25 Queste cose ve le ho dette in modo velato, ma viene l’ora in cui non vi parlerò più in modo velato e apertamente vi parlerò del Padre. 26 In quel giorno chiederete nel mio nome e non vi dico che pregherò il Padre per voi: 27 il Padre stesso infatti vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio. 28 Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre».
29 Gli dicono i suoi discepoli: «Ecco, ora parli apertamente e non più in modo velato. 30 Ora sappiamo che tu sai tutto e non hai bisogno che alcuno t’interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio». 31 Rispose loro Gesù: «Adesso credete? 32 Ecco, viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.
33 Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!».
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Il fascino di questa Parola conclusiva del cap.16 l’avverto soprattutto nella coesistenza di forza e debolezza, di comunione e di solitudine. Anche le cose “dette in modo velato” del ver.25 di per sé sarebbero vie di facilitazione e di comprensione, come è per esempio in Gv.10,6 con l’immagine del pastore e del gregge. Ma ora viene il tempo in cui essi sperimenteranno che Egli parla loro “apertamente e non più in modo velato”(ver.29).
Il cuor della rivelazione è il Padre. Gesù dice al ver.25: “Apertamente vi parlerò del Padre”. La comunione tra i discepoli e Gesù li pone sempre di più nella condizione stessa di Gesù, come figli. Al punto che Gesù non pregherà più il Padre per loro, perché essi stessi pregheranno il Padre nel nome di Gesù, cioè come Gesù stesso prega il Padre, come Figlio. “Il Padre vi ama – dice Gesù – perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio”(ver.27). Sempre di più la relazione tra il Padre e il Figlio diventa anche la relazione tra noi e Dio Padre, relazione che noi riceviamo e viviamo nel nostro rapporto con Gesù.
Tutto questo, però avviene nella debolezza e nella fragilità dei discepoli, che restano povere persone pur nella meraviglia del dono di Dio. La loro sicurezza, che in realtà è presunzione, così come loro esprimono ai vers.29-30, Gesù la corregge severamente con l’annuncio del loro tradimento e della loro dispersione che lo lasceranno solo (vers.31-32). Tutto si compirà solamente per la comunione tra il Padre e il Figlio: “Io non sono solo, perché il Padre è con me”.
Questo intreccio tra dono di Dio e debolezza dell’uomo è il segreto della vera pace dei discepoli, dove questa pace è sempre solo dono della misericordia divina nella persona e nell’opera di Gesù. E l’ultima Parola del capitolo è l’affettuoso incoraggiamento del Signore. Mi sembra meraviglioso questo annuncio che vuole darci pace anche per la nostra debolezza: “Abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni – e questa è la parola che indica anche i nostri peccati! – ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Carissimo Don Giovanni , grazie del commento che mi conforta ed mi esorta nella lectio che faccio anche io tutti i giorni seguendo il calendario biblico così bello e prezioso. Non sono solo dice Gesù anche noi non siamo soli ma sempre il Padre e nel nostro cuore! Qui credo stia la forza interiore di ogni sacerdote in particolare. Gesù sa che I suoi non sono ancora pronti e fedeli fino in fondo eppure li ama lo stesso. Così anche con noi sacerdoti deboli come dici tu ma al tempo stesso forti perché Gesù e al nostro fianco.