4 – 1 Stavano ancora parlando al popolo, quando sopraggiunsero i sacerdoti, il comandante delle guardie del tempio e i sadducei, 2 irritati per il fatto che essi insegnavano al popolo e annunciavano in Gesù la risurrezione dai morti. 3 Li arrestarono e li misero in prigione fino al giorno dopo, dato che ormai era sera. 4 Molti però di quelli che avevano ascoltato la Parola credettero e il numero degli uomini raggiunse circa i cinquemila.
5 Il giorno dopo si riunirono in Gerusalemme i loro capi, gli anziani e gli scribi, 6 il sommo sacerdote Anna, Caifa, Giovanni, Alessandro e quanti appartenevano a famiglie di sommi sacerdoti. 7 Li fecero comparire davanti a loro e si misero a interrogarli: «Con quale potere o in quale nome voi avete fatto questo?». 8 Allora Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro: «Capi del popolo e anziani, 9 visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, 10 sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato. 11 Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo. 12 In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati».
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Credo si debba portare la nostra attenzione più profonda sul ver.2 del nostro testo. Qui si dice che per due motivi i “capi” sono irritati con Pietro e Giovanni: perché insegnano al popolo e perché annunciano in Gesù la risurrezione dei morti. Mi sembra necessario qui porsi subito una domanda: questa irritazione è legata direttamente a problemi di “ortodossia” della fede ebraica, o investe temi e problemi più generali? Io credo si tratti della seconda ipotesi. E credo che la presenza sovrabbondante di personaggi legati al potere sia oggi il senso profondo di quello che accade. In Gesù, cioè, non viene contestata la fede dei padri ebrei, quanto la sua “mondanizzazione” e il suo allineamento ai postulati dei poteri del mondo. E in ogni modo viene ad essi annunciata la vera fede in Gesù crocifisso e risorto, unico vero adempimento delle profezie che Dio ha donato e affidato ai padri ebrei.
Consideriamo innanzitutto il fatto che i due discepoli di Gesù “insegnano al popolo”. E’ interessante notare che l’obiezione non è qui riguardo al contenuto dell’insegnamento, ma al fatto stesso che insegnino. Si rivendica cioè un diritto esclusivo del potere ad insegnare! L’altro motivo di opposizione – ben più decisivo! – è questo annuncio “in Gesù della risurrezione dai morti”. Qui ci troviamo davanti al punto supremo del mistero di Dio e della storia, di Dio e dell’umanità, dell’umanità e della sua sorte. Il punto capitale è che il potere come è affermato e giustificato dalle sapienze della mondanità è il potere della morte. E la morte, per questo, deve essere assolutamente l’ultima parola. La Pasqua del Signore è la suprema “insubordinazione” ai poteri del mondo appunto perché nega alla morte il potere ultimo e decisivo! Davanti a un morto che cosa si può fare? E un morto, che cosa può fare? Assolutamente più niente! La risurrezione non è una delle molte “prospettive” che le religioni possono proporre all’umanità che della morte è prigioniera. Non è una tesi sull’aldilà! E’ la proclamazione di un “potere” più forte della morte! Se questo potere si afferma, i poteri mondani perdono la loro potenza. Questa “potenza di risurrezione” diventa allora l’obiezione fondamentale di Dio nei confronti di ogni potere del mondo, compreso il “potere religioso”. La Risurrezione esige due cose: che nessuno si arroghi il potere della condanna. E, quindi che la nota forte, irrinunciabile, della fede di Gesù sia quella della misericordia di Dio, come potenza più forte della morte. Al di là dell’ultima condanna umana. Potenza data all’umanità contro la sua impotenza davanti alla morte.
Ma non basta! Bisogna ricordare – e il nostro testo lo fa con forza – quello che abbiamo già ricevuto dalla predicazione di Pietro: e cioè che questa potenza di salvezza coinvolge tutta l’umanità perché ogni uomo e donna della terra ha bisogno di essere salvato. Quando al ver.10 Pietro ricorda ai capi di Israele il loro supremo peccato, l’uccisione dell’Innocente, la crocifissione del Figlio di Dio, annuncia a loro stessi quella salvezza di cui hanno assolutamente bisogno perché sono rei della morte del Cristo del Signore. Ma la risurrezione di Gesù è anche per loro il segno e l’annuncio che anche loro, responsabili supremi della morte di Gesù in quanto detentori del potere di morte della religione mondanizzata, anche per loro la risurrezione del Signore è principio di risurrezione e di vita nuova. Il povero storpio sanato è segno anche per loro della misericordia divina capace di dare la vita ai morti e di donare a loro la vita nuova, liberata dal male e dalla morte. E’ chiaro che tutto questo, al potere, soprattutto al potere religioso, secca parecchio.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.