15 Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16 e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17 lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18 Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19 Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20 In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. 21 Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». 22 Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». 23 Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24 Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
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Il Signore ci rivela e ci dona oggi un passo nuovo e grande nella nostra relazione con Lui. Il ver.15 esprime in sintesi le note forti di questa relazione: l’amore e l’osservanza dei comandamenti. Consideriamo dapprima questa “osservanza”, l’osservare i comandamenti. Ricordiamo due passaggi preziosi nei quali questo termine ha assunto particolare luce e rilievo. A Cana, in Gv.2,10, nel “rimprovero” allo sposo che ha “tenuto da parte” il vino buono fino ad ora. E in Gv.12,7, quando Gesù difende il gesto di Maria di Betania: “Lasciala fare perchè essa “lo conservi” per il giorno della mia sepoltura”. Questi episodi danno al termine dell’osservanza il senso di una custodia amante e gelosa, il senso profondo dell’intimità dell’amore. E questo ci aiuta a capire il significato nuovo e profondo che, nel mistero del Figlio di Dio, viene ad assumere l’osservanza dei comandamenti. Non più un orizzonte di regime della legge, ma il compimento dell’opera salvifica di Dio: l’osservanza dei comandamenti come volto dell’amore! I comandamenti come modalità dell’amore, come segni fecondi della comunione che Dio ha stabilito con noi!
Siamo nella pienezza nuziale dell’intimità di Dio con noi, nell’economia del Paraclito, dello Spirito che è “Paraclito”, cioè difensore e consolatore, e che il Padre ci ha dato perchè rimanga con noi per sempre (ver.16), segno della relazione profonda e stabile, nuziale appunto: “Egli rimane presso di voi e sarà in voi”(ver.17). Lo Spirito è la presenza stessa del Signore Gesù nei nostri cuori: “Non vi lascerò orfani: verrò da voi”(ver.18). E’ la piena conoscenza ed esperienza della vita in Cristo, della vita cristiana: “In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi”(ver.20). Questo è l’Amore, dimensione fondamentale – “unica” si potrebbe forse osare di dire! – della vita cristiana. La relazione d’amore tra il Padre e il Figlio è donata all’umanità. Tale amore è rivelato e custodito dal discepolo che “accoglie i miei comandamenti e li osserva”. L’Amore è dunque una perfetta circolazione d’amore: “Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui”(ver.21).
La domanda di Giuda non l’Iscariota, cioè Taddeo, induce Gesù a ribadire il mistero e la realtà dell’Amore con una risposta che mi sembra spostare l’accento e l’attenzione da una categoria troppo statica, come “il mondo”, e restituisce tutto al primato dell’Amore come dono di Dio, alleanza di vita nuova, fruizione della vita divina, vita eterna in noi, presenza di Dio nel cuore e nella vita dell’uomo. Dono veramente, e quindi non condizionato nè causato, mistero insondabile e nello stesso tempo prepotentemente presente. Ricordiamo il dialogo del Signore con Nicodemo e la sua parola: “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene nè dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito”(Gv.3,8).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Ci aspetta una magnifica giornata: il Paraclito rimane presso di noi ed è in noi… “Voi in me ed io in voi”, come Lui è nel Padre… Sono vertici che riusciamo a stento ad immaginare. – Chi è questo Paraclito? La precedente traduzione diceva “Consolatore”: che però non indica solo Uno che ci dà un conforto morale nelle disavventure della vita, bensì un “amante” che ci sta accanto e ci aiuta a superare le cause negative della nostra fatica e sofferenza. Per questo mi piace di più chiamarlo “Protettore, Soccorritore”: in ogni momento abbiamo accanto a noi Uno pronto ad aiutarci, a sostenerci, perché ci ama. – Quanto ai comandamenti, è bella e ricca la spiegazione di don Giovanni. Però, di quali comandamenti si tratta? Risponde Gesù stesso al v. 15: “i comandamenti, quelli miei”! Ed è un unico comandamento, quello dell’amore, che si esprimerà nelle diverse forme della realtà e della vita.
v.17b “Lo Spirito di verità voi lo conoscete perchè egli dimora presso di voi”. Questo Spirito presente presso gli apostoli per le parole di Gesù, era presente anche alla creazione dell’uomo, quando Dio disse: “Facciamo (non, faccio) l’uomo a nostra immagine!” Già la creazione era opera del Padre, insieme al Figlio, con lo Spirito di verità. L’osservanza dei comandamenti di Gesù, che è amore per Lui, è possibile per la presenza in noi dello Spirito di verità, affinchè possiamo ascoltare, comprendere e osservare la parola e i comandi del Signore: è lo Spirito infatti, che abitando presso di noi, ci ricorda tutto ciò che Gesù ci ha detto. Giuda (non l’Iscariota) fa oggi una domanda impegnativa a Gesù: “Perchè ti riveli a noi e non al mondo?”. E Gesù non risponde, ma continua a parlare di ciò che stava dicendo. Forse in qualche modo risponde. mostrando che a questa domanda non si può dare risposta, se non pensando che il mistero di Gesù, e il mistero di Dio, è un mistero di amore. Come leggiamo in Col. “Dio ci ha trasferiti dalle tenebre al regno del Figlio del suo amore”. Qui Gesù indica questa decisione (e questa opera) di Dio per tutti (compreso il “mondo”): abbiamo tutti bisogno di venire trasferiti da Dio nel regno del Figlio del suo amore.
Mi ha sempre colpito la ricorrenza, l’insistenza, l’importanza, negli scritti giovannei, del verbo “rimanere”, menein; oggi leggo questo passo e scopro la stessa radice nella parola moné,”dimora”. Dunque lo stesso concetto per esprimere il rapporto d’amore degli uomini verso Dio e viceversa, la presenza degli uni nell’Altro e viceversa, questa comunione, questo inabitarsi reciproco. E scopro anche questo verbo terein che, praticamente l’equivalente esatto dell’ebraico shamar: custodire, come si custodisce un tesoro; noi lo traduciamo “osservare” e questo dà al termine proprio il senso legalista che ci aspetteremmo in relazione ad un comando, inteso come la legge cui l’uomo deve obbedire, ma si tratta invece dell’insegnamento prezioso dato dal Padre ai figli, frutto dell’amore, che va custodito e messo in pratica con amore per avere la comunione con Lui e la felicità.
Da poco ho comprato il Nuovo Testamento in greco, che già sapevo, da poco studio ebraico, e ogni giorno mi innamoro di più della Bibbia e mi convinco che davvero è lo Spirito che ha operato nella sua stesura.