5 E vidi aprirsi nel cielo il tempio che contiene la tenda della Testimonianza; 6 dal tempio uscirono i sette angeli che avevano i sette flagelli, vestiti di lino puro, splendente, e cinti al petto con fasce d’oro. 7 Uno dei quattro esseri viventi diede ai sette angeli sette coppe d’oro, colme dell’ira di Dio, che vive nei secoli dei secoli. 8 Il tempio si riempì di fumo, che proveniva dalla gloria di Dio e dalla sua potenza: nessuno poteva entrare nel tempio finché non fossero compiuti i sette flagelli dei sette angeli.
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Giovanni tiene sempre strettamente collegati tra loro il tempio e la persona del Signore. Per questo l’immagine del tempio aperto nel cielo mi sembra possa indicare la Pasqua di Gesù, dal cui fianco trafitto escono, in Gv.19,32-37, sangue e acqua, i segni del sacrificio e del dono dello Spirito. Il tempio è aperto perché il Cristo è pienamente donato. In Gv.12,20-33 la richiesta di alcuni greci che vogliono “vedere” Gesù porta Lui a dire dell’ora ormai vicina, in cui il Figlio dell’uomo sarà glorificato, e allora, dice ancora, “quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”. La sua morte sarà potenza suprema e assoluta di salvezza: per tutti!
Per questo mi sembra che le “sette coppe d’oro, colme dell’ira di Dio” non possano indicare che la sua passione, nella quale si raccoglierà e si manifesterà tutta “l’ira di Dio” contro il male e la morte che tengono prigioniera l’umanità. Fino al compimento di tutto ciò, “nessuno poteva entrare nel tempio, finchè non fossero compiuti i sette flagelli dei sette angeli” (ver.8). La pasqua di Gesù sconfigge e annienta il male e la morte, e consente a tutti di entrare in Lui che è il tempio di Dio.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
I primi versetti del testo di oggi richiamano con forza il racconto evangelico della morte di Gesù (Mt 27,45-52). Il suo sacrificio d’amore apre il tempio di Dio, apre o riapre la relazione fra Dio e noi. Ma questo non accade senza un totale sconvolgimento della realtà personale e sociale che sia il testo evangelico che l’Apocalisse annunciano con il racconto di eventi terrificanti. È il sangue versato da Gesù, significato dal contenuto delle sette coppe, che spazza via e distrugge il male e la morte.
La realtà nuova, personale e comunitaria (forse anche sociale e planetaria?) non può accedere a Dio se non passa attraverso il sangue di Cristo, la sua Pasqua che fa tutti e tutto nuovi: questo mi suggerisce l’immgine del tempio pieno di fumo, luogo della Sua manifestazione, totalmente riempito della Sua presenza.
Mi sono chiesto quale sia, nel testo, il messaggio di speranza per le nostre vite che oggi l’Apocalisse ci dona. Ci rassicura che, anche dentro alle situazioni più drammatiche della nostra vita personale e sociale, agisca la potenza rigeneratrice della Pasqua di Gesù e del suo sangue versato per amore; e che possa essere nostro compito svelare nella fatica e nella durezza della vita quotidiana la direzione di casa, verso la quale tutti siamo pazientemente guidati.