8Una voce! L’amato mio!
Eccolo, viene
saltando per i monti,
balzando per le colline.
9L’amato mio somiglia a una gazzella
o ad un cerbiatto.
Eccolo, egli sta
dietro il nostro muro;
guarda dalla finestra,
spia dalle inferriate.
10Ora l’amato mio prende a dirmi:
«Àlzati, amica mia,
mia bella, e vieni, presto!
11Perché, ecco, l’inverno è passato,
è cessata la pioggia, se n’è andata;
12i fiori sono apparsi nei campi,
il tempo del canto è tornato
e la voce della tortora ancora si fa sentire
nella nostra campagna.
13Il fico sta maturando i primi frutti
e le viti in fiore spandono profumo.
Àlzati, amica mia,
mia bella, e vieni, presto!
14O mia colomba,
che stai nelle fenditure della roccia,
nei nascondigli dei dirupi,
mostrami il tuo viso,
fammi sentire la tua voce,
perché la tua voce è soave,
il tuo viso è incantevole».
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Ci domandiamo se c’è differenza tra la ”voce” del ver.2 e quel “parlare” del ver.10. Penso di sì! Penso che “la voce” sia quel “preannuncio” della Parola, fatto di eventi e circostanze, di “segni”, che poi, nell’evento della Parola, si illuminano e acquistano il loro significato più profondo! Sembra che ai vers. 8-9 la “voce” sia quella dei passi, dei salti e dei balzi che come una gazzella o un cerbiatto l’amato sta compiendo per arrivare alla sua “amica e bella” (ver.10). Dunque, non ancora “parole”, ma come rumori e suoni che poi si spiegheranno bene!
Poi ecco la sua presenza: uno sguardo, come uno spiare. C’è ancora una distanza che è l’amato a dover coprire: c’è “il nostro muro” (ver.9) tra Lui e noi! E l’amato “guarda dalla finestra, spia dalle inferriate”: sembra che veda l’amata “dalla finestra”: ancora non è l’incontro pieno! Anzi, la distanza non è tanto “geografica”, ma è come una prigionia: Egli guarda e spia “dalle inferriate”!
Ma al ver.10 l’amato e davanti a lei e le parla! Forse a questo punto è opportuno notare che oggi, 21 dicembre, è l’inizio dell’inverno! E’ il giorno più breve dell’anno! Almeno nella parte del mondo in cui viviamo noi. Ma l’amore “trasforma” le stagioni! E il giorno è come l’inizio della primavera!
Allora dice all’amata: “Alzati, amica mia, mia bella…” e il verbo è quello della “risurrezione”, e ci fa pensare non solo alla primavera, ma anche alla Pasqua! E’ un invito-comando che sembra addirittura chiamare dalla morte alla vita.
Certamente ad una stagione assolutamente nuova e diversa! “L’inverno è passato, è cessata la pioggia, se n’è andata; i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato … e così la descrizione di questa stagione nuova ai ver.11-13.
E dunque, al ver.13 la ripresa dell’invito: “Alzati amica mia, mia bella e vieni, presto!”. Lui è proprio innamorato di Lei!! Dio ci vuole bene! Il Signore ama il suo popolo. Gesù ama questa povera umanità, e con la sua Parola la sveglia e la chiama dalla morte alla vita nuova!
Il ver.14 è la richiesta e l’invito a che lei esca da dove è nascosta! Deve uscire da quella distanza-nascondimento per mostrare all’Amante il suo viso, e per fargli sentire la sua voce. Perché, come tutti gli innamorati, Lui è innamorato di quello che ancora forse non vede e non sente: “Fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è incantevole”!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.