6 Sulle tue mura, Gerusalemme, ho posto sentinelle; per tutto il giorno e tutta la notte non taceranno mai. Voi, che risvegliate il ricordo del Signore, non concedetevi riposo 7 né a lui date riposo, finché non abbia ristabilito Gerusalemme e ne abbia fatto oggetto di lode sulla terra. 8 Il Signore ha giurato con la sua destra e con il suo braccio potente: «Mai più darò il tuo grano in cibo ai tuoi nemici, mai più gli stranieri berranno il vino per il quale tu hai faticato. 9 No! Coloro che avranno raccolto il grano, lo mangeranno e canteranno inni al Signore, coloro che avranno vendemmiato berranno il vino nei cortili del mio santuario. 10 Passate, passate per le porte, sgombrate la via al popolo, spianate, spianate la strada, liberatela dalle pietre, innalzate un vessillo per i popoli». 11 Ecco ciò che il Signore fa sentire all’estremità della terra: «Dite alla figlia di Sion: “Ecco, arriva il tuo salvatore; ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede”. 12 Li chiameranno “Popolo santo”, “Redenti del Signore”. E tu sarai chiamata Ricercata, “Città non abbandonata”».
Commenti registrati questa mattina, sabato 21-03-2020, nella condivisione c/o le nostre parrocchie:
Omelia dialogata alla Dozza (file mp3)
Omelia dialogata a Sammartini:
Commento Gabriele Maria (file mp3)
Commento Giovanni Battista (file mp3)
Commento Giovanni Nicolini (file mp3)
Commento Francesco (file mp3)
COMMENTO delle Famiglie della Visitazione:
Giovanni: Mi sembra molto interessante l’incontro al versetto sei tra la figura delle sentinelle e l’imposizione a non tacere; da una parte quindi si coglierebbe l’impressione di una vigilanza solo che la vigilanza è che non si può più tacere: la parola deve quasi diventare un grido perché questo annuncio è evidentemente urgente.
Francesco: Interessante anche l’oggetto dell’annuncio che le sentinelle sono chiamate a diffondere senza tacere: è l’annuncio di un riscatto di tutti coloro che lavorano e che si trovano nella condizione lavorativa di non vedere i frutti del loro lavoro e anche di non goderne. Mi ricordo tanti anni fa, più di 40 anni fa, un commento a questo testo di Isaia fatto da Eugenio Melandri, che è un Padre che è andato in cielo pochi mesi fa, proprio della nostra diocesi di Bologna e che commentava il lavoro così come era descritto da Marx, il lavoro alienato, proprio con questo testo di Isaia, dicendo che si tratta di operai che non sanno neanche quale sarà il prodotto finale di ciò che stanno in questo momento lavorando e a maggior ragione non ne godranno.
Giovanni: Dunque non bisogna tacere, c’è una urgenza di questo annuncio e sembra di capire che se non c’è questa
parola pronunciata, proclamata, cantata, il rischio è che l’avvenimento della salvezza non emerga, resti come in attesa e quindi c’è una coincidenza o perlomeno un’enorme vicinanza tra la salvezza di cui abbiamo evidentemente bisogno e l’annuncio di questa salvezza nella storia, che è quello che promuove la storia stessa. Questo annuncio viene espresso al ver. 11 con questa frase: “Dite alla figlia di Sion, Ecco arriva il tuo Salvatore, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo
precede” e “tu sarai chiamata Ricercata, “Città non abbandonata”. Il rapporto tra Parola e storia quindi è fortissimo e accompagna tutta la tradizione biblica, perché con la Parola di Dio è stato creato il mondo. Per noi è prezioso oggi prendere atto di questo: comunicarla dentro agli avvenimenti, che altrimenti restano inspiegati, inspiegabili, e in ogni caso di poco rilievo, perché è solo la Parola che rende significativo quello che noi vediamo e tocchiamo e che avviene in noi.
Dio ti benedica e tu benedici noi. Giovanni e Francesco