1 Il ventuno del settimo mese, per mezzo del profeta Aggeo fu rivolta questa parola del Signore: 2 «Su, parla a Zorobabele, figlio di Sealtièl, governatore della Giudea, a Giosuè, figlio di Iosadàk, sommo sacerdote, e a tutto il resto del popolo, e chiedi: 3 Chi rimane ancora tra voi che abbia visto questa casa nel suo primitivo splendore? Ma ora in quali condizioni voi la vedete? In confronto a quella, non è forse ridotta a un nulla ai vostri occhi? 4 Ora, coraggio, Zorobabele – oracolo del Signore –, coraggio, Giosuè, figlio di Iosadàk, sommo sacerdote; coraggio, popolo tutto del paese – oracolo del Signore – e al lavoro, perché io sono con voi – oracolo del Signore degli eserciti –, 5 secondo la parola dell’alleanza che ho stipulato con voi quando siete usciti dall’Egitto; il mio spirito sarà con voi, non temete. 6 Dice infatti il Signore degli eserciti: Ancora un po’ di tempo e io scuoterò il cielo e la terra, il mare e la terraferma. 7 Scuoterò tutte le genti e affluiranno le ricchezze di tutte le genti e io riempirò questa casa della mia gloria, dice il Signore degli eserciti. 8 L’argento è mio e mio è l’oro, oracolo del Signore degli eserciti. 9 La gloria futura di questa casa sarà più grande di quella di una volta, dice il Signore degli eserciti; in questo luogo porrò la pace». Oracolo del Signore degli eserciti.
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Non è un giorno qualsiasi quello in cui il Signore rivolge la sua Parola “nella mano di Aggeo” (così, alla lettera) e quindi la porge per mezzo del profeta. Le note delle bibbie ci dicono che siamo all’ultimo giorno della grande festa delle capanne. In questo momento quindi di grande rilievo e di grande convocazione, il Signore mette in evidenza l’attuale stato miserevole del tempio in confronto al suo antico originario splendore (ver.3).
Il termine “coraggio” ripetuto tre volte è un imperativo, “fatti forza, sii forte”, rivolto all’autorità civile, a quella religiosa e a tutto il popolo. “Perché io sono con voi”, dice il Signore per bocca del profeta. Tutta la storia della salvezza come tutta la nostra esperienza personale e comunitaria, è sempre quella di una nostra debolezza visitata e salvata dal Signore. Non possiamo e non dobbiamo confidare in noi stessi , ma in Lui e nella sua presenza nella nostra piccola vita: questa è la fede!
Questo è il patto, l’alleanza, “la Parola dell’alleanza” che Dio ha stabilito con il suo popolo, che proprio in quel giorno di festa l’ha ricordato e celebrato. La memoria delle meraviglie operate dal Signore e ricordate e celebrate nella festa “attualizza” la sua presenza e la sua potenza nell’attuale condizione di povertà e di desolazione. Questo è il grande intervento di Dio nella storia attraverso la sua Parola, che opera oggi quello che ha operato nel passato: questa è la fede!
A queste due categorie di tempo, il presente e il passato, si aggiunge il futuro, a partire dalla promessa divina: “il mio spirito sarà con voi, non temete”(ver.5). E’ la prospettiva futura dei tempi messianici nei quali sarà portata a pienezza e a compimento la Parola che ora viene annunciata. Così avviene in ogni nostro incontro con la Parola del Signore, nel segreto della nostra stanza e nella grande liturgia della comunità credente, nei tempi della quiete come in quelli della tribolazione. In questo momento, come quando, se dio vuole, ci troveremo nell’assemblea liturgica e nella memoria della Pasqua di Gesù, che è pienezza e compimento di tutta la Parola e di ogni Parola che ci viene regalata, come è questa che stiamo celebrando nella nostra umile preghiera.
Il segno certamente modesto del restauro materiale del tempio e della “restaurazione” più profonda del tempio della nostra comunione figliale e fraterna porta lo sguardo della nostra fede al compimento di tutto nella persona e nell’opera di Gesù. La versione latina ama qualificare le ricchezze di cui dice il nostro testo al ver.7 raccogliendole nel termine “l’Atteso”, che indica il Messia, il nostro Signore Gesù, salvezza di tutto il mondo. Tale è la “tensione” tra il nostro umile e povero “presente”, il passato che la Parola ricorda, e il futuro che la Parola promuove.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Zorobabele era pronipote (se ho ben capito) di Ioiachin, re di Giuda al momento della deportazione del 598 a.C.; nessuno, quindi, dei presenti nel 520 doveva aver visto il tempio nel suo primitivo splendore, come si chiede al v.3. E’ bello che il Signore incoraggi con forza interpellando tutti direttamente: Coraggio, al lavoro! Dobbiamo darci da fare perché siamo collaboratori necessari a Dio nella grande vicenda della storia. “Io sono con voi”, assicura il Signore; “il mio spirito sarà con voi!”. – L’interpretazione messianica del v.7 è stata data anche da Lutero che traduce quel “ricchezze di tutte le genti” con “la Consolazione delle genti”, in riferimento a Cristo (così la nota TOB).