18Voi infatti non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile né a un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta, 19né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere più a loro la parola. 20Non potevano infatti sopportare quest’ordine: Se anche una bestia toccherà il monte, sarà lapidata. 21Lo spettacolo, in realtà, era così terrificante che Mosè disse: Ho paura e tremo. 22Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all’adunanza festosa 23e all’assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, 24a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova, e al sangue purificatore, che è più eloquente di quello di Abele.

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Se da una parte la memoria della Prima Alleanza è profezia e preparazione essenziale di quella Nuova, se si può dire che la Prima custodisce tutti gli elementi che la Nuova espliciterà pienamente, se bisogna dire che senza il riferimento alla Prima Alleanza, la Nuova sarebbe incomprensibile e non fruibile, tuttavia è essenziale anche il sottolineare l’incomparabile bellezza dell’Alleanza nel sangue di Gesù, e anche la sua dolcezza! Ci troviamo quindi, con la Parola che oggi ci viene regalata, a considerare ancora una volta la responsabilità etica che scaturisce dalla luminosità del dono che in Gesù abbiamo ricevuto.
I vers.18-21 fanno memoria di Esodo 19 sottolineano il carattere di grandiosità spaventosa dell’accostarsi di Dio al suo Popolo. E introduce la descrizione di quegli eventi con un’ affermazione in negativo: “Voi infatti non vi siete avvicinati…”. Si tratta di una citazione moto libera che la nostra Lettera fa di quegli antichi avvenimenti, con l’intendimento di enfatizzarne il carattere di violenza, fino al punto di provocare un impaurito rifiuto: “Non potevano infatti sopportare…”. Mosè stesso, con una citazione di Deuteronomio 9, confessa la sua paura. Qui noi possiamo constatare che più il Signore si accosta all’umanità, secondo la grande esperienza di Israele, più attenuerà la grandiosità dei segni e della loro manifestazione. E questo fino agli eventi supremi di Gesù, della sua nascita come uomo e della sua morte in Croce.
A contrasto, viene descritto il nostro accesso non al Sinai, ma “al monte Sion, alla città del Dio vivente”(ver.22). Approfitto del dono di questa Parola per richiamare la mia e la vostra attenzione allo splendore della nostra Liturgia, e quindi all’evento supremo della nostra vita di fede, dove appunto noi entriamo e celebriamo gli eventi che oggi sono ricordati: la Gerusalemme celeste, le migliaia di angeli, l’adunanza festosa, l’assemblea dei primogeniti, cioè la condizione figliale in virtù della Pasqua di Gesù, il primogenito del Padre…e infine lo stesso Gesù, e il suo sacrificio d’amore “più eloquente di quello di quello di Abele” di cui è scritto “La voce del sangue di tuo fratello grida a me..”(Genesi 4,10). Mi sembra molto importante che oggi ci venga così ripresentata la meraviglia della nostra Liturgia pasquale, peraltro così semplice e umile, e proprio per questo capace di attualizzare l’immensità del mistero di Gesù e quindi la nostra partecipazione, fin d’ora (!), alla luce della Gerusalemme del cielo.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.