22 Agli apostoli e agli anziani, con tutta la Chiesa, parve bene allora di scegliere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda, chiamato Barsabba, e Sila, uomini di grande autorità tra i fratelli. 23 E inviarono tramite loro questo scritto: «Gli apostoli e gli anziani, vostri fratelli, ai fratelli di Antiòchia, di Siria e di Cilìcia, che provengono dai pagani, salute! 24 Abbiamo saputo che alcuni di noi, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con discorsi che hanno sconvolto i vostri animi. 25 Ci è parso bene perciò, tutti d’accordo, di scegliere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Bàrnaba e Paolo, 26 uomini che hanno rischiato la loro vita per il nome del nostro Signore Gesù Cristo. 27 Abbiamo dunque mandato Giuda e Sila, che vi riferiranno anch’essi, a voce, queste stesse cose. 28 È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: 29 astenersi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime. Farete cosa buona a stare lontani da queste cose. State bene!».
Messa dalla Dozza – Atti 15,22-29
At 15,22-29 Omelia dialogata alla Dozza 19.06.2020 S. Cuore
AT 15,22-29 Omelia di Francesco a Sammartini 19.06.2020 S. Cuore
COMMENTO Famiglie della Visitazione:
Spesso le persone “religiose” sono tentate di mettere un muro di difesa intorno alla fede per garantire la legalità e per presidiare la sicurezza delle loro affermazioni. Uno dei grandi meriti degli “Atti degli apostoli” è la salvaguardia della libertà sia dei singoli, come delle comunità, particolarmente di quelle comunità, che, essendo di nuova formazione, hanno bisogno di essere accompagnate per trovare e accogliere le linee guida del dono che hanno ricevuto dall’annuncio evangelico. Il pericolo è alto, per il rischio di ridurre l’annuncio evangelico ad una serie di norme, che nella loro presunta importanza e oggettività rischiano di soffocare l’incontro meraviglioso e grande tra la Parola di Dio e le coscienze personali e comunitarie. Di questo si occupa con forza e rigore la Parola che oggi il Signore ci dona. Chi, tra le persone più impegnate a percorrere le terre per portare l’annuncio e la testimonianza evangelica, mette in allarme i massimi responsabili della nuova comunità, provoca una reazione profonda e una riaffermazione forte della buona notizia. In tal modo, queste nuove comunità ecclesiali vengono rassicurate e liberate da un legalismo che non è custodia della fede, ma sua umiliazione. Questo pericolo, che ci viene ricordato nella vicenda della nascita e dei primi passi delle comunità ecclesiali, in realtà può rendersi sempre presente, anche nelle realtà più antiche e più feconde. Anche noi, nei nostri tempi, come abbiamo ricevuto dai veri servitori del vangelo la purezza dell’annuncio, così, talvolta, ancora sperimentiamo la dannosa e inutile afflizione dei legalismi e delle rigidità culturali. La fede è accoglienza del dono di Dio e non un rendiconto di fronte a “regole”, che alla fine riveleranno la loro pericolosa mondanità. Chiediamo oggi al Signore di regalare anche a noi la freschezza e la verità profonda della parola evangelica.
Dio vi benedica e voi pregate per noi. Giovanni e Francesco