10 Quando il Signore, tuo Dio, ti avrà fatto entrare nella terra che ai tuoi padri Abramo, Isacco e Giacobbe aveva giurato di darti, con città grandi e belle che tu non hai edificato, 11 case piene di ogni bene che tu non hai riempito, cisterne scavate ma non da te, vigne e oliveti che tu non hai piantato, quando avrai mangiato e ti sarai saziato, 12 guàrdati dal dimenticare il Signore, che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile. 13 Temerai il Signore, tuo Dio, lo servirai e giurerai per il suo nome. 14 Non seguirete altri dèi, divinità dei popoli che vi staranno attorno, 15 perché il Signore, tuo Dio, che sta in mezzo a te, è un Dio geloso; altrimenti l’ira del Signore, tuo Dio, si accenderà contro di te e ti farà scomparire dalla faccia della terra. 16 Non tenterete il Signore, vostro Dio, come lo tentaste a Massa. 17 Osserverete diligentemente i comandi del Signore, vostro Dio, le istruzioni e le leggi che ti ha date. 18 Farai ciò che è giusto e buono agli occhi del Signore, perché tu sia felice ed entri in possesso della buona terra che il Signore giurò ai tuoi padri di darti, 19 dopo che egli avrà scacciato tutti i tuoi nemici davanti a te, come il Signore ha promesso. 20 Quando in avvenire tuo figlio ti domanderà: “Che cosa significano queste istruzioni, queste leggi e queste norme che il Signore, nostro Dio, vi ha dato?”, 21 tu risponderai a tuo figlio: “Eravamo schiavi del faraone in Egitto e il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente. 22 Il Signore operò sotto i nostri occhi segni e prodigi grandi e terribili contro l’Egitto, contro il faraone e contro tutta la sua casa. 23 Ci fece uscire di là per condurci nella terra che aveva giurato ai nostri padri di darci. 24 Allora il Signore ci ordinò di mettere in pratica tutte queste leggi, temendo il Signore, nostro Dio, così da essere sempre felici ed essere conservati in vita, come appunto siamo oggi. 25 La giustizia consisterà per noi nel mettere in pratica tutti questi comandi, davanti al Signore, nostro Dio, come ci ha ordinato”.
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Mi sembra di avvertire l’esigenza forte di ascoltare queste parole nella guida e nel confronto con i testi della creazione e del peccato, in Genesi 1-3. Tutto infatti è dono! Non c’è qualcosa che sia staccato e indifferente rispetto al mistero dell’amore di Dio per l’umanità! Tutto quello che siamo e c’è in noi e intorno a noi, nulla escluso, tutto viene a noi da Dio. La radicalità delle negazioni messe davanti ad ogni verbo dei vers.10-12 costringono ad una riflessione che arrivi a concludere che anche azioni che ci sembrino assolutamente “nostre”, e quindi origine di nostri meriti e diritti, sono anch’esse dono di Dio! Proprio dentro alle fiù forti dinamiche della storia, il piccolo popolo di Dio non deve “dimenticare il Signore”. Questa memoria viva del dono di Dio non è però un annullamento dell’azione dell’uomo e della sua responsabilità della storia. Al contrario! Tutto quello che l’uomo può e deve fare è la sua liberissima accoglienza e la sua profonda celebrazione di una storia che iin ogni suo frammento trovala sua spiegazione ultima e concreta nell’atto originario di liberazione operato da Dio! Dunque, accanto ad un “peccato originale” che segna e chiude tutta l’umanità nella prigione del male e della morte, il piccolo popolo del Signore, a nome di tutta l’umanità, è chiamato a vivere una storia nuova, nata e guidata dall’evento altrettanto “originale” della salvezza e della liberazione. La vita del credente è cioè chiamata a celebrare con pienezza la contestazione radicale alla prigionìa del male e della morte e l’affermazione della nuova vita dei liberi figli di Dio in quella “Terra” che è di fatto il ritorno (la conversione!) al giardino perduto della comunione con Dio.
Per questo viene, come immediata conseguenza di questo evento “originale” di salvezza liberante, l’esigente confronto “nuziale” con la gelosia di Dio: il suo non ammettere altre separazioni e abbandoni, provocati da adultèri idolatrici (vers.14-15). Per questo viene richiesto un atteggiamento di totale abbandono di fede (ver.16), e un’appassionata osservanza di tutte le norme di fedeltà e di comunione che Dio ha regalato al suo popolo come via e custodia della comunione nuziale tra Lui e il suo popolo (vers.17-19).
Ai vers.20-25 viene allora stabilito il fondamento dell’etica e quindi il “senso”, il significato e il motivo profondo di “queste istruzioni, queste leggi e queste norme”(ver.20) che il Signore ha dato a Israele. Non si tratta di norme di comportamento dettate da un’etica razionale statica e collocata fuori dalla storia, ma dell’evento vivo della salvezza e della liberazione incessantemente presente e attuale in ogni vicenda della storia di ogni persona come del popolo di Dio e, prospetticamente, di tutti i popoli. Dice il ver.25 che “l’aver cura di fare tutti i comandamenti” davanti al Signore è la nostra più profonda partecipazione alla battaglia che Dio combatte per i suoi figli, perchè siano, come ascoltiamo dal ver.24, “sempre felici”, “ed egli ci conservasse in vita come ha fatto finora”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“…città… che non hai edificato, case… che tu non hai riempito, cisterne scavate ma non da te, vigne e oliveti che tu non hai piantato…”(vv. 10-11): dobbiamo proprio eliminare la “categoria del merito”, perché tutto ci è donato e dato gratuitamente. Un’altra affermazione viene ripetuta nei testi di questi giorni: lo scopo di tutto è di “essere sempre felici ed essere conservati in vita”(v.24): non ci sembra vero, quasi non ci crediamo che Lui voglia solo questo, che siamo felici, che stiamo bene, che viviamo appieno questa nostra vita.