24 Arrivò a Èfeso un Giudeo, di nome Apollo, nativo di Alessandria, uomo colto, esperto nelle Scritture. 25 Questi era stato istruito nella via del Signore e, con animo ispirato, parlava e insegnava con accuratezza ciò che si riferiva a Gesù, sebbene conoscesse soltanto il battesimo di Giovanni. 26 Egli cominciò a parlare con franchezza nella sinagoga. Priscilla e Aquila lo ascoltarono, poi lo presero con sé e gli esposero con maggiore accuratezza la via di Dio. 27 Poiché egli desiderava passare in Acaia, i fratelli lo incoraggiarono e scrissero ai discepoli di fargli buona accoglienza. Giunto là, fu molto utile a quelli che, per opera della grazia, erano divenuti credenti. 28 Confutava infatti vigorosamente i Giudei, dimostrando pubblicamente attraverso le Scritture che Gesù è il Cristo.
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Mi permetto di proporre una “lettura” di questo breve testo, che non si limiti a considerarlo come un documento storico che, attraverso la vicenda e l’esperienza di questo Apollo, faccia memoria del superamento del “battesimo di Giovanni” e della pienezza di significato e di potenza del “battesimo di Gesù”. Penso infatti che si possa cogliere in questa vicenda anche un dato permanente della pienezza dell’esperienza cristiana in ciascun discepolo del Signore. Magari di questa crescita e di questa pienezza non tutti possiamo essere consapevoli allo stesso modo e con lo stesso spessore, ma può esserci utile oggi verificare il movimento e l’azione dello Spirito sia in ogni persona, sia nella stessa comunità dei cristiani.
Apollo è un giudeo egiziano, “colto, esperto nelle Scritture”. Il termine reso in italiano con “colto” è presente solo qui nel Nuovo Testamento e indica in ogni modo un rapporto profondo con il “Logos”, sia come conoscenza sia come capacità ed efficacia di esposizione. I vers.24-25 sottolineano quindi l’efficacia della sua predicazione come un dato proprio della sua persona, e un ministero esercitato non per incarichi speciali, ma come spontaneamente. Anche questo fatto mi sembra degno della nostra attenzione,e ci fa sperare che possa crescere anche nella nostra Chiesa un’assunzione maggiore di responsabilità della Parola di Dio da parte di tutti i cristiani.
Essendo ebreo, la predicazione di Apollo è particolarmente adatta all’ambiente sinagogale, come ascoltiamo dal ver.26. E qui appunto intervengono Aquila e Priscilla che lo conducono ad una più completa consapevolezza del mistero cristiano. Possiamo allora cercare di cogliere da questa vicenda qualche osservazione che possa essere utile anche per noi oggi. L’annuncio cristiano ha la sua fonte nelle Scritture, cioè in tutta la rivelazione che ci è donata dalle Scritture che noi chiamiamo Antico Testamento. E’ una terminologia da usare con un po’ di prudenza, perchè è di non facile accoglienza da parte dei nostri fratelli ebrei. Ma qui non possiamo intrattenerci su questo tema. Dunque è attraverso le Scritture che noi possiamo cogliere la profezia e l’attesa del Signore Gesù Cristo. E questo si può forse considerare l’importanza e il “confine” della predicazione e del battesimo di Giovanni.
Ma la pienezza del dono di Dio è quella espressa dal Battesimo di Gesù e dalla vita nuova “nello Spirito Santo”. Al “riconoscimento” che Gesù è veramente il Cristo, il Messia atteso, il Signore, deve corrispondere il nostro “essere nuovo”, la nostra nuova condizione di “figli di Dio”. Il Battesimo cioè è un’esistenza assolutamente nuova. Come i nostri padri sono entrati nel mare come schiavi e ne sono usciti come liberi figli, così noi, in pienezza, entriamo nel Battesijmo figli di Adamo e ne usciamo figli di Dio, fratelli di Gesù, cristiani. E tale mi sembra essere l’esperienza interiore che ci viene donata, e che in termini banali mi capita di definire come la recitazione sempre più autentica e consapevole della preghiera del “Padre Nostro”. Il dono dello Spirito è infatti la pienezza in noi della vita di Dio. Chiedo scusa della rozza banalizzazione di quello che ho cercato di balbettare.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.