44 Mosè venne con Giosuè, figlio di Nun, e pronunciò agli orecchi del popolo tutte le parole di questo cantico. 45 Quando Mosè ebbe finito di pronunciare tutte queste parole davanti a tutto Israele, disse loro: 46 «Ponete nella vostra mente tutte le parole che io oggi uso come testimonianza contro di voi. Le prescriverete ai vostri figli, perché cerchino di eseguire tutte le parole di questa legge. 47 Essa infatti non è una parola senza valore per voi; anzi è la vostra vita. Per questa parola passerete lunghi giorni nel paese in cui state per entrare per prenderne possesso, attraversando il Giordano». 48 In quello stesso giorno il Signore disse a Mosè: 49 «Sali su questo monte degli Abarìm, sul monte Nebo, che è nella terra di Moab, di fronte a Gerico, e contempla la terra di Canaan, che io do in possesso agli Israeliti. 50 Muori sul monte sul quale stai per salire e riunisciti ai tuoi antenati, come Aronne tuo fratello è morto sul monte Or ed è stato riunito ai suoi antenati, 51 perché siete stati infedeli verso di me in mezzo agli Israeliti alle acque di Merìba di Kades, nel deserto di Sin, e non avete manifestato la mia santità in mezzo agli Israeliti. 52 Tu vedrai la terra davanti a te, ma là, nella terra che io sto per dare agli Israeliti, tu non entrerai!».

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Approfittiamo dell’affermazione del ver.44 – “pronunciò…tutte le parole di questo cantico” – per ricordare che “tutte” le parole che Dio ci regala sono importanti. Decidere che ne saltiamo qualcuna non è saggio. E’ meglio non capire e ugualmente ascoltare, che correre il rischio di pretendere di “capire” quelle che ci sembrano più comprensibili! Anche perchè non dobbiamo essere noi a “capire”(come a “prendere”) la Parola, ma è la Parola che deve e vuole “prendere” noi. Tutti sperimentiamo semplicemente che la Parola di Dio veramente ci “capisce”, anche dove noi proprio non ci capiamo! Mi sembra di dover dire che forse non è obbligatorio rendere il testo con quella “testimonianza ” che può essere anche “a voi” o “in voi”,come scelgono la versione greca e quella latina. Non diventa meno severo, ma esprime meglio che è Parola di salvezza davanti alla quale ci assumiamo la responsabilita di accoglierla o di rifiutarla. E il ver.46 ricorda che bisogna ascoltare tutte le parole per custodirle e “farle”! Mi impressiona profondamente il ver.47 quando la versione greca rende l’espressione “senza valore” con il termine che nel Nuovo Testamento viene usato per dire l’annientamento del Figlio di Dio fino alla Croce. Si comprende come la divina potenza della Parola passi per il supremo annientamento del Figlio di Dio, passi per il suo sacrificio d’amore. Senza questo la Parola sarebbe per noi irraggiungibile. Invece la morte di Gesù è la nostra vita! E’ con Gesù che si può cogliere che cosa voglia dirci l’espressione stupenda: “..è la vostra vita”. In quella notte famosa Gesù ha lavato i piedi anche a Giuda! Certo, Giuda si è preso la responsabilità di tradirlo. Ma Lui i piedi glieli ha lavati! E allora? Nulla possiamo sentenziare noi. Mi sembra che la stessa Parola che ci giudica, ci salvi! Ma vedete voi! Ed è su questa via che mi sembra di cogliere la “profezia” che viene dalla prospettiva della morte di Mosè. Certo lui muore perchè non ha manifestato la santità di Dio! Il commento ebraico dice che doveva “parlare” alla roccia da cui sarebbe scaturita l’acqua, ma lui l’ha percossa due volte. Ricordo che i Padri dellaChiesa dicono che quelle due “legnate” profetizzano i due legni della croce…Insomma tutto è troppo bello e misterioso. Misterioso non perchè non lo si capisca, ma perchè è sempre più in là di quello che sembra di capire. Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il v. 45 “Ponete nella vostra mente” più letteralmente sarebbe: “Mettete i vostri cuori nelle parole”. La parola del Signore diventa come un grembo capace di trasmettere la vita. La parola è la vostra vita e come tale va trasmessa. E’ come quando Gesù nel cap 17 di Giovanni dice al Padre: “Ho compiuto la missione che mi hai affidato; ho dato loro la tua parola” la tua vita. “Parola” è centrale nei primi vv. e ritorna 5 o più volte. E questo per dire e ridire che è vita e non morte. Anche se è “testimonianza contro di voi” il fine di Dio e di queste parole è la vita del popolo. C’è uno stretto legame tra le due parti del testo, tra la prima che parla della vita dono della parola, e la seconda che parla della morte di Mosè. Sembra una contraddizione, e invece è molto importante tenerle insieme. Sia per comprendere che questa parola è di vita anche quando ci approssimiamo a celebrare l’atto della nostra morte; e sia per ricordarci che la morte è aperta alla risurrezione; e quindi che la nostra fede, e questa parola che Dio ci consegna non è vana, ma si compie nell’atto e nell’annuncio della morte e risurrezione del Signore: se Cristo non è risorto allora è vana la predicazione e la fede; ma Gesù è risorto dai morti, primizia di quelli che sono morti (1 Cor 15). L’unità di queste due parti del brano di oggi si vede bene nell’inizio del v. 48: “In quello stesso giorno il Signore disse a Mosè…”. Nella prima parte è evidente che Mosè ha compiuto il suo servizio: ha trasmesso al popolo tutte le parole, e forse questo è il dovere di tutte le generazioni. Poi, anche se è scritto che Dio stesso spiega il motivo per cui Mosè (come Aronne) non entrerà nella terra, e cioè il fatto che alle acque di Meriba non hanno glorificato il Signore, colpisce che il fatto della morte di Mosè sia un “comando” di Dio, come sentiamo nelle parole finali di questo libro (Dt 34:5). Mosè muore secondo questa stessa parola. La parola che è viva, che è vita nostra, questa parola lui la riceve anche nel momento della sua morte. Non è facile vedere apertamente in altri passi della Scrittura questa cosa. Mosè visse per il comando di Dio, e muore per il comando di Dio. Anche per noi è bello e importante potere vivere e morire per e nella parola di Dio. v. 47 “Non è una parola senza valore (vuota, vana) questa per voi; anzi è la vostra vita!”. E Gesù ricorderà ai Giudei: “Voi scrutate le Scritture pensando di avere in esse la vita eterna; ebbene sì, sono proprio esse che mi rendono testimonianza”. Questa parola non è vana: è Gesù! Gesù “svuotò” se stesso e prese la forma di schiavo, e si fece obbediente fino alla morte di croce: Gesù è la Parola che svuota se stesso per noi. E per questo “Dio gli ha dato il potere su ogni carne, perchè Lui dia la vita a tutti coloro che gli ha dato.”