9 Eppure anche io ritenni mio dovere compiere molte cose ostili contro il nome di Gesù il Nazareno. 10 Così ho fatto a Gerusalemme: molti dei fedeli li rinchiusi in prigione con il potere avuto dai capi dei sacerdoti e, quando venivano messi a morte, anche io ho dato il mio voto. 11 In tutte le sinagoghe cercavo spesso di costringerli con le torture a bestemmiare e, nel colmo del mio furore contro di loro, davo loro la caccia perfino nelle città straniere.
12 In tali circostanze, mentre stavo andando a Damasco con il potere e l’autorizzazione dei capi dei sacerdoti, 13 verso mezzogiorno vidi sulla strada, o re, una luce dal cielo, più splendente del sole, che avvolse me e i miei compagni di viaggio. 14 Tutti cademmo a terra e io udii una voce che mi diceva in lingua ebraica: “Saulo, Saulo, perché mi perséguiti? È duro per te rivoltarti contro il pungolo”. 15 E io dissi: “Chi sei, o Signore?”. E il Signore rispose: “Io sono Gesù, che tu perséguiti. 16 Ma ora àlzati e sta’ in piedi; io ti sono apparso infatti per costituirti ministro e testimone di quelle cose che hai visto di me e di quelle per cui ti apparirò. 17 Ti libererò dal popolo e dalle nazioni, a cui ti mando 18 per aprire i loro occhi, perché si convertano dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio, e ottengano il perdono dei peccati e l’eredità, in mezzo a coloro che sono stati santificati per la fede in me”.
Paolo introduce ai vers.9-11 la vicenda di Damasco ricordando con molta enfasi la sua avversione e la sua persecuzione violenta nei confronti dei discepoli di Gesù, che al ver.10 egli qualifica con l’attributo di “santi” come è d’uso negli scritti apostolici per designare coloro che, come dice il ver.18, “sono stati santificati per la fede” in Gesù. E’ come se volesse rendere evidente e drammatizzare quello che per lui è stato l’evento fondamentale di morte e risurrezione. Proprio Colui che egli perseguita ora lo salva e lo chiama a Sè! Per due volte Paolo afferma di aver perseguitato i cristiani “con il potere avuto dai capi dei sacerdoti”(ver.10), “con il potere e l’autorizzazione dei capi dei sacerdoti”(ver.12).
“Una luce dal cielo, più splendente del sole” avvolge lui e i suoi compagni e li getta tutti a terra. Questa è esperienza comune a lui e a agli altri. La voce che gli parla in ebraico è esperienza del solo Paolo. E’ la sua chiamata alla missione apostolica.
Il “perchè mi perseguiti” dice come mirabilmente il Signore si rende presente nei suoi discepoli che Paolo sta perseguitando! Dice tutta la “debolezza” d’amore che Dio ha assunto in Gesù, sino all’obbedienza della sua passione e della sua morte. Ma proprio questo diventa il “pungolo” contro il quale Paolo non puo più rivoltarsi! E immediatamente, al ver.15, Paolo entra nella vita nuova alla quale Gesù lo fa risorgere, e riconosce il Signore in Colui che ancora non ha riconosciuto:”Chi sei, Signore?”. Il Signore è Gesù! Questa è la vera Pasqua di Paolo che entra nella vita nuova! “Ma ora risorgi e sta sui tuoi piedi”, così alla lettera il ver.16. Questa prima apparizione del Signore è per costituirlo ministro e testimone (servitore e martire!). Testimone di quello che ora gli mostra e di tutto quello che gli mostrerà.
Paolo viene chiamato secondo il paradigma delle antiche vocazioni profetiche. Per questo mi sembra che il “ti libererò” del ver.17 si debba piuttosto intendere come un “ti separerò, ti sceglierò”. Mi sembra che, con molta prudenza, si debba pensare che ogni chiamata alla salvezza, anche del più piccolo tra noi, è sempre un’elezione di inimitabile preziosità. Scelto e separato dal popolo ebraico e dalle nazioni, Paolo sarà mandato a entrambi per aprire i loro occhi, perchè credono di vedere, ma non vedono, perchè solo la fede di Gesù pone nella luce vera e piena.
La missione non può essere che “pasquale”. Liberazione dalle tenebre e dal potere di Satana. Dono della misericordia divina e dell’eredità preziosa dei figli di Dio nella fede in Gesù.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Nel versetto 14 le parole di Gesù a Saulo mettono in evidenza nella prima parte “perchè mi perseguiti” come colpendo i credenti in lui Saulo colpisce Gesù stesso, come peraltro ammette Paolo stesso mel suo racconto (lavorare attivamente contro il nome di Gesù il nazareno) nel v.9. Nella seconda parte però “duro è per te recalcitrare contro il pungolo”, Gesù mette in evidenza come in realtà Saulo sta facendo del male a sè stesso (come impazzito dice lui stesso). La reazione violenta di Saulo è interpretata come un recalcitrare; un tentativo di non seguire quel pungolo interiore dato dalla testimonianza delle comunità credenti in Gesù, in fondo, come Paolo stesso più volte afferma in questi ultimi capitoli, fondate su una fede che non contrasta, ma piuttosto si collega portandola a compimento all’esatta interpretazione farisaica della fede ebraica.,Il Signore gli parla in ebraico, la lingua delle Scritture, la lingua della Legge in nome della quale Saulo pensa di dovere lavorare attivamente contro il nome di Gesù. Invece Gesù parla la stessa lingua delle Scritture, nella misura in cui le Scritture parlano di lui. Nel v.15, le parole “Su alzati e rimettiti in piedi” ricordano quelle dette da Gesù a persone da lui guarite. Così Saulo, guarito dall’intervento del Signore, potrà adesso camminare per quelle vie che Lui gli indica. La storia personale di Paolo si riflette e è paradigma della storia delle nazioni. La sua stessa predicazione provoca una fiera opposizione e Gesù stesso è perseguitato in Lui. Ma questo recalcitrare contro il pungolo non farà venire meno la volontà di salvezza del Signore per tutte le nazioni, quell’azione battesimale che gli ultimi versetti mettono in luce e che alla fine si imporrà per tutta la umanità.