18 Tra i figli dei sacerdoti, che avevano sposato donne straniere, si trovarono:
dei figli di Giosuè, figlio di Iosadàk, e tra i suoi fratelli: Maasia, Elièzer, Iarib e Godolia; 19 essi si impegnarono a rimandare le loro donne e offrirono un ariete come sacrificio di riparazione per le loro mancanze;
20 dei figli di Immer: Anàni e Zebadia;
21 dei figli di Carim: Maasia, Elia, Semaià, Iechièl e Ozia;
22 dei figli di Pascur: Elioenài, Maasia, Ismaele, Natanèl, Iozabàd ed Eleasà;
23 dei leviti: Iozabàd, Simei, Kelaià, chiamato anche Kelità, Petachia, Giuda ed Elièzer;
24 dei cantori: Eliasìb;
dei portieri: Sallum, Telem e Urì.
25 Quanto agli Israeliti:
dei figli di Paros: Ramia, Izzia, Malchia, Miamìn, Eleàzaro, Malchia e Benaià;
26 dei figli di Elam: Mattania, Zaccaria, Iechièl, Abdì, Ieremòt ed Elia;
27 dei figli di Zattu: Elioenài, Eliasìb, Mattania, Ieremòt, Zabad e Azizà;
28 dei figli di Bebài: Giovanni, Anania, Zabbài e Atlài;
29 dei figli di Banì: Mesullàm, Malluc, Adaià, Iasub, Seal e Ieramòt;
30 dei figli di Pacat-Moab: Adna, Chelal, Benaià, Maasia, Mattania, Besalèl, Binnùi e Manasse;
31 dei figli di Carim: Elièzer, Issia, Malchia, Semaià, Simeone, 32 Beniamino,
Malluc, Semaria;
33 dei figli di Casum: Mattenài, Mattattà, Zabad, Elifèlet, Ieremài, Manasse e Simei;
34 dei figli di Banì: Maadài, Amram, Uèl, 35 Benaià, Bedia, Cheluu, 36 Vania, Meremòt, Eliasìb, 37 Mattania, Mattenài e Iaasài;
38 dei figli di Binnùi: Simei, 39 Selemia, Natan, Adaià, 40 Macnadbài,
Sasài, Sarài,41 Azarèl, Selemia, Semaria, 42 Sallum, Amaria, Giuseppe;
43 dei figli di Nebo: Ieièl, Mattitia, Zabad, Zebinà, Iaddài, Gioele, Benaià.
44 Tutti questi avevano sposato donne straniere e rimandarono le donne insieme con i figli.

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PRIMA PARTE
In questi giorni mi sono arrivati diversi messaggi con domande e obiezioni su questa vicenda delle donne straniere e del loro rimando da parte di chi le aveva prese in moglie. Approfitto di questo ultimo tratto del Libro di Esdra per riprendere quello che già abbiamo colto nei capitoli precedenti..
Tutto quello che riguarda le nozze è molto prezioso e delicato per la fede e per la tradizione ebraico-cristiana, perché le nozze sono immagine privilegiata della comunione che Dio stabilisce con il suo popolo e, in Gesù, con l’intera umanità. Per questo, le “nozze” sono un primo assoluto con il quale si confronta la realtà e la vicenda di ogni persona e di tutto il popolo. Il legame con “donne straniere” è dunque segno di un tradimento nei confronti delle “nozze” con il Signore. I figli che ne nascono sono il prodotto amaro di una condizione idolatrica, dove l’ “idolo” ha preso il posto di Dio. Evidentemente, questo “tradimento” ha forme e livelli di diverso rilievo: per questo abbiamo visto come non si possa trattare genericamente il peccato di “adulterio”, ma esso debba essere esaminato con attenzione e cura, caso per caso. Così abbiamo visto al cap.10.
La fedeltà nuziale verso Dio è costituita da elementi “oggettivi”, come la circoncisione per i padri ebrei e il battesimo per i fratelli di Gesù, ed è caratterizzata dalla concreta storia di ciascuno e della stessa comunità, attraverso il rapporto con la Parola di Dio, che nella pienezza dei tempi è il Vangelo di Gesù, il Cristo del Signore. L’ascolto della Parola e la vita di ciascuno e di tutto il popolo è generata e guidata dallo Spirito. In tale strada si incontrano tutte le grazie del Signore, le insidie del Male, i peccati, la misericordia divina, il pentimento, la comunione donata, smarrita, ritrovata, accresciuta….: é la “storia della salvezza” di ciascuno e di tutti.
