1 Una volta in salvo, venimmo a sapere che l’isola si chiamava Malta. 2 Gli abitanti ci trattarono con rara umanità; ci accolsero tutti attorno a un fuoco, che avevano acceso perché era sopraggiunta la pioggia e faceva freddo. 3 Mentre Paolo raccoglieva un fascio di rami secchi e lo gettava sul fuoco, una vipera saltò fuori a causa del calore e lo morse a una mano. 4 Al vedere la serpe pendergli dalla mano, gli abitanti dicevano fra loro: «Certamente costui è un assassino perché, sebbene scampato dal mare, la dea della giustizia non lo ha lasciato vivere». 5 Ma egli scosse la serpe nel fuoco e non patì alcun male. 6 Quelli si aspettavano di vederlo gonfiare o cadere morto sul colpo ma, dopo avere molto atteso e vedendo che non gli succedeva nulla di straordinario, cambiarono parere e dicevano che egli era un dio. 7 Là vicino vi erano i possedimenti appartenenti al governatore dell’isola, di nome Publio; questi ci accolse e ci ospitò con benevolenza per tre giorni. 8 Avvenne che il padre di Publio giacesse a letto, colpito da febbri e da dissenteria; Paolo andò a visitarlo e, dopo aver pregato, gli impose le mani e lo guarì. 9 Dopo questo fatto, anche gli altri abitanti dell’isola che avevano malattie accorrevano e venivano guariti. 10 Ci colmarono di molti onori e, al momento della partenza, ci rifornirono del necessario.
At 28,1-11 Introduzione e omelia partecipata
NOTA: Da venerdì 14 agosto 2020 inizia la Lectio continua del Vangelo secondo Marco. Leggeremo questo libro fino al 29 novembre prossimo.
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COMMENTO Famiglie della Visitazione:
Questi maltesi non sono né Ebrei, né Greci, ma, come possiamo controllare nella nota della Bibbia delle Paoline (ed. 2009), sono Fenici e parlano “punico”; per questo Luca li chiama “barbari” (ver. 2 e 4, tradotto in italiano con “abitanti”).
La versione italiana sottolinea la “rara umanità” (“filantropia”, ver. 2), con la quale trattano Paolo e i suoi compagni di viaggio. Allo stesso modo, anche del governatore romano Publio si dice che li accolse e li ospitò “con benevolenza per tre giorni” (ver. 7).
Quando Paolo viene morso da una vipera, essi pensano che la causa di ciò è l’essere Paolo un assassino, che “la dea della giustizia non ha lasciato vivere” (ver. 4), ma, “vedendo che non gli succedeva nulla di straordinario, cambiarono parere e dicevano che egli era un dio” (ver. 6).
Anche in casa di Publio, Paolo interviene potentemente sul padre di questi, malato: “dopo aver pregato, gli impose le mani e lo guarì” (ver. 8). Per questo, molti altri isolani “che avevano malattie accorrevano e venivano guariti” (ver. 9).
I “nostri” ripartono così da Malta colmi di onori e di tutto il necessario per il viaggio (ver. 10).
Dio vi benedica e voi pregate per noi. Giovanni e Francesco