23 Quando udiste la voce in mezzo alle tenebre, mentre il monte era tutto in fiamme, i vostri capitribù e i vostri anziani si avvicinarono tutti a me 24 e dissero: “Ecco, il Signore, nostro Dio, ci ha mostrato la sua gloria e la sua grandezza, e noi abbiamo udito la sua voce dal fuoco; oggi abbiamo visto che Dio può parlare con l’uomo e l’uomo restare vivo. 25 Ma ora, perché dovremmo morire? Questo grande fuoco infatti ci consumerà. Se continuiamo a udire ancora la voce del Signore, nostro Dio, moriremo. 26 Chi, infatti, tra tutti i mortali ha udito come noi la voce del Dio vivente parlare dal fuoco ed è rimasto vivo? 27 Accòstati tu e ascolta tutto ciò che il Signore, nostro Dio, dirà. Tu ci riferirai tutto ciò che il Signore, nostro Dio, ti avrà detto: noi lo ascolteremo e lo faremo”. 28 Il Signore udì il suono delle vostre parole, mentre mi parlavate, e mi disse: “Ho udito le parole che questo popolo ti ha rivolto. Tutto ciò che hanno detto va bene. 29 Oh, se avessero sempre un tal cuore, da temermi e da osservare tutti i miei comandi, per essere felici loro e i loro figli per sempre! 30 Va’ e di’ loro: Tornate alle vostre tende. 31 Ma tu resta qui con me e io ti detterò tutti i comandi, tutte le leggi e le norme che dovrai insegnare loro, perché le mettano in pratica nella terra che io sto per dare loro in possesso”.
32 Abbiate cura perciò di fare come il Signore, vostro Dio, vi ha comandato. Non deviate né a destra né a sinistra; 33 camminate in tutto e per tutto per la via che il Signore, vostro Dio, vi ha prescritto, perché viviate e siate felici e rimaniate a lungo nella terra di cui avrete il possesso.
Seleziona Pagina
La comunicazione diretta tra Dio e gli uomini deve essere considerata un evento isolato, prezioso per dire che “Dio può parlare con l’uomo e l’uomo restare vivo”(ver.24). Ma non è condizione possibile nella continuità della storia.Perchè? Perchè la natura dell’uomo è ferita. Ricordiamo la vicenda di Genesi 3 e la riposta di Adamo a Dio che lo cerca: “Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perchè sono nudo, e mi sono nascosto”(Genesi 3,10). Tuttavia, in questo momento il popolo ha constatato che “Dio può parlare con l’uomo, e l’uomo restare vivo” (ver.24). La versione greca orienta tutto addirittura verso un’ipotesi positiva: “…può parlare il Signore ad un uomo, e questi vivrà”.
Ci troviamo dunque come in una situazione “intermedia”, e Dio giudica positivamente l’idea che ci debba essere un mediatore: Mosè (vers.27-28). E in questo Dio vede e afferma che il popolo è pieno di “timore di Dio” (ver.29), che non è paura, ma consapevolezza della presenza di Dio nella sua storia, e quindi dell’inevitabile – e giusta – sproporzione in cui vive chi ha ricevuto il dono della fede!
Ricordiamo allora quanto Paolo scrive a questo proposito: “Uno solo è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti” (1Timoteo 2,5-6). Questa affermazione è di capitale importanza per due motivi: da una parte conferma l’assoluta necessità di quella mediazione che ha in Gesù la sua pienezza. E dall’altra, con quel “ha dato se stesso in riscatto per tutti”, ci dona una luce potente sulla Passione del Signore, veramente “consumato” nella sua accoglienza-obbedienza alla Parola del Padre! Dunque, questa mediazione lo consuma sulla croce, e la risurrezione lo pone tra noi come il principoio di questa “mediazione” che ci coinvolge interamente e che pone anche noi su questa linea di confine, di separazione sottile e drammatica tra Dio e l’uomo, tra la morte e la risurrezione.
La nostra Piccola Regola di vita cristiana ci ricorda tutto questo dicendo che ” il Mistero della Messa opera in ciascuno la morte della creatura e la risurrezione e glorificazione del Verbo Incarnato. Dunque, quella “mediazione” diventa necessariamente la lama sottile su cui cammina la vita del cristiano, sempre collocata sul baratro tra la vita e la morte, e non solo e non tanto come eventi biologici, quanto come interpretazione di tutto quello che accade, di tutto quello che si pensa e si fa.
]io ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il v. 24 ci dice lo stupore della scoperta del popolo al Sinai: “Abbiamo visto che Dio può parlare (o “parlerà”) con l’uomo e l’uomo restare vivo”. Dio, “il vivente” vuole parlare all’uomo le sue parole di vita perchè l’uomo e il popolo viva una vita lunga e sia felice. Questo è il grande progetto di Dio. E si inserisce qui il problema di come fa il popolo ad ascoltare senza morire. Perchè Dio parla tra il fuoco e il popolo morirà. Allora viene espressa la richiesta di un mediatore. E’ l’intuizione che il popolo ha dell’intercessione del Messia. Intercessione che Dio prepara e che il popolo desidera, così come è stato – in figura – con Mosè. Al v. 32 ancora viene presentata una serie di verbi ad esprimere la recezione della parola da parte del popolo: non solo ascoltare per farla, ma ascoltare, custodire e farla. Questo “custodire” la parola, osservarla, tenerla nel cuore e ricordarla è in qualche modo il primo passo necessario verso il fare. Così nel Vangelo, la parola viene seminata in ogni terreno dal divino seminatore, il terreno che la custodisce porta frutto in molte misure. Nella versione greca del v.27 è ripetuta più volte la parola “tutto”: ascolterai “tutto” ciò che il Signore ti dirà, e noi ascolteremo da te “tutto” ciò che il Signore ci dice. Il popolo fa una affermazione di desiderio di fedeltà totale a ciò che riceverà da Dio per la mediazione di Mosè. Anche Gesù, nel Vangelo rivela ai suoi tutto ciò che ha ascoltato dal Padre, e così li chiama e fa suoi amici (Gv 15:15). Possiamo anche notare la bellezza del v. 28 che dice come, accanto alla esigenza e alla disposizione del popolo all’ascolto, anche Dio, da parte sua, “ascolta” le parole del suo popolo, non è distante da loro, nè disinteressato: “Il Signore ascoltò le vosytre parole mentre mi parlavate…”
Il popolo ha timore, ha paura: come può l’uomo avvicinarsi così a Dio, intavvedere qualcosa di Lui…, e rimanere in vita? Dio apprezza questi sentimenti: magari il popolo conservasse sempre questo senso della sproporzione (vedo che anche d. Giovanni ha usato questa parola) tra i due partner dell’alleanza!Israele vive qui quello che poi viene chiamato “sacro timor di Dio”… E tuttavia il Signore Dio ha voluto saltare lo steccato, o forse meglio l’abisso che ci divideva: ha unito cielo e terra, Dio e uomo, nella persona del Figlio,”Emanuele”. Egli ama “troppo” l’uomo che ha fatto, la vita che ha dato, l’universo che ha creato, per starsene lontano, in solitudine. La sua dimora ormai è tra noi, in noi, è quaggiù.