35 Fattosi giorno, i magistrati inviarono le guardie a dire: «Rimetti in libertà quegli uomini!». 36 Il carceriere riferì a Paolo questo messaggio: «I magistrati hanno dato ordine di lasciarvi andare! Uscite dunque e andate in pace». 37 Ma Paolo disse alle guardie: «Ci hanno percosso in pubblico e senza processo, pur essendo noi cittadini romani, e ci hanno gettato in carcere; e ora ci fanno uscire di nascosto? No davvero! Vengano loro di persona a condurci fuori!». 38 E le guardie riferirono ai magistrati queste parole. All’udire che erano cittadini romani, si spaventarono; 39 vennero e si scusarono con loro; poi li fecero uscire e li pregarono di andarsene dalla città. 40 Usciti dal carcere, si recarono a casa di Lidia, dove incontrarono i fratelli, li esortarono e partirono.
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Le parole che oggi ascoltiamo e celebriamo sono molto interessanti perché aiutano a comprendere che la liberazione e la libertà donate dalla fede di Gesù non si possono confondere con le presunte libertà e liberazioni del mondo, sempre legate e inquinate da connessioni con i poteri del mondo. Di fatto, il nostro testo non arriva a parlare di libertà, come è detto qui al ver.35.
Allo stesso modo Paolo non accetta di essere “mandato in pace” come pretenderebbero i magistrati. Per questo arriva addirittura a rivendicare i diritti che competono alla sua cittadinanza romana. Non mi sento in grado di entrare in un’analisi storica di queste cose, ma mi sembra si possa dire che il “giudizio del Vangelo” non è indifferente di fronte a quel tentativo di “giustizia” che le legislazioni umane tentano di stabilire. Per questo, anche il diritto romano, con tutti i suoi limiti, può mostrare una certa “legittimità” di fronte ad azioni di puro sopruso come quella subita da Paolo.
Mi chiedo se, in questa direzione, non si possa notare una certa “disobbedienza” di Paolo rispetto alla richiesta di “andarsene dalla città” che al ver.39 gli avevano fatta i magistrati che erano andati a scusarsi. Al ver.40 dice infatti che prima di andarsene, “si recarono a casa di Lidia”. Con molta disinvoltura!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.