1 E vidi: ecco l’Agnello in piedi sul monte Sion, e insieme a lui centoquarantaquattromila persone, che recavano scritto sulla fronte il suo nome e il nome del Padre suo. 2 E udii una voce che veniva dal cielo, come un fragore di grandi acque e come un rimbombo di forte tuono. La voce che udii era come quella di suonatori di cetra che si accompagnano nel canto con le loro cetre. 3 Essi cantano come un canto nuovo davanti al trono e davanti ai quattro esseri viventi e agli anziani. E nessuno poteva comprendere quel canto se non i centoquarantaquattromila, i redenti della terra. 4 Sono coloro che non si sono contaminati con donne; sono vergini, infatti, e seguono l’Agnello dovunque vada. Questi sono stati redenti tra gli uomini come primizie per Dio e per l’Agnello. 5 Non fu trovata menzogna sulla loro bocca: sono senza macchia.
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Nella complessità drammatica della storia, talvolta la comunità credente appare come una realtà molto piccola. Talvolta, come ora, si presenta nella pienezza e nella gloria. Ritroviamo al ver.1 quel numero dei centoquarantaquattromila che abbiamo già letto in Ap.7,4: forse là tendeva a designare l’antico Israele, mentre qui si riferisce alla Chiesa nel suo complesso vetero e nuovo testamentario: il numero è multiplo delle migliaia di dodici, come dodici sono le tribù d’Israele e gli Apostoli del Nuovo Testamento. L’Agnello è in mezzo a loro, che portano sulla fronte il suo nome e quello del Padre. Non dobbiamo pensare ad un’immagine celeste e finale, ma piuttosto al mistero dell’attuale realtà ecclesiale, che tale è, pur in mezzo alle traversie e alla presenza drammatica del regno delle tenebre. Tale è anche dunque la piccola realtà nella quale viviamo la nostra fede!
I vers.2-3 ci donano l’immagine di un grande canto che sembra eseguito da tutta la creazione, come forse si può cogliere in una preghiera come il Salmo 8 o il Cantico delle Creature di S. Francesco. E’ un canto che solo i centoquarantaquattromila possono apprendere, unendosi così al canto di tutta la creazione e di tutta la storia. Vedo che i commenti e le note delle bibbie sono unanimi nel cogliere il ver.4 e la sua esaltazione della verginità come lo splendore delle nozze che Dio ha stretto con gli eletti, tutti chiamati a custodire e a rendere fecondo il vincolo d’amore che Dio ha stretto con ciascuno e con tutti loro. Nozze che sono dunque immagine privilegiata della fede e dell’amore.
Di loro si dice al ver.4 che “seguono l’Agnello dovunque vada”, e che “sono stati redenti tra gli uomini come primizie per Dio e per l’Agnello”. Tutto questo sembra esprimere la vita nuova come una vita “offerta” – pensiamo all’offerta delle primizie! – e dunque al cammino della Pasqua nella quale tutti i discepoli seguono il loro Signore fino alla pienezza dell’incontro con il Padre. Infine il ver.5 li dice senza menzogna e senza macchia. Tutto questo vuole descrivere non una specie di perfezione etica, quanto il volto profondo e luminoso dell’esistenza cristiana, alla quale ci restituisce incessantemente la potenza della misericordia divina nella Persona di Gesù crocifisso e risorto.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
L’Agnello sta in piedi, ritto sul monte, e certamente dritti intorno a lui sono i centoquarantaquattro mila. Una posizione che esprime piena dignità, vitalità… Ma non si tratta di staticità: si dice, infatti, al v.4 che questi redenti seguono l’Agnello dovunque vada. Quel “Vieni e seguimi” dell’inizio della vita cristiana non ha più fine. – Anche le bocche sono in azione, ed esprimono un canto nuovo: come un fragore di grandi acque, come un rimbombo di forte tuono, come un canto accompagnato dal suono delle cetre.
È l’appartenenza all’Agnello, l’avere il suo nome scritto sulla fronte che ci rifà nuovi ogni volta, ci fa comprendere il canto potente e melodioso della sua lode e unisce a questo canto le nostre voci stonate. Fosse per noi saremmo dominati e vinti dalla menzogna e invece del canto di lode ascolteremmo solo la voce della bestia che parla come il drago. Le voci unite nel canto d’amore al posto della maldicenza, la lode armoniosa al posto della menzogna idolatra. Veramente la misericordia del Padre ci avvolge e solo il sangue dell’Agnello purifica la nostra povera parola.