13 Allora Tattènai, governatore dell’Oltrefiume, Setar-Boznài e i loro colleghi, fecero integralmente come il re Dario aveva comandato. 14 Gli anziani dei Giudei continuarono a costruire e fecero progressi, grazie alla profezia del profeta Aggeo e di Zaccaria, figlio di Iddo. Portarono a compimento la costruzione per ordine del Dio d’Israele e per ordine di Ciro, di Dario e di Artaserse, re di Persia. 15 Si terminò questo tempio per il giorno tre del mese di Adar, nell’anno sesto del regno del re Dario. 16 Gli Israeliti, i sacerdoti, i leviti e gli altri rimpatriati celebrarono con gioia la dedicazione di questo tempio di Dio; 17 offrirono per la dedicazione di questo tempio di Dio cento tori, duecento arieti, quattrocento agnelli e dodici capri come sacrifici espiatori per tutto Israele, secondo il numero delle tribù d’Israele. 18 Stabilirono i sacerdoti secondo le loro classi e i leviti secondo i loro turni per il servizio di Dio a Gerusalemme, come è scritto nel libro di Mosè.
19 I rimpatriati celebrarono la Pasqua il quattordici del primo mese. 20 Infatti i sacerdoti e i leviti si erano purificati tutti insieme, come un sol uomo: tutti erano puri. Così immolarono la Pasqua per tutti i rimpatriati, per i loro fratelli sacerdoti e per se stessi. 21 Ne mangiarono gli Israeliti che erano tornati dall’esilio e quanti si erano separati dalla contaminazione del popolo del paese, unendosi a loro per cercare il Signore, Dio d’Israele. 22 Celebrarono con gioia la festa degli Azzimi per sette giorni, poiché il Signore li aveva colmati di gioia, avendo piegato a loro favore il cuore del re d’Assiria, per rafforzare le loro mani nel lavoro per il tempio di Dio, il Dio d’Israele.
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Profeti e anziani sono i grandi protagonisti della costruzione del tempio che finalmente viene terminata. La sua consacrazione viene celebrata con gioia e con abbondanza di offerte. Viene inaugurato e ripristinato il culto secondo le antiche norme date da Mosè. Questo è il tempio che anche il Signore Gesù conoscerà e frequenterà. E’ l’immagine profetica dell’ultimo tempio, quello che sarà costituito dallo stesso Popolo di Dio. Quello dove verrà esercitato un sacerdozio comune a tutti i figli di Dio. Quello dove in Gesù si identificheranno pienamente il sacerdote e la vittima. Quello dove il Figlio di Dio è l’Agnello offerto per la liberazione e la salvezza di tutto il popolo. Quello dove ogni figlio di Dio si unisce e comunica con l’Agnello di Dio che prende su di Sé il peccato del mondo.
Secondo quello che ascoltiamo ai vers.19-21 celebrano la Pasqua insieme sia coloro che erano ritornati dall’esilio, sia quelli che non essendo andati in esilio ora si separano dalla contaminazione indotta dalle popolazioni che si sono infiltrate nel paese. La gioia è il sentimento dominante in questa celebrazione. Ed è la gioia per la salvezza donata da Dio che ha ”piegato a loro favore il cuore del re d’Assiria”, e ha rafforzato “le loro mani nel lavoro per il tempio di Dio”(ver.22).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Oggi abbiamo una “bella notizia”: “…celebrarono la Pasqua” (v.19). Siamo nel 520/515 a.C.; Artaserse verrà nel secolo successivo, ma l’autore lo cita insieme agli altri sovrani perché anche lui si occupò delle mura di Gerusalemme e del suo tempio. E’ la prima celebrazione pasquale nel “tempio di Gesù”. Poco dopo si dice anche – secondo il greco – che “mangiarono la Pasqua”(v.21). – Sottolineo due piccoli elementi: “come un sol uomo”(v.19): è riferito a sacerdoti e leviti, ma possiamo estenderlo a tutta la comunità in festa. Come noi che siamo “uno”, nell’unità del Padre e del Figlio, secondo la preghiera di Gesù in Giovanni. E così siamo – credo – particolarmente quando celebriamo, ogni anno, la nostra Pasqua. Poi il riferimento a tutti coloro che si erano unmiti nella celebrazione “per cercare il Signore”(v.21). Chi celebra non si installa, non è arrivato…, fa un passo avanti nella ricerca… Chissà, forse non finiremo mai di cercarLo.