59 Questi sono coloro che ritornarono da Tel-Melach, Tel-Carsa, Cherub-Addan e Immer, ma non avevano potuto indicare se il loro casato e la loro discendenza fossero d’Israele: 60 i figli di Delaià, i figli di Tobia, i figli di Nekodà: seicentocinquantadue; 61 tra i sacerdoti, i figli di Cobaià, i figli di Akkos, i figli di Barzillài, il quale aveva preso in moglie una delle figlie di Barzillài, il Galaadita, e veniva chiamato con il loro nome. 62 Costoro cercarono il loro registro genealogico, ma non lo trovarono e furono allora esclusi dal sacerdozio. 63 Il governatore disse loro che non potevano mangiare le cose santissime, finché non si presentasse un sacerdote con urìm e tummìm.
64 Tutta la comunità nel suo insieme era di quarantaduemilatrecentosessanta persone, 65 oltre i loro schiavi e le loro schiave in numero di settemilatrecentotrentasette; avevano anche duecento cantori e cantatrici.
66 I loro cavalli erano settecentotrentasei, i loro muli duecentoquarantacinque, 67 i loro cammelli quattrocentotrentacinque e gli asini seimilasettecentoventi.
68 Alcuni capi di casato, al loro arrivo al tempio del Signore che è a Gerusalemme, fecero offerte spontanee al tempio di Dio per edificarlo al suo posto. 69 Secondo le loro possibilità diedero al tesoro della fabbrica sessantunmila dracme d’oro, cinquemila mine d’argento e cento tuniche sacerdotali.
70 Poi i sacerdoti, i leviti, alcuni del popolo, i cantori, i portieri e gli oblati si stabilirono nelle loro città e tutti gli Israeliti nelle loro città.

Seleziona Pagina
Sembra che continui ad allargarsi la possibilità di essere tra quelli che vengono liberati dall’esilio per ritornare a Gerusalemme! Secondo i vers.59-60 partono anche quelli “che non avevano potuto indicare se il loro casato e la loro discendenza fossero d’Israele”! Per il sacerdozio le cose sono più delicate e quindi “si sospende” la loro funzione perché “cercarono il loro registro genealogico, ma non lo trovarono”. E questo fu stabilito “finchè non si presentasse un sacerdote con urim e tummim”. La versione latina traduce questi termini tecnici in modo affascinante: “…donec surgeret sacerdos doctus atque perfectus”, con tensione profetica verso una pienezza che si compirà in Gesù. Così si mette in viaggio anche tutto ciò che è loro, schiavi, cantori e animali (vers.64-67)
A Gerusalemme si compiono “offerte spontanee” per la ricostruzione del tempio. Poi ognuno va a casa sua: questo mi fa pensare. Sembra che il più sia fatto, e invece tutto deve ancora avvenire per il restauro-rifacimento del tempio. Ma forse il tempio più importante è la comunità del Popolo finalmente ricostituita nella libertà, e nella sua possibilità di celebrare e di vivere la comunione con il suo Signore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Le località citate, “Tel-Melach, Tel-Carsa, Cherub-Addan e Immer”, sono in Babilonia. Da lì partono i reduci e tutti, anche quelli di incerta origine e nazionalità, cercano di unirsi alla carovana. Così è per il popolo di Dio, al quale tutti possono accedere e nessuno può esserne escluso…- Leggiamo che alcuni avevano perso, ma altri erano riusciti a conservare, in tante traversie, i loro documenti personali e familiari, i loro “registri genealogici” (e mi vengono in mente qui le lettere e i diari di cari parenti, che sono stati salvati nelle tremende condizioni dei lager e negli impossibili viaggi dei prigionieri). Erano andati persi anche “urìm e tummìm”, quei piccoli oggetti che venivano portati “sul cuore”, non per superstizione, ma “alla presenza del Signore, per sempre”(Es 28,30). Notiamo anche, nella lista odierna, “cantori e cantatrici”: non sono gli stessi destinati al canto liturgico del tempio, sono laici che dovevano avere il compito di rallegrare e rasserenare i rimpatriati nel corso del viaggio e poi in patria. – Raggiunta la meta, la lunga carovana si scompone: ognuno torna sulla sua terra, nella propria città. Ognuno – recuperate libertà e dignità – va a radicarsi in quelle che sono le piccole-grandi cose della nostra esistenza: la casa, il paese, il campo, l’orto…