40 Leviti: figli di Giosuè e di Kadmièl, cioè figli di Odavia: settantaquattro.
41 Cantori: figli di Asaf: centoventotto.
42 Portieri: figli di Sallum, figli di Ater, figli di Talmon, figli di Akkub, figli di Catità, figli di Sobài: in tutto centotrentanove.
43 Oblati: figli di Sica, figli di Casufà,
figli di Tabbaòt, 44 figli di Keros,
figli di Siaà, figli di Padon,
45 figli di Lebanà, figli di Agabà,
figli di Akkub, 46 figli di Agab,
figli di Samlài, figli di Canan,
47 figli di Ghiddel, figli di Gacar,
figli di Reaià, 48 figli di Resin,
figli di Nekodà, figli di Gazzam,
49 figli di Uzzà, figli di Pasèach,
figli di Besài, 50 figli di Asna,
figli dei Meuniti, figli dei Nefisiti,
51 figli di Bakbuk, figli di Akufà,
figli di Carcur, 52 figli di Baslùt,
figli di Mechidà, figli di Carsa,
53 figli di Barkos, figli di Sìsara,
figli di Temach, 54 figli di Nesìach, figli di Catifà.
55 Figli degli schiavi di Salomone: figli di Sotài, figli di Assofèret, figli di Perudà, 56 figli di Iala, figli di Darkon, figli di Ghiddel, 57 figli di Sefatia, figli di Cattil, figli di Pocheret-Assebàim, figli di Amì.
58 Totale degli oblati e dei figli degli schiavi di Salomone: trecentonovantadue.

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Dopo aver citato ai vers.40-42 i pochi leviti, cantori e portieri partiti per Gerusalemme, la Parola ci dona gli elenchi di due particolari categorie: gli oblati e i figli degli schiavi di Salomone. Conviene dare un’occhiata all’origine di questi gruppi: in Giosuè 9 per quello che riguarda l’origine degli oblati e 1Re9,20-21 per gli schiavi di Salomone. Avremo la sorpresa di trovare figli di popolazioni diverse dalla discendenza di Israele. Questo mi ha portato a ricordare come anche nella “genealogia” di Gesù, in Matteo1,1-17 ci siano persone appartenenti ad altri popoli che gli Ebrei hanno incontrato nella loro storia. Per gli oblati e per i servi di Salomone si tratta di vicende lontane e difficili, che per sé non sembravano dire un ingresso di questa gente nel Popolo del Signore. Eppure oggi li troviamo “in fila” con tutti quelli che sono tornati a Gerusalemme per la costruzione del Tempio.
Mi sembra molto bello e molto importante che noi oggi ci troviamo dentro a questa “profezia”! Ed è profezia del Popolo di Dio quale sarà con Gesù: sino ai confini della terra! Profezia che ha sempre faticato nella vicenda della comunità ecclesiale. E che anche oggi si pone, in scelte anche etiche molto delicate. Il confine tra chi è dentro e chi è fuori si ripropone incessantemente. Peraltro: se dovessimo vedere chi ha un “diritto” di appartenenza, ne troveremmo qualcuno? E se volessimo fissare e descrivere la situazione di chi è escluso da tale appartenenza, potremmo trovarla? Quando sento parlare della “porta stretta” che Gesù dice si debba varcare, sono portato a pensare alla porta “strettissima” della sua infinita misericordia, che incessantemente mi costringe a rivedere tutto sia dentro di me, sia intorno a me, vicino e lontano.
Resta che i termini per indicare questi oblati e questi servi sono parole di grande onore nella tradizione ebraico-cristiana: indicano persone “totalmente date”, e persone che portano nel loro nome l’impronta del “Servo” del Signore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Se si va a ricostruire il tempio del Signore e a ripristinare il servizio liturgico, non possono mancare le categorie indicate nel brano odierno: i leviti, le persone dedite specificatamente al culto; i cantori: una bella liturgia ha bisogno del canto e della musica; i portieri, addetti forse non solo all’apertura e alla chiusura delle porte, ma anche a regolare e ordinare l’accesso. Poi ci sono gli oblati, alla lettera “i dati”; la TOB traduce “i servienti”: sono i discendenti di quegli schiavi che Giosuè aveva destinato ad essere “tagliatori di legna e portatori d’acqua per il tempio del mio Dio” (Gios. 9,23). Infine, i discendenti degli schiavi di Salomone, coloro che questo sovrano aveva arruolato “per il lavoro coatto da schiavi” (1Re 9,21). In tutta questa varietà di compiti, di stato sociale, di origini, resta il fatto che a tutti è attribuito quel “titolo”: figli…, figli… Tutti “figli”, come ha spiegato e sottolineato ieri don Giovanni.