25 E ora, ecco, io so che non vedrete più il mio volto, voi tutti tra i quali sono passato annunciando il Regno. 26 Per questo attesto solennemente oggi, davanti a voi, che io sono innocente del sangue di tutti, 27 perché non mi sono sottratto al dovere di annunciarvi tutta la volontà di Dio. 28 Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti come custodi per essere pastori della Chiesa di Dio, che si è acquistata con il sangue del proprio Figlio. 29 Io so che dopo la mia partenza verranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; 30 perfino in mezzo a voi sorgeranno alcuni a parlare di cose perverse, per attirare i discepoli dietro di sé. 31 Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato, tra le lacrime, di ammonire ciascuno di voi.
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Il significato profondo di tutto il brano che oggi celebriamo nella nostra preghiera è quello della responsabilità altissima di ogni generazione nella comunicazione di tutto il disegno di Dio. Il Signore veramente si consegna alla nostra storia e alla sua fragilità. E’ impressionante in questa prospettiva il contrasto tra la debolezza del cammino di ciascuno e di tutti, e il “compito” affidato ad ogni generazione.
I cristiani di Efeso non vedranno più il volto di Paolo (ver.25); questa è la “partenza” di Paolo (ver.29). Si tratta dunque del congedo di una generazione e il passaggio del compito supremo dell’annuncio evangelico. Tutto questo tende a sottolineare il compito paterno-materno della testimonianza cristiana: ogni generazione nasce dalla testimonianza della generazione che la precede.
Due volte nel nostro testo viene nominato il sangue: al ver.26 e al ver.28. Al ver.28, alla lettera, non è nominato il “proprio Figlio”; potrebbe essere un termine sottinteso, o potrebbe semplicemente dire “con il proprio sangue”. Questa ipotesi viene generalmente respinta perchè si parlerebbe del sangue di Dio! Ma mi pare non inutile tenerla tra le ipotesi perchè è affascinante supporre che il sangue di Dio sia il sangue del Figlio, e che quindi con il proprio sangue Dio si sia acquistata la sua chiesa. Vittima innocente! e questo ci introduce nel ver.26 dove Paolo afferma di essere “innocente del sangue di tutti”: in questo modo si capisce che non si tratta di consegnare semplicemente una notizia o una dottrina, ma la propria vita. L’annuncio evangelico è l’offerta della propria vita per generare il Vangelo nel cuore di coloro che ci sono affidati. Non possiamo qui troppo sostare su queste mie vaghe ipotesi, ma si può forse almeno aggiungere che questo è in certo modo verificato dal fatto che il Vangelo è la suprema notizia dell’Amore di Dio sino alla Croce di Gesù. E che per questo il comandamento dell’Amore è ormai l’unico comandamento.
Tutto questo è affidato in modo diretto e privilegiato a questi “anziani” che lo Spirito Santo ha costituito “come custodi per essere pastori della Chiesa di Dio”. Ma, come tutti i doni spirituali e come tutte le diaconìe che ne conseguono, questa custodia è affidata ad ogni intera generazione della storia della salvezza, secondo la graziosità del disegno divino che ha disposto questa responsabilità in maniera che quella più immediata è anche quella più importante per la vita di ogni persona: appunto la paternità e la maternità nello Spirito!
I “lupi” vengono dal di fuori, e sorgono anche dal di dentro della famiglia di Dio. Paolo, come stiamo vedendo ogni giorno, ben li conosce. Nella sua divina preziosità, il disegno divino pienamente realizzato in Gesù, è in qualche modo fragilissimo. Essendo il disegno della liberazione di ognuno e di tutti per l’Amore, è sempre tentato di ritornare nella servitù della Legge, apparentemente più semplice e più sicura. Chiediamo oggi al Signore con tutte le nostre forze di poter essere anche noi, anch’io che sono l’ultimo di noi, umili e lieti difensori della libertà che il Signore Gesù ci ha acquistata perchè possiamo fare della nostra vita un unico atto di Amore. Un’unica grande celebrazione dell’Amore di Dio che ci è stato dato.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.