44 Questa è la legge che Mosè espose agli Israeliti. 45 Queste sono le istruzioni, le leggi e le norme che Mosè diede agli Israeliti quando furono usciti dall’Egitto, 46 oltre il Giordano, nella valle di fronte a Bet-Peor, nella terra di Sicon, re degli Amorrei, che abitava a Chesbon, e che Mosè e gli Israeliti sconfissero quando furono usciti dall’Egitto. 47 Essi avevano preso possesso della terra di lui e del paese di Og, re di Basan – due re Amorrei che stavano oltre il Giordano, a oriente –, 48 da Aroèr, che è sulla riva del torrente Arnon, fino al monte Sirion, cioè l’Ermon, 49 con tutta l’Araba oltre il Giordano, a oriente, fino al mare dell’Araba sotto le pendici del Pisga.
1 Mosè convocò tutto Israele e disse loro: «Ascolta, Israele, le leggi e le norme che oggi io proclamo ai vostri orecchi: imparatele e custoditele per metterle in pratica. 2 Il Signore, nostro Dio, ha stabilito con noi un’alleanza sull’Oreb. 3 Il Signore non ha stabilito quest’alleanza con i nostri padri, ma con noi che siamo qui oggi tutti vivi. 4 Il Signore sul monte vi ha parlato dal fuoco faccia a faccia, 5 mentre io stavo tra il Signore e voi, per riferirvi la parola del Signore, perché voi avevate paura di quel fuoco e non eravate saliti sul monte.

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Il v. 44 e il v. 1 sottolineano la parte di mediatore che Mosè ha svolto nei confronti di Israele, dandogli la legge da parte di Dio: “Queste sono le istruzioni, le leggi e le norme che Mosè diede agli Israeliti…”. In questo è figura del Signore Gesù, che il N.T. proclama “unico mediatore” tra Dio e gli uomini (1Tim 2:5). La Legge di Mosè rende testimonianza a Gesù: “Se credeste a Mosè, credereste anche a me, perchè di me egli ha scritto” (Gv 5:46). La “Legge di Mosè” poi, adempie il suo compito nel testimoniare “tutto quello che doveva accadere a Gesù”, come Egli stesso ricorda ai discepoli dopo la sua resurrezione (Lc 24:44). Nel v. 1 Mosè descrive con 4 verbi importanti l’atteggiamento che Dio gradisce nel suo popolo di fronte alla sua parola: “Ascolta, … imparale;… custodiscile,… per farle”. Non si tratta di un ascolto superficiale, ma di un ascolto che ama, che impara le parole e le ricorda; che le custodisce meditandole nel cuore, un ascolto che conduce ad operare per amore. E’ lo stesso comando che, rinnovandolo con al Sua parola, Gesù dà ai suoi discepoli dopo la sua resurrezione, mandandoli a tutte le nazioni (e ormai non più al solo popolo di Israele): “Andate dunque, e AMMAESTRATE tutte le nazioni, …. INSEGNANDO loro ad OSSERVARE tutto ciò che vi HO COMANDATO” (Mt 28:19-20). v. 3 “Il Signore non ha stabilito la sua alleanza con i nostri padri, ma con noi che siamo oggi qui tutti in vita…”: “oggi”, “qui”: sono parole importantissime anche per noi, perchè ci ricordano che il Suo patto non è un patto antico, una alleanza superata, ma riguarda noi, oggi. Perciò dice che questo patto non riguarda i nostri padri liberati dalla schiavitù dell’Egitto, nè quelli che hanno disobbedito e sono morti nei 40 anni di peregrinazione nel deserto. E questo stupisce, perchè in realtà loro erano presso l’Oreb, loro hanno ascoltato la voce del Signore parlare dal fuoco. Ma quelle parole non erano per loro. Oggi ci viene detto che questa alleanza e queste parole SONO PER NOI, per i viventi, oggi. Dt 29:14 riprendendo questo pensiero, aggiungerà che sono anche per le generazioni che verranno. Con questo Dio vuole sottolineare che Lui non è un Dio dei morti ma dei viventi. E viventi sono quelli che OGGI ascoltano la sua voce, e lo sono le generazioni che verranno, e che pure ascolteranno la sua voce, ma lo sono anche quelli che si sono addormentati in lui, perchè ora “i morti ascoltano la voce del Figlio dell’uomo e quelli che la ascoltano vivranno” (Gv 5:25). Dunque quella generazione con cui Dio non ha fatto alleanza è forse il nostro uomo vecchio che è chiamato a morire. Gesù, nelle parole della cena, consegnando agli uomini la “nuova ALLEANZA”, dirà – con parole simili a quelle di Mosè oggi, che questa alleanza è “per voi”, per tutti quelli che oggi qui celebrano la memoria della alleanza nel suo sangue: “… dopo aver cenato, prese il calice dicendo: Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi” (Lc 22:20 e 1Cor 11:25).
Mentre noi avvertiamo grande distanza tra il termine “parola” e il termine “legge”, nelle Scitture e nella tradizione sapienziale dei padri ebrei i termini sono del tutto intrecciati. Posso tentare di dare un chiarimento che metta pace e gioia nei nostri cuori. Noi sentiamo disagio perchè la nostra cultura ci porta a pensare che la legge sia sempre una “condizione” per ottenere e avere qualcosa. Proviamo a pensare in modo nuovo, e cioè che la parola, per tutta la sua luminosa bellezza e bontà si impone per se stessa come legge nei nostri cuori e nella nostra vita.E’ quando una parola è così luminosa in noi da diventare legge desiderabile. E peraltro la “legge” è condizione non per “ottenere”, ma per custodire e far fiorire il dono della parola.
