17 Il re inviò questa risposta:
«A Recum, governatore, e Simsài, scriba, e agli altri loro colleghi, che risiedono in Samaria e nel resto della regione dell’Oltrefiume, salute! Ora, 18 la lettera che ci avete mandato è stata letta davanti a me accuratamente. 19 Dietro mio ordine si sono fatte ricerche, e si è trovato che quella città fin dai tempi antichi si è sollevata contro i re e in essa sono avvenute rivolte e sedizioni. 20 A Gerusalemme vi furono re potenti che comandavano su tutto il territorio dell’Oltrefiume: a loro si pagavano tributi, imposte e tasse. 21 Date perciò ordine di fermare quegli uomini, e quella città non sia ricostruita, fino a mio ordine nuovo. 22 Badate di non essere negligenti in questo, perché non aumenti il danno arrecato al re».
23 Appena la copia della lettera del re Artaserse fu letta davanti a Recum e a Simsài, scriba, e ai loro colleghi, questi andarono in gran fretta a Gerusalemme dai Giudei e li fecero smettere con la forza e con la violenza. 24 Così cessò il lavoro per il tempio di Dio che è a Gerusalemme e rimase fermo fino all’anno secondo del regno di Dario, re di Persia.
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A conferma del testo precedente possiamo cogliere nella Parola che oggi ci viene regalata dal Signore il timore del potere mondano nei confronti dei segni e delle opere della fede. La vera ragione di questi timori sta nell’essere oscuramente avvertito un giudizio – e quindi un’insidia – che la potenza dello Spirito afferma contro i poteri mondani e le loro idolatrie (o meglio, autoidolatrie!). Possiamo cogliere qui le “paure” del potere di fronte a Gesù. In particolare la paura di Pilato nel Vangelo secondo Giovanni ai cap.18-19.
E’ questo che provoca un’interpretazione mondanizzata delle glorie di Israele, ricordate ai vers.19-20 con descrizioni che nulla colgono del volto profondo della storia del Popolo di Dio e lo equiparano ad uno dei tanti poteri mondani che di tempo in tempo egemonizzano la vicenda del mondo.
Peraltro si avverte come sia del tutto inutile pensare di poter fermare la potenza dello Spirito nella storia con i provvedimenti di “polizia” disposti ai vers.21-22, e attuati ai vers.23-24.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Quali fonti avranno letto i funzionari del re per dargli le informazioni richieste? Ciò che viene riferito è decisamente deformato, volutamente – penso – ingigantito: si attribuisce ai re d’Israele il dominio su tutto il “territorio dell’Oltrefiume”, cioè alla grande regione che va dal fiume Eufrate fino al Mediterraneo. L’inganno, la denigrazione sono armi abituali nel mondo del potere, politico o religioso che sia; lo vediamo anche nelle vicende di Gesù, fino alla sua morte. La violenza è l’altra arma del potere: qui vediamo che “andarono in gran fretta a Gerusalemme dai Giudei e li fecero smettere con la forza e con la violenza”(v.23). Così si interrompe la costruzione del tempio e noi possiamo immaginare la delusione, l’amarezza dei rimpatriati…, la loro fede messa a dura prova…