27 Come giunse la quattordicesima notte da quando andavamo alla deriva nell’Adriatico, verso mezzanotte i marinai ebbero l’impressione che una qualche terra si avvicinava. 28 Calato lo scandaglio, misurarono venti braccia; dopo un breve intervallo, scandagliando di nuovo, misurarono quindici braccia. 29 Nel timore di finire contro gli scogli, gettarono da poppa quattro ancore, aspettando con ansia che spuntasse il giorno. 30 Ma, poiché i marinai cercavano di fuggire dalla nave e stavano calando la scialuppa in mare, col pretesto di gettare le ancore da prua, 31 Paolo disse al centurione e ai soldati: «Se costoro non rimangono sulla nave, voi non potrete mettervi in salvo». 32 Allora i soldati tagliarono le gómene della scialuppa e la lasciarono cadere in mare. 33 Fino allo spuntare del giorno Paolo esortava tutti a prendere cibo dicendo: «Oggi è il quattordicesimo giorno che passate digiuni nell’attesa, senza mangiare nulla. 34 Vi invito perciò a prendere cibo: è necessario per la vostra salvezza. Neanche un capello del vostro capo andrà perduto». 35 Detto questo, prese un pane, rese grazie a Dio davanti a tutti, lo spezzò e cominciò a mangiare. 36 Tutti si fecero coraggio e anch’essi presero cibo. 37 Sulla nave eravamo complessivamente duecentosettantasei persone. 38 Quando si furono rifocillati, alleggerirono la nave gettando il frumento in mare.
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COMMENTO Famiglie della Visitazione (di Giancarlo Micheletti)
Paolo (ver. 24 di ieri) ha ricevuto nella preghiera una illuminazione sull’esito della navigazione nella burrasca: questa rivelazione alimenta la speranza ma esige una vigilanza attiva e il governo della situazione di panico. Da qui nascono gli interventi di Paolo su due emergenze:
1) abbandonare la nave e continuare sulla scialuppa è un gesto disperato, espone a un rischio maggiore i fuggitivi e priva di mani esperte il resto dei passeggeri, meglio stare assieme;
2) continuare a non mangiare per il mal di mare e per l’angoscia di un esito tragico della navigazione fa mancare l’energia necessaria per salvarsi.
Il gesto liturgico messo in atto da Paolo in mezzo alla tempesta è di grande potenza: rendere grazie a Dio (eucaristia?) anche in mezzo alle bufere più nere delle vicende umane appare quasi come una implorazione estrema, quasi una provocazione nei confronti di Dio, a cui Lui però sembra voler rispondere. La bufera continua, ma il pane spezzato e mangiato assieme dà coraggio, dà sazietà (pace), che permettono di intravedere la via d’uscita.
Dio vi benedica e buona domenica a tutti. Giovanni e Francesco