28 Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti come custodi per essere pastori della Chiesa di Dio, che si è acquistata con il sangue del proprio Figlio. 29 Io so che dopo la mia partenza verranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; 30 perfino in mezzo a voi sorgeranno alcuni a parlare di cose perverse, per attirare i discepoli dietro di sé. 31 Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato, tra le lacrime, di ammonire ciascuno di voi. 32 E ora vi affido a Dio e alla parola della sua grazia, che ha la potenza di edificare e di concedere l’eredità fra tutti quelli che da lui sono santificati. 33 Non ho desiderato né argento né oro né il vestito di nessuno. 34 Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani. 35 In tutte le maniere vi ho mostrato che i deboli si devono soccorrere lavorando così, ricordando le parole del Signore Gesù, che disse: “Si è più beati nel dare che nel ricevere!”». 36 Dopo aver detto questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò. 37 Tutti scoppiarono in pianto e, gettandosi al collo di Paolo, lo baciavano, 38 addolorati soprattutto perché aveva detto che non avrebbero più rivisto il suo volto. E lo accompagnarono fino alla nave.
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COMMENTO Famiglie della Visitazione:
L’immensità del progetto divino è affidata alla povertà delle persone elette da Dio a pascere il suo gregge.
Persone chiamate a continuare la “visita” (i “custodi” del ver. 28 sarebbero in realtà più propriamente “visitatori”) di salvezza compiuta da Dio per il suo popolo, attraverso l’invio del suo Messia (ricordare il Benedictus: “ha visitato e redento il suo popolo” Lc 1,68).
Ai ver. 29-30 si parla di un’aggressione (”lupi rapaci che non risparmieranno il gregge” e “sorgeranno alcuni a parlare di cose perverse, per attirare i discepoli dietro di sé”). Al contrario, l’Apostolo “per tre anni, notte e giorno” non ha “cessato, tra le lacrime, di ammonire ciascuno” (ver. 31). Infine, li affida “a Dio e alla parola della sua grazia” (ver. 32).
I ver. 33-35 sembrano voler contrapporre all’altezza di questa responsabilità l’umiltà e la povertà della vita di questi testimoni. Paolo non ha cercato nessuna crescita di potere e di potenza: al ver. 35-36 parla del suo lavoro, per vivere e per soccorrere i poveri e del valore primario della carità (“Si è più beati nel dare che nel ricevere!”).
Il discorso di Paolo ha il suo apice e la sua conclusione nella preghiera, alla quale tutti si uniscono abbracciandolo e piangendo con lui, “addolorati soprattutto perché aveva detto che non avrebbero più rivisto il suo volto” (ver. 38). Siamo ben lontani da quello che noi oggi definiremmo “progetto pastorale”. Qui il “progetto” è il coinvolgimento della vita dell’Apostolo e dei suoi discepoli nel grande dono della Parola e della Salvezza.
Dio vi benedica e voi pregate per noi. Giovanni e Francesco