36 In ciascun giorno offrirai un giovenco in sacrificio per il peccato, in espiazione; toglierai il peccato dall’altare facendo per esso il sacrificio espiatorio e in seguito lo ungerai per consacrarlo. 37 Per sette giorni farai il sacrificio espiatorio per l’altare e lo consacrerai. Diverrà allora una cosa santissima e quanto toccherà l’altare sarà santo. 38 Ecco ciò che tu offrirai sull’altare: due agnelli di un anno ogni giorno, per sempre. 39 Offrirai uno di questi agnelli al mattino, il secondo al tramonto. 40 Con il primo agnello offrirai un decimo di efa di fior di farina impastata con un quarto di hin di olio vergine e una libazione di un quarto di hin di vino. 41 Offrirai il secondo agnello al tramonto con un’oblazione e una libazione come quelle del mattino: profumo soave, offerta consumata dal fuoco in onore del Signore. 42 Questo è l’olocausto perenne per le vostre generazioni, all’ingresso della tenda del convegno, alla presenza del Signore, dove io vi darò convegno per parlare con te. 43 Io darò convegno agli Israeliti in questo luogo, che sarà consacrato dalla mia Gloria. 44 Consacrerò la tenda del convegno e l’altare. Consacrerò anche Aronne e i suoi figli, perché siano miei sacerdoti. 45 Abiterò in mezzo agli Israeliti e sarò il loro Dio. 46 Sapranno che io sono il Signore, il loro Dio, che li ho fatti uscire dal paese d’Egitto, per abitare in mezzo a loro, io il Signore, loro Dio.
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Nelle parole che oggi riceviamo dalla bontà di Dio possiamo cogliere l’annuncio della “consacrazione” del tempo: il tempo è il tempo della salvezza; la storia è la storia della salvezza. Tutta la creazione e tutta la storia vengono raccolte nel grande tesoro dell’amore di Dio.
Troviamo una prima annotazione di tempo ai vers.36-37:”In ciascun giorno…Per sette giorni..”, che dice la quotidianità e la totalità del tempo. Tutto il tempo è protetto dall’azione di Dio. E dalla sua presenza e dalla sua azione è caratterizzato il quotidiano, indicato dai termini temporali del mattino e del tramonto. Possiamo ricordare questa sottolineatura del tempo in Genesi 1 (là si diceva sera e mattina, mentre qui si dice mattina e tramonto); il tempo è dunque quello dell’azione di Dio che crea e salva (e qui ricordiamo che secondo la fede dei padri ebrei Dio salva non solo perchè interviene nella storia segnata dal peccato, ma salva già creando, perchè, chiamando tutto all’esistenza, lo salva …dal nulla, dall’inesistenza!). I due olocausti quotidiani sono il segnale quotidiano di questa assoluta protezione di Dio nei confronti della storia. A questo si può aggiungere che ogni giorno il sacrificio era fatto non solo per Israele, ma anche per tutte le nazioni: è ciò che in quella notte d’agosto del 70, mentre il Tempio bruciava, alcuni anziani degli ebrei dissero piangendo ad alcuni soldati romani: come potrete fare ormai, dato che vi siete preclusi la possibilità dell’offerta quotidiana per voi? Distrutto il tempio, infatti, finisce l’antica economia sacrificale!
Mi sembra molto importante anche il rapporto tra il tempo, il sacrificio, e le cose create, che entrano in tutto ciò come “vittime” offerte a Dio: e non solo i due agnelli del mattino e della sera, ma anche la farina impastata, il vino e l’olio. Così si realizza quel compito “sacerdotale”, cioè di mediazione tra le creature e il Creatore, che era stato stabilito per l’uomo fin dalla creazione.
Il ver.42 ci dona una ulteriore annotazione di tempo:”Questo è l’olocausto perenne per le vostre generazioni…”. Le generazioni tutte avvolte da questo evento salvifico e da questo compito sacerdotale! In questi vers.42-46 è molto bello cogliere il significato della “consacrazione” di questo popolo sacerdotale (..la tenda del convegno…dove io vi darò convegno per parlare con te..darò convegno agli Israeliti in questo luogo consacrato dalla mia gloria. Consacrerò la tenda…consacrerò Aronne…” E il bello è che questa “consacrazione” si svelerà come “l’abitare di Dio in mezzo al suo popolo”!(ver.45). Tutto ciò sarà la “memoria” della storia della salvezza. Il ver.46 è la grande sintesi:”Sapranno che io sono il Signore, il loro Dio, che li ho fatti uscire dal paese d’Egitto, per abitare in mezzo a loro, io, il Signore, loro Dio”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
il v.37 “consacrerai l’altare. Diverrà allora una cosa santissima e quanto toccherà l’altare sarà santo” fa vedere non solo la necessità di questo consacrazione degli oggetti che vengono in contatto con la gloria di Dio ma anche la potenza che essi a loro volta assumono: la consacrazione si trasmette per contatto! Fa paura ma nello stesso tempo è una bella grazia!
il v.42 dice: “Questo è l’olocausto perenne per le vostre generazioni, all’ingresso della tenda del convegno, alla presenza del Signore, dove io vi darò convegno per parlare con te”. Mi è piaciuto il gioco tra i pronomi “vi” darò convegno per parlare “con te”. La liturgia, l’appuntamento è necessariamente comunitario ma le parole, quello che sentiamo sono proprio per noi! Impressiona come la verità di questa affermazione abbia passato i secoli, le generazioni e sia arrivata fino a me oggi.
I vv. 36-37 riprendono il discorso dell’altare degli olocausti, la cui costruzione era stata progettata in 27,1-8. In 38,1-7 l’altare viene costruito e in 40,10 consacrato con l’unzione. Mi sembra importante notare che l’altare degli olocausti, nonostante sia progettato da Dio ed eseguito esattamente secondo il modello mostrato a Mosè sul monte Sinai, porta tuttavia in sé originariamente il peccato, per cui esso stesso dev’essere anzitutto espiato ed in seguito unto per essere consacrato e divenire così successivamente causa di santificazione: «toglierai il peccato dall’altare facendo per esso il sacrificio espiatorio e in seguito lo ungerai per consacrarlo… Diverrà allora una cosa santissima e quanto toccherà l’altare sarà santo». Anche l’altare, come l’uomo, non è originariamente innocente.
I vv. 38-42, per la stessa ragione sopra detta, cioè per la presenza permanente del peccato in ogni generazione, fa fronte al regime del peccato col regime del sacrificio continuo, due volte al giorno, alla mattina e alla sera. Si dovrà attendere l’unico e definitivo sacrificio di Cristo per risolvere finalmente la questione della sovranità del peccato nella storia dell’umanità: «Era dunque necessario che i simboli delle realtà celesti fossero purificati con tali mezzi; le realtà celesti poi dovevano esserlo con sacrifici superiori a questi. Cristo infatti non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore, e non per offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui. In questo caso, infatti, avrebbe dovuto soffrire più volte dalla fondazione del mondo. Ora invece una volta sola, alla pienezza dei tempi, è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come è stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una volta per tutte allo scopo di togliere i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione col peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza» (Eb 9,23-28).
I vv. 43-45 aggiungono che oltre ai sacerdoti (cf. 29,1-35) e all’altare degli olocausti (cf. vv. 36-37) anche la tenda del convegno sarà consacrata. Particolarmente in essa Dio si incontrerà col suo popolo: Egli parlerà e gli ebrei lo riconosceranno come Colui che li ha liberati dall’Egitto proprio con questo obiettivo, di abitare in mezzo a loro.