8 Quando l’Altissimo divideva le nazioni,
quando separava i figli dell’uomo,
egli stabilì i confini dei popoli
secondo il numero dei figli d’Israele.
9 Perché porzione del Signore è il suo popolo,
Giacobbe sua parte di eredità.
10 Egli lo trovò in una terra deserta,
in una landa di ululati solitari.
Lo circondò, lo allevò,
lo custodì come la pupilla del suo occhio.
11 Come un’aquila che veglia la sua nidiata,
che vola sopra i suoi nati,
egli spiegò le ali e lo prese,
lo sollevò sulle sue ali.
12 Il Signore, lui solo lo ha guidato,
non c’era con lui alcun dio straniero.
13 Lo fece salire sulle alture della terra
e lo nutrì con i prodotti della campagna;
gli fece succhiare miele dalla rupe
e olio dalla roccia durissima,
14 panna di mucca e latte di pecora
insieme con grasso di agnelli,
arieti di Basan e capri,
fior di farina di frumento
e sangue di uva, che bevevi spumeggiante.
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Il ver.7, l’ultimo del brano precedente, esortava ad interrogare i padri e gli anziani per ricordare le meraviglie operate da Dio per il suo popolo. Le Parole che oggi il Signore regala alla nostra preghiera e alla nostra riflessione sono appunto questa “memoria meravigliosa” delle “meraviglie di Dio” per i figli di Israele. Lo sguardo è sempre attento alle prospettive universali della storia per rapportare tutta la creazione e tutta la storia al mistero di Israele e all’elezione divina. Così, anche l’insieme di tutti i popoli del mondo è “relativo” a Israele. Tale sembra l’interpretazione più probabile dell’affermazione del ver.8 circa “i confini dei popoli secondo il numero dei figli d’Israele”. Ricordiamo la tradizione secondo la quale sono settanta le genti – e da qui il “titolo” della Bibbia tradotta dagli ebrei in lingua greca duecento anni prima della nascita di Gesù, lingua greca che è a quei tempi la lingua egemone del mondo conosciuto – come erano settanta i padri ebrei che scesero in Egitto al tempo di Giacobbe e di suo figlio Giuseppe. Il meraviglioso ver.9 esprime in termini di grande emozione l’importanza che per Dio ha il suo popolo: Israele è la sua “porzione”, è la sua “parte di eredità”, proprio come la Terra era l’eredità che Dio aveva assegnato alle tribù del suo popolo, tirando a sorte la porzione che a ciuscuna toccava. A me piace sempre molto la preghiera del Salmo 15(16),5-6: “Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita. Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi: la mia eredità è stupenda”. Con gli stessi termini il ver.9 dice che Israele è l’eredità del Signore! In rapida sintesi viene evocata la storia di Israele e quello che Dio ha fatto per lui: quando “lo trovò in una terra deserta..lo circondò, lo allevò, lo custodì come la pupilla del suo occhio”(ver.10); e come lo ha protetto come un’aquila fa con la sua nidiata, volando sopra i suoi nati, e ancor più, quando li fa salire su di sè e li trasporta!(ver.11). Così Dio, e solo Lui, senza dèi stranieri, l’ha portato. Gli ha fatto attraversare monti e lo ha nutrito e dissetato con cibi e bevande preziosi!(vers.13-14). Tutto questo non è solo quello che Dio ha fatto, ma è quello di cui Israele è consapevole e che dovrebbe incessantemente ricordare custodendosi nell’ascolto fedele della Parola di Dio. Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Le parole del cantico di Mosè che oggi leggiamo ci mostrano ancora il viaggio dell’Esodo dall’Egitto alla terra della promessa. Quando dice: “Lo trovò in terra deserta…”, questa è l’Egitto, e ancora è il Sinai, nel deserto; e quando dice: “Lo circondò, lo istruì, lo custodì come pupilla dell’occhio”, e fa l’esempio dell’aquila che prende i suoi piccoli sulle ali, è la memoria del viaggio di 40 anni nel deserto. E poi quando dice: “Lo fece salire su un luogo alto e gli diede tanti cibi succulenti”, è l’immagine della Terra della promessa, dove Dio ha guidato il suo popolo. Ma tutto questo oggi non è più descritto dal punto di vista del popolo, delle sue doverosità e infedeltà, ma è descritto dalla parte di Dio. In tutto questo si svela il cuore di Dio, e si capisce che cosa era per Lui questo viaggio, quale era il suo cuore, e chi sono gli israeliti per Lui, che valore prezioso essi hanno ai suoi occhi! Tutto questo è molto importante, perchè se allora era il popolo di Israele a viaggiare, era anche il suo Dio a viaggiare con loro. E oggi questo si vede più chiaramente: come Lui si poneva verso questo popolo, come era in questo viaggio. Dio continua a ricordarci di ricordare la nostra salvezza. Dio “ha posto dei confini per le nazioni”, per adempiere la sua promessa di dare al suo popolo una terra. E Dio si fa presente al suo popolo attraverso i suoi inviati, che sono il segno della sua guida e della sua benevolenza per il popolo, e che oggi sono simboleggiati da questi alimenti preziosi e succulenti citati ai vv. 13 e 14. Questa azione di “dividere le nazioni” rimanda al racconto di Gen 11, quando gli uomini di tutta la terra avevano una sola lingua e un unico istinto di orgoglio. E Dio scese a confondere le loro lingue e a fermare la loro opera. Ma poi i salmi ci fanno cantare che “tutti i confini della terra conosceranno la salvezza di Dio”, e non ci saranno – in realtà – più i confini, perchè i popoli avranno “la pace come loro confini”. E dalla dispersione di tutte le genti, a causa dell’orgoglio dell’uomo, poi scaturisce la ricomposizione della unità, per l’opera di salvezza e di amore che Dio compie nel suo Messia, Gesù, per Israele suo popolo prediletto, e insieme a lui per tutte le nazioni.