinzione di persone, commettete un peccato e siete accusati dalla legge come trasgressori. 10 Poiché chiunque osservi tutta la legge, ma la trasgredisca anche in un punto solo, diventa colpevole di tutto; 11 infatti colui che ha detto: Non commettere adulterio, ha detto anche: Non uccidere. Ora se tu non commetti adulterio, ma uccidi, ti rendi trasgressore della legge. 12 Parlate e agite come persone che devono essere giudicate secondo una legge di libertà, perché 13 il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà usato misericordia; la misericordia invece ha sempre la meglio nel giudizio.
Seleziona Pagina
Chiediamo al Signore di concederci di seguire passo passo con affettuosa attenzione il cammino della sua Parola in questo giorno. Saremo condotti per un sentiero meraviglioso che ci mostrerà l’evidenza del giudizio d’amore che il Padre ha donato a tutti i suoi figli nella persona e nell’opera del suo Figlio Gesù.
Si parte, al ver.8, dal supremo – “regale” lo chiama, alla lettera – comandamento dell’amore del prossimo. Nel Nuovo Testamento abbiamo molte conferme circa l’assoluta centralità dell’amore del prossimo. Cito tra tutte la parola di Romani 13,8-10 che inizia in questo modo:”Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole; perchè chi ama il suo simile ha adempiuto la legge…”
Un volta citato il comandamento supremo, Giacomo introduce una precisazione di grande spessore, molto affermata nella fede e nella prassi dei padri ebrei, e cioè che la legge esige di essere osservata nella sua interezza, pena il fatto che l’osservanza di un comandamento viene resa vana se non si obbedisce ad un altro precetto della legge. E cita un esempio molto forte: il non commettere adulterio non dispensa dal non uccidere. Un esempio impressionante nei confronti di molte culture edificate su fondamenti “religiosi”.
L’esempio è per riprendere il tema della “preferenza di persone”: l’amore per il prossimo esige in modo assoluto il precetto del non fare tale preferenza, pena il perdere tutto il suo valore. Mi sembra chiaro che il rischio è quello di un amore per il prossimo molto selettivo! Ma il prossimo è ogni persona che il Signore avvicina a noi, senza criteri particolari di virtù e di merito.
E per questa via Giacomo introduce quella che è la fisionomia profonda del comandamento dell’amore del prossimo, cioè la misericordia. Penso che questo intenda quando parla di “una legge di libertà”(ver.12) secondo la quale saremo tutti giudicati. Propongo quindi questa lettura del nostro testo: la legge della libertà è la misericordia, perchè questa “libera” il fratello – come libera noi! – dal male che ci imprigiona. Questo allora è forse il significato del ver.13:”..il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà usato misericordia”.
Se vale questa ipotesi, la norma del non fare preferenza di persone si attua attraverso il precetto della misericordia, legge della libertà che libera il prossimo da ogni male. Qui dunque si incontrano e si intrecciano l’amore e la misericordia. La misericordia è la guida profonda del comandamento dell’amore. E’ a questa condizione che il precetto dell’amore può essere veramente qualificato come “regale”(ver.8, espresso in italiano come “il più importante” dei comandamenti), perchè celebra l’amore di Dio per noi, amore che non si arresta davanti a nessuna persona e a nessuna ferita. Amore più grande di ogni distanza che noi possiamo provocare con i nostri peccati. L’amore copre la moltitudine dei peccati. Per questo mi piace rendere l’ultima affermazione del nostro brano con :”..la misericordia trionfa nel giudizio”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.