SECONDA PARTE
Le nozze con Dio generano, esigono, illuminano e guidano la comunione tra noi. Il duplice comandamento dell’amore di Dio e del prossimo sono, in Gesù, la sintesi suprema e la chiarificazione sublime del mistero nuziale della nostra vita. Il “rimando delle donne straniere” significa quindi il pentimento e il ripudio dei nostri peccati per ritrovare tutta la luce della nostra relazione con Dio e tra di noi. Il rimando tra amore di Dio e amore del prossimo è assolutamente necessario ed esigente: non ci può essere l’uno senza l’altro! Le Scritture parlano però di “odio” verso i nemici, addirittura di “uccisione” del nemico, e, qui, di “rimando”, di cacciata! Come ricevere queste parole ? Se teniamo presente il criterio fondamentale dell’ascolto cristiano della Parola, per il quale bisogna farsi “leggere la Parola” da Gesù, per cogliere la sua presenza in ogni parola delle Scritture, troveremo due doni in tutto ciò. Innanzi tutto l’intendimento “spirituale” della Parola, cioè secondo lo Spirito del Signore. E quindi, per esempio, intenderemo l’allontanamento di queste donne come immagine della nostra liberazione dai nostri comportamenti idolatrici. E poi, se pensiamo che in realtà, sempre per stare in questa immagine delle donne straniere, esse sono state effettivamente allontanate, dobbiamo allora tutto portare a quella pienezza che in Gesù assume tutta la storia della salvezza e tutta la storia dell’umanità, pienezza per la quale, nei primi versetti del cap. otto del Vangelo secondo Giovanni, la donna trovata in peccato e dunque da condannare secondo la Legge, Gesù non la condanna, perché Egli assume su di Sé la pena del peccato di lei!
Se riflettiamo su questo, vedremo che ora nessuna persona deve essere allontanata e può non essere amata. Nessuna donna può, o deve, essere allontanata! Ciascuno e tutti devono essere amati secondo il criterio supremo del comandamento dell’Amore di Dio e del Prossimo. E teniamo presente che ho scritto adesso il termine “Prossimo” con la “P” maiuscola, perché il Prossimo è per me e per tutti noi quel “Dio per me” che è Gesù. Il mio prossimo è, secondo la parabola del Samaritano di Luca 10, Colui che si è fatto Prossimo a me e mi ha salvato. E incessantemente mi salva. E’ Gesù.
Mi piace, a conclusione del mio povero “balbettìo”, ricordare la grande norma dei padri della Chiesa, meravigliosamente ripresa nei nostri tempi dal Beato Papa Giovanni, secondo la quale bisogna odiare il peccato amando il peccatore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
La lista dei “colpevoli” – ci dicono le note – è probabilmente incompleta: sono elencate centoundici persone da una popolazione di circa 30 mila. Tutte le categorie vi sono rappresentate: sacerdoti, leviti, cantori, portieri e laici. Si tratta di uomini ben individuati, di cui sono noti il padre e la funzione sociale, persone “uniche” davanti a Dio e nella comunità… Alla luce di quanto abbiamo meditato nei giorni scorsi, possiamo – credo – allungare la lista, leggervi anche i nostri nomi e orientarci secondo le considerazioni odierne di don Giovanni. Lo scriba Esdra – che ha studiato “con tutto il cuore” e insegnato le Scritture, uomo capace di sperare e di fidarsi pienamente del suo Dio in situazioni così difficili – ci ha fatto capire (almeno un po’) come il Signore ci sia accanto e operi attraverso gli eventi della storia e le persone che ci sono vicine, come Egli si esprima, si manifesti e parli. “La mano benevola del suo Dio era su di lui…”.
Caro D. Giovanni
Credo che la linea interppretativa che tu hai adottato sia senz’altro confaciente allo spirito del testo, tuttavia mi pare che ci siano seri interrogativi che non lascino in pace le coscienze, almeno non la mia. 1) Ancora una volta ad andarci di mezzo sono i più deboli e indifesi. 2) C’è un peccato degli israeliti che conoscevano la legge e non delle loro mogli e chi deve essere sacrificato,donne e bambini. 3)C’è un patto con Dio contro l’idolatria e chi diventa simbolo di peccato ed è colpito dalla pena? Degli stranieri innocenti. 4)C’è un patto nuziale tra Dio e il suo popolo da custodire, ma ciò che viene sacrificato è il patto nuziale che lega lo sposo alla sua sposa, con il sacrificio di quest’ultima. L’uomo è per il Sabato o il Sabato per l’uomo? Perchè non pensare secondo il libro di Ruth e fare entrare, accogliere lo straniero come anche la legge invita a fare così come la difesa di questi innocenti che diverranno orfani e vedove? Cosa è questa separazione per una purezza così degradata come poteva essere quella di chi ritornava dall’esilio ; Dio non li aveva forse benedetti proprio attraverso un Re straniero? E infine non è lo stesso atteggiamento del figlio maggiore della parabola che non vuole che il contaminato entri? Tutte queste prove di Esdra mi senbrano più tentativi di cercare pagliuzze senza vedere alla fine la via della misericordia. In sostanza lo scandalo c’è e credo che debba rimanere aperto.
Grazie per tutte le tue benedizioni che volentieri ti restituisco.
Adler