29 Poiché dunque siamo stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia simile all’oro, all’argento e alla pietra, che porti l’impronta dell’arte e dell’ingegno umano. 30 Ora Dio, passando sopra ai tempi dell’ignoranza, ordina agli uomini che tutti e dappertutto si convertano, 31 perché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare il mondo con giustizia, per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti». 32 Quando sentirono parlare di risurrezione dei morti, alcuni lo deridevano, altri dicevano: «Su questo ti sentiremo un’altra volta». 33 Così Paolo si allontanò da loro. 34 Ma alcuni si unirono a lui e divennero credenti: fra questi anche Dionigi, membro dell’Areòpago, una donna di nome Dàmaris e altri con loro.
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COMMENTO Famiglie della Visitazione:
Paolo guarda con rispetto le credenze e le religiosità degli Ateniesi, ma ne auspica il superamento. Al ver. 23, ieri egli aveva fatto cenno a quella scritta che dedicava un altare “A un Dio ignoto”. Impadronendosi del termine, Paolo si era disposto ad annunciare la realtà e la sostanza di questo Dio.
Al ver. 29 oggi afferma che, essendo “stirpe di Dio”, non è possibile restare ad una concezione materialistica o scientista della divinità, ma è necessaria ora una conversione che, superando “i tempi dell’ignoranza” (ver. 30), porti tutti al riconoscimento del giudizio divino che si compirà “per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti” (ver. 31).
Davanti a questa “risurrezione dei morti” alcuni deridono l’apostolo, altri rimandano ad ulteriori occasioni.
“Ma alcuni si unirono a lui e divennero credenti: fra questi anche Dionigi, membro dell’Areòpago, una donna di nome Dàmaris e altri con loro” (ver. 34). La Parola di Paolo porta frutti anche in questo ambiente così delicato, come quello ateniese, ricco di cultura e scienza.
Dio vi benedica e voi pregate per noi. Giovanni e Francesco