1 Anche a Icònio essi entrarono nella sinagoga dei Giudei e parlarono in modo tale che un grande numero di Giudei e di Greci divennero credenti. 2 Ma i Giudei, che non avevano accolto la fede, eccitarono e inasprirono gli animi dei pagani contro i fratelli. 3 Essi tuttavia rimasero per un certo tempo e parlavano con franchezza in virtù del Signore, che rendeva testimonianza alla parola della sua grazia e concedeva che per mano loro si operassero segni e prodigi. 4 La popolazione della città si divise, schierandosi alcuni dalla parte dei Giudei, altri dalla parte degli apostoli. 5 Ma quando ci fu un tentativo dei pagani e dei Giudei con i loro capi di aggredirli e lapidarli, 6 essi lo vennero a sapere e fuggirono nelle città della Licaònia, Listra e Derbe, e nei dintorni, 7 e là andavano evangelizzando.

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Evidentemente la grande decisione di annunciare il Vangelo ai pagani non escludeva i giudei! Nè è da pensare che questo “annuncio” alle genti non comprendesse il valore irrinunciabile e la necessità interna di annunciare Gesù con tutto il patrimonio della prefeza e della preparazione compiuta da Dio nel popolo della Prima Alleanza. Piuttosto, questa evangelizzazione di “Giudei e Greci”, ci conferma che l’elezione divina di un piccolo popolo di pastori non escludeva la possibilità di accesso di altri al dono di Dio, perchè la fede ebraico cristiana è veramente “universale” nel senso che tocca e chiama il dramma e la speranza che ogni uomo e donna della terra porta in sè!
Questi “Giudei che non avevano accolto la fede” ben rappresentano la “difficoltà” che può nascere in chi non riesce a portare e a sopportare l’esigenza interna alla Parola di Dio di potere e dovere sempre offrire orizzonti nuovi, diciamo “cose antiche e cose nuove”. Tale fatica può portare anche a conseguenze gravi, come qui segnala il ver.2 che denuncia la mondanizzazione della vita secondo lo Spirito a causa di propositi e progetti che fanno parte della crudeltà e della violenza del mondo.
Ma la precarietà, come in questi giorni stiamo vedendo, sembra essere l’orizzonte “normale” in cui si compie l’evento evangelico, che non solo non ha bisogno di condizioni particolari, ma addirittura, come ascoltiamo anche oggi, trae dalle difficoltà della storia occasione di dilatarsi e comunicarsi a sempre nuovi orizzonti.
Mi piace notare anche come il desiderio di comunicare il dono di Dio non proponga la necessità di eroismi e temerarietà: anche la fuga fa parte di quello che può succedere e talvolta si deve mettere in atto! E, appunto, il rifugio trovato nella fuga diventa luogo e occasione di nuovo annuncio evangelico, come ascoltiamo dal ver.7.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Icònio, questa città divisa tra due tensioni, mi è sembrata molto rappresentativa anche dell’animo umano.
La volontà di non accogliere, l’inasprimento e l’interesse ad ascoltare..
La delicatezza degli apostoli che vanno via, anche se ‘rimasero per un certo tempo’..
L’occasione persa per la città di Icònio di accogliere la Parola.Vedo il rischio anche per noi, per tutti..che abbiamo però la fortuna di seguirli a Licaònia, Listra e Derbe.
Il testo ha moltissimi riferimenti evangelici. Tra questi: v.3 – Marco 16:Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava con loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano. v.4 – Luca 12: Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione vv 6 e.7: Matteo 10: quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un’altra; Marco 13: ma prima bisogna che il Vangelo sia proclamato a tutte le genti. Ieri Paolo affermava che si sarebbero rivolti alle genti; però oggi il testo inizia con il loro entrare nella sinagoga. Ai credenti si contrappongono, più che gli increduli i “disobbedienti”. Tante volte nell’A.T. Dio rimprovera il suo popolo di disobbedienza. Ora non si tratta di una disobbedienza a uno o più precetti, ma la disobbedienza più globale che è il rifiuto della via gratuita di salvezza che Dio ha predisposto per mezzo del Figlio v. 6 fuggirono: la fuga è tipica di tanti uomini di Dio già nell’A.T. Mosè e Elia i più rappresantativi, fino alla fuga in Egitto di Maria e Giuseppe con il bambino. Ancora la fuga diventa occasione di nuova proclamazione del Vangelo, non essendo ancora il tempo della testimonianza finale con l’effusione del sangue. E lì continuavano a predicare il Vangelo. Questo è fondamentale, il Vangelo, la Buona notizia che non si ferma, ma cresce e cammina insieme ai discepoli del Signore perseguitati per esso.
La parola più bella del testo di oggi mi sembra l’aggettivo riferito al tempo del v.3 “sufficiente”. In italiano è resto così: “Essi tuttavia rimasero per un certo tempo e parlavano con franchezza…”.
In mezzo a queste opposizioni, ad alleanze incrociate Giudei-Pagani contro l’annuncio, aggressioni, divisioni in partiti… però per un tempo “sufficiente” la Parola viene annunciata!!! Piccolo, sacrificato, limitato… ma questo seme è così potente e rigoglioso che cresce!
Quanto è vero per la nostra vita!! Il tempo che dedichiamo alla Parola è sempre, secondo noi, insufficiente! Il nostro cuore è, come dice giustamente maurizio, Iconio! Eppure l’annuncio avviene! Il seme è seminato!
Commossi, indegnamente, lo stringiamo e lo teniamo stretto. E’ la gioia della nostra vita.