36 Dopo alcuni giorni Paolo disse a Bàrnaba: «Ritorniamo a far visita ai fratelli in tutte le città nelle quali abbiamo annunciato la parola del Signore, per vedere come stanno». 37 Bàrnaba voleva prendere con loro anche Giovanni, detto Marco, 38 ma Paolo riteneva che non si dovesse prendere uno che si era allontanato da loro, in Panfìlia, e non aveva voluto partecipare alla loro opera. 39 Il dissenso fu tale che si separarono l’uno dall’altro. Bàrnaba, prendendo con sé Marco, s’imbarcò per Cipro. 40 Paolo invece scelse Sila e partì, affidato dai fratelli alla grazia del Signore.
41 E, attraversando la Siria e la Cilìcia, confermava le Chiese.
16 – 1 Paolo si recò anche a Derbe e a Listra. Vi era qui un discepolo chiamato Timòteo, figlio di una donna giudea credente e di padre greco: 2 era assai stimato dai fratelli di Listra e di Icònio. 3 Paolo volle che partisse con lui, lo prese e lo fece circoncidere a motivo dei Giudei che si trovavano in quelle regioni: tutti infatti sapevano che suo padre era greco. 4 Percorrendo le città, trasmettevano loro le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani di Gerusalemme, perché le osservassero. 5 Le Chiese intanto andavano fortificandosi nella fede e crescevano di numero ogni giorno.
Continua ad affascinarmi questa parte del Libro degli Atti, dove il Signore ci mette in confidenza con la fatica della storia e la meraviglia dell’incontro tra la Parola di Dio e la storia. Oggi non solo per quello che riguarda i passi e gli atti ufficiali della Chiesa, ma anche per le più immediate e personali relazioni tra le persone. Fatti della vita comuni a tutti, che istintivamente penseremmo non interessanti per la memoria biblica. Invece sembra di cogliere una puntigliosa attenzione del testo a far memoria anche di fatti, di pensieri e di sentimenti molto “piccoli”. E questo proprio per confermare che la grande “Storia della Salvezza” si compie anche nella modesta tessitura della vita quotidiana delle persone.
Così, ai vers.36-41, la separazione tra Paolo e Barnaba per un dissenso tra loro circa Giovanni detto Marco. Un dissenso che evidentemente non spezza la comunione sulle cose fondamentali, e che tuttavia è abbastanza forte da provocare la divaricazione delle loro strade. Una comunione, quindi, capace di sostenere le fatiche e le relazioni faticose e fragili tra le persone. Ma il tono del linguaggio si mantiene in una pacifica quiete.
E così è per un avvenimento del tutto diverso, e cioè l’incontro di Paolo con Timoteo, discepolo che gli sarà ormai per sempre accanto. Qui è interessante vedere come ci siano da una parte le grandi decisioni, e dunque anche l’indirizzo aperto e positivo stabilito per l’annuncio del Vangelo ai pagani, che anche qui viene confermato ai vers.4-5. Ma anche la delicatezza delle situazioni, che induce Paolo a farsi osservante super-rigoroso, anche al di là delle cose decise dalla Chiesa, e delle quali lui è stato sostenitore appassionato. Ma appunto, nell’incontro tra la luce del Vangelo e la fatica della storia, proprio il Vangelo rivela la misericordiosa pazienza di Dio, capace di aspettare e di discernere, affinchè la Parola non incontri ostacoli nel suo viaggio di salvezza universale.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo Giovanni.
i motivi che portano alla separazione (provvisoria?) tra Paolo e Barnaba io non li conosco (probabilmente anche per colpa dela mia trascuratezza ,incostanza, ignoranza ,superficiialità ,poco tempo dedicato alla meditazione del Vangelo (per non parlare poi della mia ridicola conoscenza del Vecchio Testamento).Don Giovanni li ritiene “piccoli” e sicuramente come sempre, secondo me, la sua è una interpretazione giusta , ispirata dallo Spirito Santo e suggerita anche dalla sua umana sapienza ,in questo caso forse relativa alla psicologia, oltre che molto bella.Siccome però Paolo a me
piace da “matti” vorrei poter pensare che l’atteggiamento di Paolo sia stato suggerito da seri motivi di “organizzazione”;del resto il risultato di tale (provvisoria?)separazione
provoca contemporaneamente due missioni invece di una.Il modo di agire di Paolo mi ha rammentato Giovanni Paolo II (i suoi continui viaggi che all’inizio probabilmente avranno anche “scandalizzato” qualcuno).
La bellissima frase “il tono del linguaggio si mantiene in una pacifica quiete ” mi rammenta(per contrasto) purtroppo il linguaggio usato da molti dei nostri odierni politici.(Anche essi avranno le loro giuste motivazioni che io che sono molto peggio di loro da tutti i punti di vista non sono in grado di conoscere.)Ringrazio il Signore per tutto ciò che fate voi mentre gli chiedo perdono per il mio sciagurato modo di vivere e parlare.
v. 36: «Ritorniamo a far visita ai fratelli in tutte le città nelle quali abbiamo annunciato la parola del Signore, per vedere come stanno». L’annuncio del vangelo avviene per contatto personale, non è una comunicazione di massa. E’ visitare, è vedere come stanno i fratelli, è prendersi cura, interessarsi. Potremmo da qui ispirarci per l’evangelizzazione, o meglio la preevangelizzazione, nelle nostre comunità parrocchiali, imparare lo stile della comunicazione: stare vicino alle persone, farsi prossimo.