11 Salpati da Tròade, facemmo vela direttamente verso Samotràcia e, il giorno dopo, verso Neàpoli 12 e di qui a Filippi, colonia romana e città del primo distretto della Macedonia. Restammo in questa città alcuni giorni. 13 Il sabato uscimmo fuori della porta lungo il fiume, dove ritenevamo che si facesse la preghiera e, dopo aver preso posto, rivolgevamo la parola alle donne là riunite. 14 Ad ascoltare c’era anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiàtira, una credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo. 15 Dopo essere stata battezzata insieme alla sua famiglia, ci invitò dicendo: «Se mi avete giudicata fedele al Signore, venite e rimanete nella mia casa». E ci costrinse ad accettare.
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Ancora lo Spirito il protagonista della missione di evangelizzazione a “tutte le genti”. La conversione di Cornelio, la convocazione del primo Concilio, ieri nella scelta della terra e delle genti da evangelizzare, perché l’importante è arrivare “fino ai confini della terra” non restando chiusi nei Dodici. E’ questo il dono che fa lo Spirito Santo quando “tocca” il nostro spirito: ci apre alla comunione con tutti, abbattendo le resistenze dentro di noi che ci fanno sembrare “tentazione” l’apertura all’altro o addirittura “cosa impura”; ma Pietro discerne e se ne rende conto, così va da Cornelio e obbedisce. Una comunione, dunque, non solo di spirito di preghiera ma che si completa e trova pace nel “desiderio” ed il “coraggio” di ascoltare la “voce” che spinge ad incontrare il fratello, a fissare gli sguardi, a scambiarsi un sorriso. Il Signore ci ha creati per una comunione in carne e spirito con i fratelli tutti. Se così non fosse Paolo non avrebbe nessun motivo oggi di andare in un’altra terra a raggiungere le genti. Ancora una volta il Signore ci sprona ad uscire dalle nostre “trappole” a non farci imprigionare dall’ambiente ristretto, dalle paure, false sicurezze o false compassioni. “Io il tralcio e Lui la vite” questo è per noi l’unico vincolo. Lo Spirito ha bisogno di persone disponibili ad operare, si serve di noi non di aria: il nostro “sì” permette l’espansione del Regno di Dio sulla terra, il nostro correre ad annunciare ai fratelli, di persona, “senza distinzioni” ci raccomanda Pietro, condividendo un “attimo” di quotidiano, per una comunione autentica.
Lo Spirito oggi (ancora protagonista) opera anche negli uditori e si espande nella storia:“Il Signore le aprì il cuore per accogliere le cose dette da Paolo” segno della sua predisposizione ad accogliere l’annuncio cristiano. Lo Spirito rende il cuore della donna disponibile e, solo allora, le parole di Paolo raggiungono il suo cuore. Se non vi fosse stato lo Spirito la predicazione sarebbe rimasta sterile. Paolo non ha fatto nessuna forzatura: semplicemente obbedisce alla sua missione pasquale di “evangelizzare tutte le genti”. E’ nel contesto generale che avviene la conversione ed è il Signore ad operarla. Nell’episodio dei discepoli di Emmaus: “si aprirono i loro occhi” (Lc 24,31); “Non ardeva forse il nostro cuore quando egli, lungo la via, ci parlava e ci spiegava le Scritture?” (24,32); “Allora aprì loro la mente all’ intelligenza delle Scritture” (Lc 24,45). E’ il Signore ad agire, egli apre il cuore o la mente, per accogliere le parole di Paolo o per comprendere le Scritture. l’adesione di fede di questa donna trova anche una visibilità nel vissuto attraverso il gesto dell’ospitalità da lei generosamente offerta che non si può rifiutare per testimoniare ancora che si sono infrante le divisioni e discriminazioni, anche se questo comporta una temporanea interruzione del viaggio.
Domani il Signore ci inviterà al discernimento…quello fatto con lo Spirito, non con la ragione o il sentimento.
Ogni giorno il Signore ci prepara regali belli e preziosi anche in questi testi certamente più semplici e apparentemente meno “impegnati”, ma, proprio per questo motivo, ricchi di spunti e suggerimenti per la nostra vita quotidiana.
Questo sabato a Filippi ci porta con Paolo e i suoi compagni non in una sinagoga di muri, ma “lungo il fiume”(ver.13). La nota di un’edizione biblica dice che non era una vera e propria sinagoga, un’altra nota pensa che l’espressione “fare la preghiera” indichi il culto sinagogale. Si tratta in ogni modo di una situazione inconsueta, tra l’altro caratterizzata da una forte presenza femminile. Uomini non sono nominati e questo è un po’ strano per una sinagoga.
Il linguaggio sembra voler confermare la dolcezza e la semplicità della situazione, fino al punto che l’intervento dei nostri amici non avviene come di consueto con un intervento “ufficiale” di Paolo, ma con una semplice conversazione a più voci: “Rivolgevamo la parola alle donne là riunite”.
Ed è bello che il tono più semplice e dimesso della circostanza nulla tolga alla grazia e alla potenza dell’annuncio evangelico! Il ver.14 individua tra le altre “una donna di nome Lidia” e con termini concisi informa sulla sua situazione e sulla sua vicenda sia civile che spirituale: “…e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo”. Bisognerebbe che anche ai nostri giorni si trovasse la possibilità di uno svolgimento semplice della grazia di Dio, proprio come è stato per lei, subito battezzata! (ver.15).
Mi sembra bello che ci accorgiamo che un gesto di invito simile a quello di Lidia al ver.15, è presente solo un’altra volta in tutto il Nuovo Testamento, ed è quando i due “discepoli di Emmaus” costringono il Signore a fermarsi con loro perchè “si fa sera”! Questo mi fa pensare che anche per Lidia si sia trattato più che di un impeto da ospitale padrona di casa, di un desiderio di mettere sè e la sua casa nella protezione di chi le aveva portato l’annuncio e l’evento della salvezza.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
v. 14: “il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo.” Paolo mette le sue parole, la sua fede, il suo impegno, ma è Dio che apre il cuore. Così noi: possiamo mettere, anzi dobbiamo mettere, tutti noi stessi nell’annuncio e nella testimonianza del vangelo, ma è Dio che opera. Mi ricorda la prima lettera ai Corinzi 3,6-9 “Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere. Ora né chi pianta, né chi irrìga è qualche cosa, ma Dio che fa crescere. Non c’è differenza tra chi pianta e chi irrìga, ma ciascuno riceverà la sua mercede secondo il proprio lavoro. Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete il campo di Dio, l’edificio di Dio.”