3 «Io sono un Giudeo, nato a Tarso in Cilìcia, ma educato in questa città, formato alla scuola di Gamaliele nell’osservanza scrupolosa della Legge dei padri, pieno di zelo per Dio, come oggi siete tutti voi. 4 Io perseguitai a morte questa Via, incatenando e mettendo in carcere uomini e donne, 5 come può darmi testimonianza anche il sommo sacerdote e tutto il collegio degli anziani. Da loro avevo anche ricevuto lettere per i fratelli e mi recai a Damasco per condurre prigionieri a Gerusalemme anche quelli che stanno là, perché fossero puniti.
6 Mentre ero in viaggio e mi stavo avvicinando a Damasco, verso mezzogiorno, all’improvviso una grande luce dal cielo sfolgorò attorno a me; 7 caddi a terra e sentii una voce che mi diceva: “Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?”. 8 Io risposi: “Chi sei, o Signore?”. Mi disse: “Io sono Gesù il Nazareno, che tu perséguiti”. 9 Quelli che erano con me videro la luce, ma non udirono la voce di colui che mi parlava. 10 Io dissi allora: “Che devo fare, Signore?”. E il Signore mi disse: “Àlzati e prosegui verso Damasco; là ti verrà detto tutto quello che è stabilito che tu faccia”. 11 E poiché non ci vedevo più, a causa del fulgore di quella luce, guidato per mano dai miei compagni giunsi a Damasco.
12 Un certo Anania, devoto osservante della Legge e stimato da tutti i Giudei là residenti, 13 venne da me, mi si accostò e disse: “Saulo, fratello, torna a vedere!”. E in quell’istante lo vidi. 14 Egli soggiunse: “Il Dio dei nostri padri ti ha predestinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e ad ascoltare una parola dalla sua stessa bocca, 15 perché gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai visto e udito. 16 E ora, perché aspetti? Àlzati, fatti battezzare e purificare dai tuoi peccati, invocando il suo nome”.
La vicenda di Paolo è esemplare di cosa significhi per ogni uomo e donna chiamato alla salvezza l’esperienza della Pasqua di Gesù. Come l’antico Israele liberato dall’Egitto, così ogni esperienza personale o collettiva della salvezza è – ce lo ricordiamo ormai da molto tempo! – sempre Pasqua. E qui una considerazione subito s’impone: la fede non è l’adesione ad una dottrina, ma è prima di tutto l’esperienza di un atto di salvezza da parte di Dio. La fede dunque “è un fatto che mi è capitato”, per dir la cosa banalmente. Questo mi sembra molto importante, perchè la nostra stessa tradizione di pensiero teologico, soprattutto nella nostra Chiesa d’occidente, ha generato un convincimento per cui il non credente molto spesso non può che affermare che lui questa o quella cosa non la crede, o magari, non riesce a crederla. E questo può essere deviante rispetto all’ “accorgersi” dell’evento salvifico nel quale forse si è coinvolti.
Questo è talmente forte nella rivelazione ebraico-cristiana, che, come in questa vicenda di Paolo, prima di tutto accade un fatto inspiegabile, che solo in seguito viene “illuminato”. Nella storia di Paolo interviene addirittura un evento di “cecità”, che sottolinea con forza enorme che tutto quello che prima sembrava chiaro e doveroso, ora è tenebra! E’ uno degli elementi più forti di quel “morire” che è porta della risurrezione!
Ancora, per la vicenda di Paolo mi sembra di grande rilievo il fatto che la condizione negativa, di morte, da cui egli viene strappato e salvato, non è qualificabile propriamente come “peccato”. Anzi! A livello di coscienza personale e collettiva, Paolo combatteva per la buona causa di Dio! Tra l’altro, al ver.3 del nostro testo, egli attribuisce la stessa cosiddetta “buona fede” alla “osservanza scrupolosa della Legge dei padri” che probabilmente i suoi persecutori in quel momento pensano di servire! Certo, nella “risurrezione” della fede, quello che appariva giusto si rivelerà abominevole. E Paolo conserverà la memoria del suo “peccato” di persecuzione nei confronti di Gesù. Ma propriamente l’evento non ha la caratteristica di una conversione etica.
Ancora, si può sottolineare il fatto che chi prima andava forte e sicuro dei suoi convincimenti e dei suoi progetti, ora deve essere condotto per mano e illuminato. Muore un “grande” e risorge un “piccolo”. Come ancora si può sottolineare che una vita certamente osservante dei precetti divini, ma sostanzialmente “autonoma” ora deve cedere ad una vita “nuova” di totale e radicale obbedienza alla volontà divina, nella prospettiva della salvezza universale.
L’annuncio del Vangelo è quindi sostanzialmente il racconto e la testimonianza della propria esperienza della salvezza. Non quindi un dibattito teologico ma un’esperienza di portata assoluta che ora si vuole e si deve comunicare. E’ così per Paolo, come lo è per Maria di Nazaret verso Elisabetta, come lo è per noi e per la Chiesa di oggi.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Sono molto contento perchè avendo tentato di leggere con una certa assiduità la vostra lectio quotidiana relativa agli Atti ora mi accorgo di avere in testa più idee relative al problema della esistenza;in particolare sono rimasto affascinato dalle vicende di San Paolo che mi sembrano molto attuali ed educative, mi fanno capire la differenza che vi è tra la buona e la mala fede, mostrano con chiarezza e concretamente che cosa significa essere Santi (San Paolo mi sembra un Santo che possa essere ammirato anche da persone cosidette non credenti,per la sua onestà,desiderio di aiutare gli altri in ogni maniera,coerenza, spirito di iniziativa).
Ringrazio il Signore per tutto ciò che ci dona e ringrazio voi tutti per quello che siete e per quello che fate.( Sinceramente credo di avere abusato della vostra cortesia con questo mio intervento prolisso,brutto, probabilmente anche sostanzialmente sbagliato.Volevo solo manifestare che leggervi mi piace molto.)