11 Vedete con che grossi caratteri vi scrivo, di mia mano. 12 Quelli che vogliono fare bella figura nella carne, vi costringono a farvi circoncidere, solo per non essere perseguitati a causa della croce di Cristo. 13 Infatti neanche gli stessi circoncisi osservano la Legge, ma vogliono la vostra circoncisione per trarre vanto dalla vostra carne. 14 Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. 15 Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura. 16 E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l’Israele di Dio.
17 D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo.
18 La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen.
Seleziona Pagina
Paolo dopo aver detto molte cose sulla vita dei Galati, lascia loro una parola finale, e cioè che non vuole vantarsi in altro che nella croce di Cristo, e da questa spera la salvezza per sè e per tutta l’umanità. E consegna loro la pace, la benedizione e la grazia per mezzo di Gesù Signore. E’ questa la sua parola finale che lascia ai Galati, chiamandoli ancora una volta “fratelli”, pur dopo tante parole anche severe di ammonizione. Questo “vanto” nella croce del Signore Paolo lo porta in sè, anche nel suo corpo (v. 17). Porta infatti i segni gloriosi (e spregevoli secondo il mondo, “stigma”) della passione di Gesù, di Lui che ha voluto assumere la nostra stessa carne e morire sulla croce per salvarci, vanto per i credenti e scandalo o stoltezza per i Giudei e i Greci.
Condotti da Paolo, anche noi oggi giungiamo al termine di questa Lettera, insieme ai nostri fratelli Galati e insieme a tutti coloro che hanno ascoltato e celebrato queste parole, e insieme a tutti coloro che le ascolteranno e le celebreranno fino al ritorno glorioso del Signore Gesù. Sia benedetto Dio per questo suo nuovo dono!
I “grossi caratteri” del ver.11 possono essere contemporaneamente queste ultime parole scritte direttamente da Paolo in caratteri grandi che vogliano evidenziarne l’intento conclusivo e insieme l’importanza. Oppure esse sono semplicemente la ripresa e il sigillo di quanto egli ha già detto in tutta la lettera.
I vers.12-13 sono un’ultima parola su coloro che vogliono costringere i pagani che accedono al dono della fede al segno della circoncisione come simbolo e principio della loro adesione alle norme giudaiche. Lo fanno per tre motivi: per “fare bella figura nella carne”, cioè per compiacere la mondanità degli altri giudei che come loro vogliono entrare nella nuova comunità messianica senza lasciare le vecchie pratiche legate all’attesa di quello che ora si è compiuto; per “non essere perseguitati a causa della croce di Cristo” da parte del giudaismo che ha rifiutato il Signore Gesù e la sua Croce; per “trarre vanto” presso la stessa comunità giudaica per aver conquistato proseliti alla circoncisione.
Paolo invece, dice il ver.14, vuole porre il suo vanto solo nella Croce di Gesù, nella quale termina, per lui come per tutti coloro che accolgono il dono della fede, la vecchia economia dell’attesa e della promessa, e con essa la dipendenza dagli elementi del “mondo”, come era prensentato ai vers.5,21-30 dalla figura di Agar la schiava. La Croce spezza ogni legame tra la mondanità e i credenti in Gesù, che, per la Croce di Gesù sono stati anch’essi crocifissi e quindi sottratti al dominio del mondo. Essi infatti sono ora quella “nuova creatura” di cui dice il ver.15, che è risorta e vive nella risurrezione di Gesù, evento posto al di là di ogni dipendenza dal male e dalla morte. In termini più netti, il testo originale non dice che la circoncisione o l’incirconcisione sono realtà che “non conta”, ma semplicemente “non è”, non è niente.
Al ver.16 Paolo invoca la pace e la misericordia di Dio su tutti coloro che saranno radicalmente fedeli a quello che egli ha spiegato in tutta questa lettera. E al ver.17 esprime la speranza di essere anch’egli tra coloro che vivono ormai pienamente nella pace e nella misericordia del Signore, quindi nella sua risurrezione, portando i segni della sua comunione con la stessa Croce di Gesù. E rivolge l’ultimo suo saluto chiamando affettuosamente i Galati – e tutti noi! – “fratelli”.
Grazie a te e a tutti voi per il cammino fatto insieme. Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Forse si può fare un parallelismo tra circoncisione e crocifissione. Non per dire che come nell’antica economia c’era la circoncisione ora c’è la crocifissione. Ma effettivamente Paolo porta le stigmate nel suo corpo, vive come “crocifisso”: “per mezzo della croce il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo” Gal 6,14. “Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo ma Cristo vive in me” Gal 2,20.
In questa condizione di crocifisso vive la sua vita! La vita di Cristo, la vita nuova… è una nuova creatura! Questo è il suo vanto.
Siamo alle ultime righe della lettera e Paolo prende la penna in mano… Dirà sicuramente quialcosa di importante… Ed infatti, al v. 14 e seguenti, esplode con tutta la sua energia interiore, con alcune frasi lapidarie, che contengono tutto il messaggio paolino: “Quanto a me, non ci sia altro vanto se non nella croce del Signore nostro Gesù Cristo…”. Non ci sono qualità personali, conquiste apostoliche, o altro motivo di gloria: conta solo il dono di grazia di Dio attraverso la croce di Gesù. Poi, ecco in quattro parole tutto il vangelo: “la circoncisione o l’incirconcisione non è niente, ma solo l’essere nuova creatura”. Non è il vecchio uomo riformato, migliorato: è una realtà assolutamente nuova, è la “pace e misericordia” garantita “a tutti quelli che seguiranno questa regola, come a tutto l’Israele di Dio”. – “La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia, o fratelli” con tutti noi.