Quel verbo “espose” del ver.44 è bello e delicato. Nel Nuovo testamento lo troviamo soprattutto in Luca e pieno di premura per dire di una consegna e di un affidamento, di cosa data per nutrire e ricevuta con responsabilità. Questo emerge soprattutto nella versione greca del testo. I termini “istruzioni, leggi e norme” che troviamo al ver.45 sono tutti per dire la “Parola di Dio”, e sono noti a chi frequenta il grande Salmo 118(119) tutto dedicato al rapporto con la Parola di Dio. Queste parole-norma sono state date da Mosè all’uscita dall’Egitto e ora vengono ribadite qui, prima dell’ingresso nella Terra. Dunque noi qui assistiamo alla “ripresa” di parole già dette, e che dobbiamo ripercorrere in Esodo 20. La parola “Deuteronomio” è greca e significa “seconda legge”, ma non nel senso che è “altra” rispetto alla prima, ma che appunto viene riconsegnata al popolo. E i vers.45-46 fondono in modo stupendo le due consegne: “..quando furono usciti dall’Egitto…oltre il Giordano…”. Sono le coordinate geografiche che dicono l’inizio e la fine del viaggio! Parole dette là e qui!
E dove ci troviamo? Siamo fuori ancora dalla Terra, siamo infatti oltre il Giordano, verso oriente.
(continua)
(segue)
Ma siamo in terre che, pur essendo fuori dalla Terra, sono già “Terra”. I vers.46-47 ne ricordano la conquista, e noi la conosciamo bene perchè questa memoria è molto presente nei Salmi e dice già l’eredità del Signore per il suo popolo, anche se non siamo ancora al di qua del Giordano. Forse anche oggi dobbiamo considerarci in questa “terra intermedia”, che non è più l’Egitto del male e della morte, non è più “solo deserto” ma è già in qualche modo “Terra”, e però non è ancora “la Terra” della pienezza della nostra comunione nuziale con il Signore.
Richiamo la vostra attenzione particolarmente sul ver.5,1, perchè può molto aiutarci a cogliere il senso profondo del nostro rapporto con la Parola del Signore. Il primo forte invito, il comandamento che è al cuore della fede ebraico-cristiana è “Ascolta, Israele”. Ascolta”le leggi e le norme”: ho cercato di dire più sopra il rimando diretto tra Parola e Legge. Viene ribadito poi l’ “oggi” di questa Parola, e cioè la sua perfetta attualità, attraverso il ministero di Mosè. Queste parole bisogna impararle: il verbo greco dell’imparare è quello che genera il termine “discepolo”! Bisogna diventare discepoli di queste parole! E infine, e questo è l’apice di tutto, bisogna “fare” queste parole! Che vuole dire celebrarle, viverle, viverci! Queste parole, cioè, possono e devono diventare la nostra stessa vita!
A questo punto Mosè ritorna all’Oreb di Esodo, dell’inizio del dono della Legge, e lo attualizza dicendo che Dio “ha stabilito con noi un’alleanza sull’Oreb”: con noi!. E incalza affermando che non l’ha stabilita con i nostri padri, anche se in verità sull’Oreb c’erano loro! Ma, dice addirittura al ver.3, “..non ha stabilito quest’alleanza con i nostri padri, ma con noi che siamo qui oggi tutti vivi”!!. Quindi non solo la Parola è perfettamente attuale, ma addirittura è “per noi”! Per questo afferma tranquillamente che “L’Eterno vi parlò faccia a faccia sul monte, di mezzo al fuoco”..e quanto segue. L’ “ieri” dell’evento è assolutamente nostro oggi.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Ripeto il v.3 del cap.5, anche se è gia stato citato nei precedenti commenti: “Il Signore non ha stabilito questa Alleanza con i nostri padri, ma con noi che siamo qui oggi tutti vivi”. Sembra quasi esagerato, quasi non rispondente al vero… Eppure è così: è per noi, questo legame nuziale con il Signore, qui ed ora. Non dobbiamo fare niente per meritarlo, se non accogliere questa Parola e aprirci ad essa.
i passi letti in questi giorni mi hanno suscitato i seguenti pensieri:
-potenza ,sapienza,assolutà necessità della Parola
-la Parola mi può far capire che grande importanza ciascuno dei miei atti può avere oggi nel momento e nel mondo in cui viviamo.(La Parola mi può rendere più responsabile)
-la Parola mi può illuminare e mi può rendere capace di dare un giusto giudizio sul mio modo di impiegare il tempo e sul giusto modo di amministrare i talenti (spirituali e materiali) che il Signore mi ha donato.
-La Parola è per tutti la Via, la Verità e
la Vita.
-Dio,Gesù,i profeti,i santi si sono continuamente raccomandati di accogliere la Parola nel nostro cuore, di investigarla , di custodirla e di viverla .Io la Parola in sostanza non la accolgo,non apro ad essa il mio cuore,non la vivo ed inoltre ignorante ,superbo e vuoto come sono la uso per
scopi mondani.
(forse solo i poveri possiedono la capacità di accogliere gli straordinari doni di Dio)