25 Perciò guardatevi bene dal rifiutare Colui che parla, perché, se quelli non trovarono scampo per aver rifiutato colui che proferiva oracoli sulla terra, a maggior ragione non troveremo scampo noi, se volteremo le spalle a Colui che parla dai cieli. 26 La sua voce un giorno scosse la terra; adesso invece ha fatto questa promessa: Ancora una volta io scuoterò non solo la terra, ma anche il cielo. 27 Quando dice ancora una volta, vuole indicare che le cose scosse, in quanto create, sono destinate a passare, mentre rimarranno intatte quelle che non subiscono scosse. 28 Perciò noi, che possediamo un regno incrollabile, conserviamo questa grazia, mediante la quale rendiamo culto in maniera gradita a Dio con riverenza e timore; 29 perché il nostro Dio è un fuoco divorante.
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Questi versetti ci mettono di fronte ad alcune grandi realtà. La prima è “Colui che parla”: Dio, che si è messo in dialogo con noi, e la sua parola che illumina la nostra esistenza. Attenti a non trascurarla, non rifiutarla, come fecero talvolta i nostri padri e fratelli dell’antica alleanza. Quella Voce, quella Parola scosse un giorno la terra, poi ha scosso la terra, il cielo e i popoli, per portare tutti – dice il profeta Aggeo – alla vera pace. Ed ecco “il regno incrollabile” che noi già possediamo, un possesso che dobbiamo conservare (e portare a compimento) rendendo culto “in maniera gradita a Dio con riverenza e timore”. “Il nostro Dio è un fuoco divorante”: un fuoco d’amore che Gesù è venuto ad accendere e far risplendere per noi, perché la nostra vita ne sia purificata, ravvivata, trasformata…
In questo brano la nostra attenzione interiore è attratta dal “titolo” che identifica la Persona del Signore come “Colui che parla”!
La rilevanza assoluta che per la fede ebraica e cristiana ha “la Parola del Signore” ci chiede oggi di considerare la Parola non solo come il riferimento privilegiato alla “Parola”, ma come l’evento e la presenza di “Colui che parla”: il Signore Gesù! Il Signore della nostra vita!
La Parola che si è fatta carne fino al sacrificio d’amore del Cristo crocifisso e risorto!
Il Signore che “parla dai cieli” (ver.25), e così guida e salva la nostra vita!
La nostra quotidiana convocazione intorno alla Parola di Dio, nella Messa quotidiana e in tutte le ore della nostra preghiera personale e comunitaria, celebra l’evento quotidiano della carità di Dio nel dono della sua Parola.
Anzi, per la Parola che in questo momento stiamo ascoltando, nell’evento di “Colui che ci parla”!
Dunque, l’evento divino del suo parlare giorno per giorno e ora per ora alla nostra persona e alla nostra umile esistenza!
La nostra comunione con Dio si attua e si compie nell’evento del suo parlare a noi e nel nostro ascoltarlo!
Qui si pone il delicato problema dell’interpretazione del testo quando dice che la sua Parola scuoterà “non solo la terra, ma anche il cielo” (ver.26).
Vi sarò grato se mi vorrete dare qualche suggerimento!
Io oggi mi permetto di azzardare un’interpretazione che voi farete bene a correggere!
Forse, dicendoci di “cose scosse” che “in quanto create, sono destinate a passare”, la nostra lettera fa riferimento generale e generico a tutta la creazione!
Quando dice di “cose intatte”, che sono quelle che “rimarranno intatte”, forse sta riferendosi alla suprema grazia del dono divino che in Gesù è stato creato e disposto per noi: la signoria di Gesù, la paternità di Dio e quindi il vincolo di eterno amore che in Cristo ci unisce a Dio Padre come figli amati e fratelli tra noi!
Queste realtà supreme “non subiscono scosse”! (ver.27).
Tale è la grazia suprema per noi, “che possediamo un regno incrollabile” (ver.28)!!
Tale è la “la grazia, mediante la quale rendiamo culto in maniera gradita a Dio con riverenza e timore; perché il nostro Dio è un fuoco divorante”(ver.29).
Dio ti benedica. E tu facci partecipi della tua benedizione. Francesco e Giovanni.