18 In seguito, tre anni dopo, salii a Gerusalemme per andare a conoscere Cefa e rimasi presso di lui quindici giorni; 19 degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore. 20 In ciò che vi scrivo – lo dico davanti a Dio – non mentisco. 21 Poi andai nelle regioni della Siria e della Cilìcia. 22 Ma non ero personalmente conosciuto dalle Chiese della Giudea che sono in Cristo; 23 avevano soltanto sentito dire: «Colui che una volta ci perseguitava, ora va annunciando la fede che un tempo voleva distruggere». 24 E glorificavano Dio per causa mia.
Seleziona Pagina
Paolo prosegue oggi nell’esposizione ai Galati del suo cammino di credente e di apostolo.
Ci parla dunque del suo incontro con le supreme autorità apostoliche della Chiesa: Cefa (Pietro) e Giacomo a Gerusalemme! (ver.18).
Egli avverte anche l’opportunità di confermare queste notizie sottolineando il carattere di sincera autorevolezza e “normalità” di questi incontri.
Egli sembra voler sottolineare la tranquillità di tali passaggi, senza complessi di inferiorità.
Questo può forse farci pensare che egli intenda il suo compito apostolico non come “subordinato” ma se mai come “complementare” alla missione degli altri Apostoli: loro per la guida degli ebrei che il Signore chiama alla fede di Gesù, lui per quelli che lo stesso Signore ora chiama dal paganesimo. Dalle “genti”!
E forse proprio per questo, ai vers.22-23, egli afferma di non essere stato “personalmente conosciuto dalle Chiese della Giudea”.
Di lui, che peraltro era ben noto nell’ambiente giudaico, si diceva che “colui che una volta ci perseguitava, ora va annunciando la fede che un tempo voleva distruggere” (ver.23)!
L’evento certo è dunque la sua “conversione”.
Ma questo deve ora diventare il riconoscimento da parte giudaica dell’autenticità e dell’autorevolezza del suo ministero apostolico!
Tutto questo non è opera umana, ma è evento “a gloria di Dio” (ver.24) per il prodigio della sua conversione.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Paolo ci costringe a seguirlo in territori che sono per noi all’ordine del giorno, luoghi di sofferenza e distruzione. Ieri si diceva che egli si era recato in Arabia: ha attraversato la Siria e si è inoltrato nel regno dei Nabatei, che allora si estendeva fin lì. Ha dato inizio così dicono le note – alla sua azione di diffusione del “Vangelo di Cristo”. Oggi lo vediamo a Gerusalemme, a fare la conoscenza di Cefa e di Giacomo: quindici giorni per rafforzare la fede e la comunione ecclesiale. Poi eccolo di nuovo in Siria, a Damasco ma anche in altre parti della regione; infine – attraversando territori abitati oggi dai curdi – raggiunge la Cilicia, le zone costiere della Turchia meridionale. Ci passano davanti agli occhi le immagini del TG, con città distrutte, colonne di persone in fuga, morti e feriti… Cosa ci può suggerire Paolo?